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Recensione libro + intervista: Aaron Sorkin. Il potere della parola di Umberto Mentana

04/09/2024 news di Sabrina Crivelli

Un saggio che approfondisce la sfaccettata e pluridecennale carriera dello scrittore americano

Aaron Sorkin. Il potere della parola mentana

Poliedrico e geniale, Aaron Sorkin ha uno stile unico e inconfondibile. Dal grande al piccolo schermo, passando per il teatro, il suo storytellig audace e sfaccettato si poggia sul relativismo dei punti di vista, capace di affrontare la innegabile complessità del mondo contemporaneo senza preconcetti ideologici.

La scelta di temi spinosi è innegabile: lo confermano le questioni di discriminazione e giustizia esplorate, ad esempio, in Codice d’onore o Il processo ai Chicago 7, o la sagace riflessione politica in The West Wing o La guerra di Charlie Wilson, o ancora la disamina dei vecchi e nuovi media in The Newsroom, The Social Network e Steve Jobs.

Tuttavia, il variegato corpus delle sue opere rifugge ogni possibile accusa di ideologismo liberale. La vera forza di Aaron Sorkin sta infatti nel problematizzare ogni aspetto della società liquida in cui viviamo, svelandone la mancanza di riferimenti chiari e stabili. Per farlo, ogni sua storia, è illuminata attraverso una silloge di punti di vista opposti, ciascuno egualmente rispettato, il cui contrasto è reso attraverso un serrato scambi di dialoghi pungenti. Lungi dal fornire facili soluzioni, viene invece così suscitata una proficua riflessione nello spettatore.

La intrinseca trasversalità del suo approccio all’audiovisivo – e più in generale alla narrazione di grandi storie, e la sua capacità di farsi espressione dei dilemmi della contemporaneità, rendono questo poliedrico storyteller un affascinante soggetto di studio e di analisi. Aaron Sorkin. Il potere della parola di Umberto Mentana, edito da Falsopiano (€20,00, 233 pp.) si avventura nella non semplice esplorazione delle sue opere con un approccio tematico ed erratico, riflettendone così la natura ibrida.

Questo metodo ha altresì il pregio di tradurre e dar maggior rilievo al generale cambiamento in termini di contaminazione e fruizione che caratterizza il post-moderno. Allo stesso tempo, però, non manca in questo volume il necessario livello di approfondimento.

sorkin oscarDifatti, nei diversi capitoli troviamo acute riflessioni teoriche e analisi dettagliate dei suoi principali lavori, e il testo è disseminato di intriganti parentesi aneddotiche, facendone un volume di estremo interesse, non solo per i cultori di Aaron Sorkin, ma anche per chiunque voglia meglio comprendere le nuove dinamiche vigenti nel cinema e nella serialità televisiva oggi.

Come è nato “Aaron Sorkin. Il potere della parola” e che cosa ne ha ispirato la stesura?

Il progetto ha preso il via addirittura quattro anni fa per Edizioni Falsopiano che immediatamente hanno aderito entusiasti alla mia proposta, dopo la pubblicazione del mio libro su Tom Ford!  (Nonostante nel frattempo ho pubblicato altri lavori per Edizioni Bietti, Weird Book e il/la graphic novel per La Ruota Edizioni). Non ho una risposta precisa su cosa nello specifico ha ispirato la stesura ma di sicuro sono sempre stato affascinato dal “rapid-fire”, del “walk-and-talk”, modi di fare e firme presentissime nei lavori di Aaron Sorkin.

Poi, sicuramente ha influito anche una riflessione a monte, ossia si dedica ancora troppo poco spazio alla figura e al lavoro degli sceneggiatori all’interno dell’editoria. Loro che sono i veri architetti delle storie che vediamo sullo schermo e credo che Sorkin sia il modello adatto per dar lustro e importanza ad un mestiere, quello del narratore, che oggi come mai è centralissimo.

Basti pensare al ruolo degli showrunner e delle writing room di una serie tv. Come dice il mio professore americano Neil Landau: “Television is a writer-driven medium” mentre il regista nella serialità è più un ospite che un vero e proprio “proprietario”. E in un universo mediatico dominato dalla serializzazione e dalla serialità delle storie perché non dedicare spazio nelle librerie a chi realmente queste storie le crea e le scrive? Naturalmente Sorkin è anche altro, è l’emblema dell’autore “multitasking”, come l’ho definito dell’introduzione, che passa molto facilmente dalla Televisione al Cinema, al Teatro, dalla sceneggiatura alla regia e così via.

Come mai è importante approfondire il corpus di questo geniale sceneggiatore, produttore e regista?

Innanzitutto perché viviamo in tempi bui e i film, le serie televisive, le opere teatrali di Aaron Sorkin sono nutrite da un’incrollabile fede
nell’umanità, una fede per un mondo ideale dove ognuno è portato e vuole fare la cosa giusta. Sì, molto probabilmente alcuni storceranno il naso e diranno che c’è troppa “fiaba” in questo ma c’è bisogno di ottimismo e di speranza.

Come ha ribadito in alcune interviste quando The West Wing era in programmazione:  “I’m not so much interested in the difference between good and evil, between bad and good. I’m for the difference between good and great.”, quindi da questa dichiarazione di intenti puoi trarne le dovute considerazioni.

Vale la pena di lottare per il bene che c’è in questo mondo, o almeno far comprendere tramite le opere di questo insuperabile storyteller che tutti noi possiamo fare una scelta democratica e giusta. Poi, ovviamente i suoi ritratti. Sorkin è sempre stato ed è ovviamente tuttora capace di cercare una voce indimenticabile e propria dei suoi numerosissimi personaggi, super intelligenti, capaci, istruiti al massimo grado e che sono sempre tormentati da dubbi: solitamente sono sempre di fronte alla scelta tra vita relazionale e vita professionale, ovviamente perderanno e conquisteranno qualcosa lasciando una delle due cose indietro rispetto all’altra. Pensiamo il suo Steve Jobs o il suo Mark Zuckerberg in The Social Network, tormentato dal rimpianto.

Aaron Sorkin e Jesse EisenbergDa qui si innesta il motore dell’Intention and Obstacle, la dialettica base di ogni storia che Aaron Sorkin racconta. E la cosa più bella è che i suoi personaggi non sono nella maniera più assoluta dei super eroi, sono delle persone normalissime, forse ricoprono dei ruoli di prestigio, istituzionali o pubblici, ma solo perché hanno guadagnato quei ruoli con il sacrificio e con lo studio. I personaggi sorkiniani sono dei “workers”, nella maniera più ideale del termine. Potrei continuare ma vi consiglio di leggere il libro!

Come si colloca questo volume nel panorama editoriale italiano e quali pensi possano essere i possibili lettori del tuo saggio?

Voglio subito specificare che a parte questo mio saggio non ci sono altri libri pubblicati in Italia su Mr. Sorkin, quindi questo long-seller rimane ad oggi l’unica e sola pubblicazione sul corpus delle sue opere e sul viaggio della sua Arte e della sua vita.

Per chi ha amato The West Wing, il monumentale The Social Network ma anche le sue ultime opere per le quali Aaron Sorkin ha ricoperto non solo il ruolo di sceneggiatore ma anche di regista come Molly’s Game, The Trial of the Chicago 7, Being the Ricardos, è un libro che approfondisce numerosissimi aspetti – non solo tecnicismi – delle opere in questione.

Ci tengo a precisare, poi, che questo libro è sì un testo che parla di Aaron Sorkin ma come ho già evidenziato in altre sedi si muove non per Case Studies quindi analizzando film dopo film, serie televisiva dopo serie televisiva, ecc…ma prende un certo tema sorkiniano, come ad esempio l’importanza del Dialogo oppure il ruolo dell’Istruzione e va ad approfondire la questione. Ma da Sorkin si va a ritroso, nel libro si parla di Shakespeare, del Teatro Greco, di Sherlock Holmes, di Frank Capra, della Hollywood classica, di Robert Altman e tanta tanta altra carne al fuoco.

Inoltre, la cosa che mi fa più onore riguardo alla pubblicazione di questo testo è il contributo del mio docente americano Prof. Neil Landau (University of Georgia – UCLA TFT Los Angeles), nonché produttore, sceneggiatore, showrunner. La sua è una voce importante, per di più è una voce anch’essa americana e quale miglior prefazione può esserci per un libro su Aaron Sorkin?

La sua prefazione si intitola Aaron Sorkin Can Handle the Truth, il titolo è ovviamente un tributo alla battuta di dialogo forse più celebre scritta da Sorkin, ossia quella che pronuncia Jack Nicholson in A Few Good Men (Codice d’onore, 1992), e vi invito a leggere il testo del prof. Landau perché è davvero prezioso. Anche in queste vostre pagine non posso fare a meno di ringraziare per l’ennesima volta il prof. Neil Landau per questo contributo e per la sua amicizia nei miei confronti!

sorkin kidman set filmConcludendo, in un panorama editoriale dominato quasi esclusivamente da monografie su registi/e e attori/attrici credo sia vitale che si dia rilievo a chi queste storie, prima che vengono messe in scena, le concretizza su carta e che arrivano da chissà dove; soprattutto in virtù anche degli ultimi, lunghissimi e tenaci scioperi dei sindacati degli sceneggiatori e dall’impegno anche in Italia da realtà come quella del WGI (Writing Guild Italia). 

Ho cercato di spiegare nel libro inoltre anche i meccanismi della scrittura per immagini, poiché essendo io sia docente che sceneggiatore, ho improntato il volume anche come una sorta di manuale di sceneggiatura secondo Aaron Sorkin e pertanto mi auguro che il libro arrivi non solo ai ‘soliti’ lettori di saggi di settore ma pure a chi vuole imparare a raccontare delle storie, imparando da uno dei maestri più grandi!

Naturalmente Il Potere della Parola è l’importanza del comunicare, del sentirsi vivi, di istruire, di restituire valori, di come il dialogare democratico sia l’arma più convincente, anche più della spada. E perciò questo libro vuole essere speranza di ricostruzione, vuole essere una idea di come dovrebbe comportarsi anche e soprattutto la politica, perché Sorkin è un autore politico nel senso più alto del termine (a proposito: The West Wing ha appena compiuto i suoi primi venticinque anni e dovrebbe essere d’obbligo mostrarlo a tutti coloro che hanno a che fare con la Politica!), fare in modo che l’Educazione alla Cultura ci abbracci democraticamente utilizzando la fonte in assoluto più primordiale, ovvero la Parola.