Il nuovo film della coppia francese è una funambolica aggressione visiva, inondata di sangue e proiettili, degna di un Antonioni sotto acidi
Manierista e visionario, in Laissez bronzer les cadavres (Let The Corpses Tan) i registi Hélène Cattet e Bruno Forzani hanno superato sé stessi, affascinando lo spettatore con un’ermetica silloge di immagini e musiche, che rendono omaggio al western, ma lo astraggono da ogni narratività.
Nella soleggiata e arida landa còrsa vive, in un un piccolo borgo in rovina, Luce (Elina Löwensohn), artista anarcoide ed eccentrica di cinquant’anni, con l’ex-amante Max Bernier (Marc Barbé), uno scrittore alcolista e con l’attuale amante, l’avvocato Brisorgueil (Michelangelo Marchese); li raggiungono nella magione isolata gli amici di quest’ultimo, un gruppo di latitanti composto da Rhino (Stéphane Ferrara) e da due suoi compari. I tre decidono di svaligiare un vagone portavaluta e rubare un grosso carico d’oro, 250 chili per l’esattezza, e che sulla via della fuga incrociano e caricano la moglie di Rhino (Dorylia Calmel) in cerca del marito, il figlio (Bamba Forzani Ndiaye) e una ragazza (Marine Sainsily) che li accompagna. Subito dopo, due poliziotti, sulle tracce dei lingotti, arrivano nel covo dei malviventi e dei loro ospiti, dove subito si scatena un’infinita sparatoria.
Da una parte allora, come avvenne per l’altrettanto enigmatico Amer del 2009, buona parte delle scelte estetiche risultano una filiazione diretta della cinefilia dei due autori. Immediato è anzitutto il richiamo agli spaghetti western, nelle terre brulle e desolate spazzate dal vento, che emergono ancor più nelle visionarie regressioni con protagonista una divina Antropometrie ricoperta d’oro, figura allegorica che rimanda all’avidità dei rapinatori, alla fame incontenibile del metallo prezioso. Ne richiamano i caratteri formali più iconici, anche i primissimi piani degli occhi, degni dei classici di Sergio Leone, nonché le musiche di Ennio Morricone (riconoscibilissimo è il theme di Chi l’ha vista morire? di Aldo Lado).
Ad esempio, una donna legata senza vesti con delle corde riporta alla mente una sequenza di Bella di giorno in cui Catherine Deneuve immaginava in una fantasia masochistica che il marito e un amico le gettassero addosso del letame; al posto dello sterco in Laissez bronzer les cadavres viene lanciata però polvere dorata. In ultimo, in questa estrema stratificazione di riferimenti estetici, non può mancare il polar francese alla Quando il sole scotta di Georges Lautner, ripreso nella sofisticata ostentazione di nudi in un afflato voyeuristico, nei panorami in campo lungo desolanti e aridi, nel tema musicale, nelle plurime incursioni in una feroce controcultura e in ultimo nella tragica degenerazione degli eventi.
In definitiva, Laissez bronzer les cadavres è un viaggio immersivo e sfrenato in un susseguirsi travolgente di schegge visive e sonore, fatto di carne, sangue, oro e proiettili; assoluto come videoarte, costituisce l’apice più alto dell’autoriale citazionismo estetizzante della coppia Cattet e Forzani.
Di seguito trovate il trailer originale: