Voto: 6/10 Titolo originale: Snakes on a Plane , uscita: 17-08-2006. Budget: $33,000,000. Regista: David R. Ellis.
Recensione story: Snakes on a Plane di David Ellis (2006)
13/04/2022 recensione film Snakes on a Plane di Marco Tedesco
Samuel L. Jackson e Juliana Margulies sono i protagonisti di una produzione assurda, in bilico tra mainstream e B-movie
Durante il tour promozionale ai tempi dell’uscita, nel 2006, Samuel L. Jackson stesso dichiarò ufficialmente che Snakes on a Plane non fosse un film ‘per i critici’ cinematografici. E su questo aveva certo ragione. Il problema è che non era adatto nemmeno a molte altre tipologie di spettatori, tra cui si potrebbero distinguere coloro che si divertano a prendere in giro i brutti film (in altre parole, il pubblico medio di Mystery Science Theater 3000). Il più delle volte, quando uno studio hollywoodiano decide di nascondere un certo titolo alla stampa, lo fa in sordina.
Con Snakes on a Plane, la New Line Cinema al contrario ne strombazzò ai quattro venti l’imminente arrivo nelle sale, usando frasi di lancio del tipo: “Vogliamo che i fan lo vedano per primi!“. Traduzione: non vogliamo che nessuna anticipazione negativa rovini un grande giorno di apertura al box office. A conti fatti, una preoccupazione inutile. Per quanto i critici possano sputare bile nelle recensioni, generalmente poi non fa la minima differenza in termini di ‘spostamento di incassi’. Oltretutto, Snakes on a Plane era (è) a prova di proiettile. Il regista David Ellis ha diretto a tutti gli effetti il film per cui venne assunto, senza possibilità di fraintendimenti.
Non si può negare che ci sia da divertirsi guardando Snakes on a Plane. E con un titolo del genere, come potrebbe essere altrimenti? Gli effetti speciali sono adeguatamente (e volutamente) scadenti, la recitazione è decisamente sopra le righe, e ci sono alcuni grandi momenti da commediaccia di bassa lega (un esempio: immaginatevi dove meno vi piacerebbe essere morsi da un serpente, e qualcuno viene morso proprio lì …).
Si potrebbe anche sostenere che è il pubblico a fare il film. Quasi certamente Snakes on a Plane – che costò 33 milioni di dollari, tutt’altro che un budget da B-movie) apparirà a tutti terribilmente patetico se visto in un cinema vuoto o sulla TV di casa da solo. Una certa quantità di baccano e di baldoria è quasi un prerequisito per affrontarlo adeguatamente.
Sfortunatamente, un concept dovrebbe prestarsi a sviluppi vari ed eventuali, ed è qui che Snakes on a Plane inciampa. Ok, abbiamo un aereo di linea. Abbiamo dei serpenti. E adesso? A metà film, le idee sono praticamente già esaurite (e questo tenendo conto che i primi 25 minuti rappresentano il preambolo). Quindi si opta per il riciclaggio.
Così, Snakes on a Plane ripete le stesse cose nella seconda metà. I serpenti attaccano. La gente li respinge. Dopo un po’, diventa ripetitivo. La durata complessiva non è enorme – circa 100 minuti – ma resta comunque circa il doppio di quanto il materiale in sceneggiatura giustifichi.
Samuel L. Jackson è in ottima forma, cazzuto come sempre, tra momenti di discorsi ‘altisonanti’ e momenti badass, e riesce ovviamente anche a pronunciare la battuta più memorabile (per la cronaca: “Quando è troppo è troppo, non ne posso più di questi fottuti serpenti in questo fottutissimo aereo!”). C’è varietà nei modi con cui elimina i suoi sibilanti avversari: per folgorazione, con l’estintore, con la fiamma ossidrica, per schiacciamento e con un colpo di pistola. Ma mai urla, “Muori, figlio di puttana!”, il che è un peccato, perché sarebbe proprio il tipo di esternazione cliché che ci starebbe bene.
L’attore interpreta l’agente dell’FBI Neville Flynn, che sta trasportando il testimone federale Sean Jones (Nathan Phillips) da Honolulu a Los Angeles in modo che possa testimoniare contro un potente mafioso. Il mafioso vuole naturalmente Sean morto, così fa quello che ogni criminale che si rispetti farebbe: infila centinaia di serpenti velenosi a bordo dell’aereo e li fa liberare dalle loro casse a 30.000 piedi di altezza.
Ci sono più personaggi secondari di quanti se ne possano contare sulle dita di due mani, ma sono tutti classici stereotipi da film catastrofico tratteggiati in modo sottilissimo. Ci aspettiamo quasi che compaiano anche Shelly Winters e George Kennedy (gli unici personaggi non interpretati da Samuel L. Jackson che lasciano un’impressione sono le assistenti di volo Claire – Juliana Margulies – e Tiffany – Sunny Mabry – e il tizio ossessionato dai videogiochi Troy – Kenan Thompson. Un qualsiasi rettile in scena ha più personalità della sposina spaventata o della star del rap germofoba. E quando si tratta di animali non rettiliani a bordo dell’aereo, i serpenti non disdegnano di attaccare gatti e cani.
All’epoca venne ampiamente riferito che ci furono cinque giorni di riprese aggiuntive / sostitutive nel tentativo di garantire contenuti che avrebbero spostato la classificazione finale di Snakes on a Plane dal blando PG-13 a R. Questa decisione ha portato a qualche imprecazione extra, molti più morsi di serpenti e alcuni seni nudi. Il materiale risultante è stato però montato in modo piuttosto maldestro, tanto che non ci vuole poca immaginazione a intercettare gli aggiustamenti in corsa.
Inoltre, i produttori di Snakes on a Plane hanno spesso sottolineato come per le riprese vennero usati anche molti serpenti veri (presumibilmente più di 400), ma i primi piani sui rettili esaltano così palesemente la presenza di effetti speciali poverelli che nessuno potrebbe mai farsi venire un dubbio in merito.
In una certa misura, Snakes on a Plane ricorda Arac Attack – Mostri a otto zampe del 2002. Possiedono infatti lo stesso tipo di sensibilità horror comica, da non prendere mai sul serio. E nessuno dei due regge – ovviamente – il confronto con il migliore del sottogenere, Tremors, capace di offrire salutari dosi di paura e di risate.
La New Line Cinema avrebbe voluto farci credere che Snakes on a Plane sarebbe diventato in qualche modo un “fenomeno culturale”. Un titolo di serie B prodotto da una Major. Ma questa definizione non è accurata. Sarebbe stato meglio usare un più classico “film di culto”, a indicare che un piccolo gruppo selezionato di persone lo avrebbe adorato, mentre la maggior parte degli spettatori non ne sarebbe rimasta a lungo impressionata.
Di seguito trovate il full trailer di Snakes on a Plane:
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