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Recensione fumetto | Scheletri di Zerocalcare

09/11/2020 news di Alessandro Gamma

Il fumettista romano torna sulle scene con un romanzo grafico maturo, che mescola ricordi e finzione, noir e riferimenti pop, per raccontare le difficoltà del diventare adulti, provando a fare i conti con la vita

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Da qualche settimana è uscito per BAO Publishing il nuovo romanzo grafico (aka graphic novel aka fumetto) di Zerocalcare (aka Michele Rech), dal titolo Scheletri (288 pagine, 21 euro), che arriva a dodici mesi da La scuola di pizze in faccia del professor Calcare e circa tre anni da Macerie Prime, che – dopo il duro reportage di Kobane Calling del 2016 – lasciava intravvedere l’inizio di un percorso che lo sta portando verso la maturità artistica e personale, che ora viene ulteriormente confermata.

zerocalcare scheletri bao 2020 (3)TRAMA

Diciotto anni, e una bugia ingombrante: Zero ogni mattina dice alla madre che va all’università, ma in realtà passa cinque ore seduto in metropolitana, da capolinea a capolinea. È così che fa la conoscenza di Arloc, un ragazzo un poco più piccolo di lui che ha altri motivi per voler perdere le sue giornate in un vagone della metro B di Roma. Man mano che la loro amicizia si fa più profonda, le ombre nella vita e nella psiche di Arloc si fondono con le tenebre del mondo dello spaccio di droga della periferia romana.

Ambientato – naturalmente – in zona Rebibbia, prende spunto da un inquietante evento davvero capitato all’ormai quasi 37enne Zerocalcare (il ritrovamento di un dito mozzato) e si sviluppa tra ricordi vissuti effettivamente in prima persona ed eventi di finzione (che rimangono comunque al momento ignoti), portandoci agli inizi degli anni 2000, tra situazioni familiari (molto) difficili, crisi esistenziali da ‘sindrome dell’impostore’ e momenti di scioccante efferatezza di strada, il tutto con la consueta abilità dell’autore di raccontare una storia attraverso la quale, ancora una volta, prova a fare i conti col proprio passato e le difficoltà del dover crescere, volenti o nolenti.

Si (sor)ride, si piange, si rimane spiazzati. Zerocalcare riguarda oggi con l’aiuto del distacco dato dal tempo a quei fatti, quegli incontri (e scontri), provando a valutare se lo abbiano – almeno in parte – aiutato a ‘diventare grande’ e ad esorcizzare qualcuna delle sue molte angosce, anche se il suo innato pragmatismo (o pessimismo?) rimane fedelmente e amaramente sempre lì in agguato alle sue spalle, tra un immancabile rimando alla cultura pop e un graffito.

Come si diceva in apertura, Scheletri, probabilmente più vicino alla genuinità di Un polpo alla gola che agli ultimi lavori più ‘schierati’, è un altro tassello nel percorso creativo in evoluzione di Zerocalcare, che saprà più o meno consapevolmente toccare le corde emotive di molti (tutti?) suoi lettori, persone (più facilmente se vicine alla sua stessa età) che scoprono di condividerne porzioni di vita vissuta e/o pensieri e che, magari proprio grazie ai suoi ‘disegnetti’ si sentiranno meno sole.

Tutti preoccupati di avere uno scheletro nell’armadio. Lo teniamo chiuso lì, ci ossessiona come fosse una macchia sulla camicia bianca della nostra vita.

Di seguito un particolare di Arloc, personaggio fondamentale di Scheletri:

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