Voto: 7/10 Titolo originale: 映画 聲の形 , uscita: 17-09-2016. Regista: Naoko Yamada.
La Forma della Voce | La recensione del film animato di Naoko Yamada
22/10/2017 recensione film La forma della voce di William Maga
La regista giapponese affronta temi come la disabilità e la depressione con verosimiglianza e sensibilità rare, in un adattamento animato duro ma vitale
Shoya è un ragazzo delle superiori tormentato da ricordi del suo passato. Quando frequentava le elementari, ha infatti preso di mira una compagna non udente da poco giunta nella sua classe, al punto da costringerla a trasferirsi in un’altra scuola. Ora, cresciuto e pentito per le sue azioni, è afflitto dal senso di colpa e dal disgusto per sé stesso. Nel tentativo quindi di tentare di fare ammenda in qualche modo, decide di provare a rintracciare Shoko, la ragazzina con cui si era comportato in modo così crudele.
La forma della voce (Koe no katachi) di Naoko Yamada (Tamako love story), basato sull’acclamato shōnen A Silent Voice scritto e disegnato da Yoshitoki Ōima (premiato come “miglior manga esordiente” in Giappone nel 2008), prende il là in maniera piuttosto inusuale e audace, in quanto il personaggio principale (e quindi quello con cui tendenzialmente si identificherà lo spettatore) è un bullo. E non uno qualsiasi come spesso si vede nei film, che si accanisce sui compagni cicciottelli o nerd: il fatto che il suo bersaglio sia così vulnerabile lo rende ancora più crudele. Nelle prime sequenze, come pure più avanti, LFDV non si trattiene affatto.
La rappresentazione del bullismo è puntuale e spesso difficile da sostenere. In opposizione, Shoko è dipinta – in tutti i sensi – in maniera così dolce e pura di cuore che è quasi come se Shoya stesse tirando calci a un cucciolo. Onestamente, nemmeno i compagni di classe di Shoya – maschi e femmine – sono molto migliori di lui, unendosi alle angherie o voltando la testa dall’altra parte. È facile quindi capire perché qualcuno potrebbe trovarlo un ostacolo non semplice da superare per affrontare, o proseguire, la visione. Tuttavia, protagonisti perfetti non offrirebbero alcuno spunto su cui lavorare.
Il Shoya più grande è pieno di rammarico e di sensi di colpa per il suo passato, che l’hanno immerso in una depressione profonda. Col tempo, riuscendo a stringere amicizie, prima con un altro disagiato, poi con Shoko e altri compagni di classe, inizierà a trovare una sorta di redenzione. Tuttavia, la pellicola animata non indica affatto questa come una soluzione facile. Ci vuole tempo, e viene presentata in modo credibile. La vita è talvolta disordinata, così come pure le relazioni, e LFDV non si vergogna certo di affermarlo. E non sono soltanto i pessimi comportamenti dei ragazzini a essere denudati, ma anche gli adulti – insegnanti e genitori -, sono raffigurati con tutti i loro pregi e i difetti. Non ci troviamo decisamente di fronte alla classica rappresentazione idealizzata da anime della vita nei licei giapponesi e una tale brutale onestà circa le difficoltà della quotidianità raramente si è vista al cinema.
Un’altra cosa che si vede decisamente poco è un personaggio principale affetto da disabilità. Anche se a volte il modo in cui Shoko viene trattata dai suoi coetanei (e occasionalmente dagli adulti) è sconvolgente, la sua invalidità viene raffigurata in La Forma della Voce con grande sensibilità. Il film mostra infatti una descrizione estremamente dettagliata (e presumibilmente accurata) del linguaggio dei segni giapponese e l’attrice scelta per il doppiaggio di Shoko, Saori Hayami, è artefice di un lavoro impressionante (o almeno sembra così alle orecchie di un occidentale).
Anche la rappresentazione della depressione – tema caro almeno quanto il bullismo in Giappone – è affrontata con note di vera autenticità e senza sconti. In linea inoltre con la storia raccontata è la scelta di non far convergere tutto alla fine in modo ordinato, perché la vita non è affatto così lineare ed è un ulteriore sollievo che il lungometraggio non abbia bisogno di sconfinare in territori troppo romantici per blandire il pubblico. Se è vero che qualche accenno è presente, sarebbe sembrato senza dubbio oltremodo forzato e facile da perseguire il tipico finale tutto cuoricini e sentimentalismo da cartolina in pieno stile hollywoodiano. Ma qui siamo in Giappone, forse l’unico paese al mondo dove si possono produrre opere del genere.
Dal punto di vista tecnico, il film è semplicemente incredibile. La Kyoto Animation è conosciuta per le animazioni estremamente piacevoli allo sguardo e con un budget rispettabile a disposizione con cui giocare, state pur sicuri che il risultato non vi deluderà. L’occhio della Yamada per piccoli dettagli è di quelli che ha pochi pari nel settore, in Giappone o altrove. Si vedono sottili tocchi disegnati che molti studi di animazione considererebbero inutili, ma che aggiungono ancor più credibilità ai personaggi. La regista crea anche scene estremamente cinematografiche, giocando con elementi come la messa a fuoco che raramente vengono toccati nell’animazione 2D. Viene fatto ricorso poi a un lavoro creativo della mdp, che regala alla pellicola alcune angolazioni di ripresa probabilmente mai viste prima (inclusa una sequenza “girata” su iPad), oltre a un uso delle luci e dell’illuminazione tra i più straordinari mai mostrati nel genere.
A stridere un po’ sono però proprio i character design, piuttosto convenzionali e per questo in netto contrasto con il modo decisamente ‘non-anime’ in cui i protagonisti agiscono e con la loro visione ben poco rosea della vita. Rimandano alle classiche estati adolescenziali prefette e memorabili, quasi da sogno, ma non è affatto ciò che viene raccontato.
In conclusione, se si riesce a superare l’approccio iniziale con un protagonista tanto profondamente sgradevole e i ritmi abbastanza languidi non spaventano (130 minuti complessivi), allora LFDV sarà un’esperienza estremamente gratificante. L’animazione mozzafiato e la narrazione ricca e matura assicurano che questo sarà un film che non dimenticherete tanto in fretta, per molte ragioni. Con questo film, la Yamada indubbiamente si è ritagliata uno spazio importante tra le voci più eccitanti oggi al lavoro nell’animazione. Non resta che vedere se riuscirà a ripetersi.
Di seguito il trailer italiano di La Forma della Voce, che sarà nei cinema solo per le giornate del 24 e 25 ottobre:
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