Titolo originale: The Evil That Men Do , uscita: 14-03-1984. Budget: $4,600,000. Regista: J. Lee Thompson.
Recensione story | Professione Giustiziere di J. Lee Thompson
22/01/2021 recensione film Professione giustiziere di Marco Tedesco
Nel 1984, Charles Bronson e Joseph Maher erano i protagonisti di un tipico revenge movie spruzzato però di progressismo
Stanco di sentirsi dare de fascista in servizio effettivo, il ‘giustiziere’ Charles Bronson nel 1984 cambiava città e ‘filosofia’ di vita. Se nel coevo 10 minuti a mezzanotte il baffuto vigilante dallo sguardo Impassibile e dalla pistola facile rincorreva un giovanotto psicopatico e stupratore per le vie di Los Angeles, in Professione Giustiziere (The Evil That Men Do) – ispirato a un romanzo del 1978 scritto da R. Lance Hill – lo ritroviamo, all’inizio del film, a godersi il sole e il silenzio nell’Isola dei Caimani. Insomma, il killer per eccellenza del cinema americano di serie B (?) pare andato in pensione: va a dormire al tramonto dopo aver letto un buon libro (ce lo vedete?), parla col suo amico delfino Quasimodo, contempla la natura incontaminata e, da buon eremita, non tiene in casa neanche un’erma. “Dove vivo ora non servono soldi”, ama ripetere.
A strapparlo al meritato ‘riposo del guerriero’ ci penserà però il saggio professore Hector Lomelin (José Ferrer), il quale gli si presenta un giorno con del materiale documentario incandescente (testimonianze di torturati). Bisogna far fuori a ogni costo un aguzzino al soldo del tiranni fascisti del Sudamerica, chiamato ‘il Dottore’ (Joseph Maher) per la sua razionale crudeltà medica, che ha massacrato e mutilato migliaia di cittadini democratici. Holland (Bronson) è incerto se stipulare o no quest’ennesimo ‘contratto per uccidere’, ma quando Lomelin lo informa che un suo amico giornalista è stato orrendamente eliminato con le scariche elettriche in una ‘lezione pratica di tortura’ tenuta di fronte a una platea di squadroni della morte, non avrà più dubbi. Per ‘il Dottore’ è cominciato inesorabilmente il conto alla rovescia.
Bizzarro e furbesco incrocio tra generi cinematografici diversi, Professione Giustiziere sembra pensato apposta per ridare una verginità ‘democratica’ al personaggio portato almeno quindici volte sugli schermi da Charles Bronson prima di allora. Ecco perché si ispira a film ben più coraggiosi e politicamente importanti, come L’americano, Missing e Sotto tiro, che avevano svelato in varie riprese l’entità e i meccanismi del sostegno statunitense alle dittature militari del Sudamerica. Non a caso, uno dei gorilla del ‘Dottore’ può permettersi di urlare in faccia a un addetto dell’ambasciata americana del Guatemala: “Si ricordi, lei è qui per fare il cane da guardia degli Stati Uniti!”.
Solo che, al cinema, non basta invertire l’ordine degli addendi per realizzare un buon film. E così, anche se schierato per una volta dalla parte ‘buona’, Charles Bronson resta sempre lui, un mascherone truce ormai quasi sessantenne che replica stancamente i gesti e le espressioni che lo hanno reso famoso. Qui è solo più pensoso, come tutti gli ‘eroi’ crepuscolari che tornano in missione (in genere è sempre l’ultima) dopo aver deciso di ritirarsi. Tranquilli, comunque. Per spianare la strada a un eventuale seguito (che non sarebbe mai arrivato), l’esperto regista J. Lee Thompson (I cannoni di Navarone, Il promontorio della paura) decide che – naturalmente – non è ancora giunto il momento di far morire, cinematograficamente, Charles Bronson. E infatti, al termine di un estenuante e polveroso inseguimento alla Getaway! (il ‘giustiziere’ è spalleggiato dalla graziosa moglie del giornalista ucciso, Theresa Saldana) nel deserto del Guatemala, la trappola mortale scatta: e il perfido ‘Dottore’ trova la giusta punizione in miniera, per mano di quello stesso popolo che ha umiliato e torturato per anni.
Prodotto dalla moglie del protagonista, Jill Ireland, e girato interamente in Messico con un budget di circa 4.5 milioni di dollari (ne incasserà quasi 15 in patria) e una troupe mista (si risparmia parecchio e i paesaggi funzionano bene …), Professione Giustiziere è in sostanza un modesto film d’avventura che annusava rozzamente l’aria (politica) che tirava in America nei primi anni ’80. Difficile comunque che qualcuno pensasse convintamente che la curiosa riverniciatura ‘progressista’ sarebbe servita a qualcosa. Il pubblico di Charles Bronson (come pensarono subito i titolisti italiani del resto …) solitamente se ne infischiava infatti del ‘contesto’, aspettando soltanto che i colpi di pistola rimbombassero nella notte, magari per sottolineare con un applauso l’ennesima vendetta consumata dal cittadino che si fa giustizia da solo, mentre l’Occidente va a rotoli.
Di seguito il trailer internazionale di Professione Giustiziere:
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