Voto: 6/10 Titolo originale: The Black Room , uscita: 28-04-2017. Regista: Rolfe Kanefsky.
The Black Room: la recensione del film horror di Rolfe Kanefsky
10/05/2017 recensione film The Black Room di Sabrina Crivelli
Nella grottesca e sexy horror comedy, Natasha Henstridge è insidiata da un demone libidinoso, tra gore e nudità assortite
Peculiare parodia sexy di una casa stregata con un demone libidinoso, The Black Room di Rolfe Kanefsky (Dead Scared, Nightmare Man) non è indubbiamente una di quelle pellicole che ricercano un palpabile senso orrorifico, ma il suo tono scanzonato potrebbe risultare comunque godibile per un pubblico in cerca di un horror senza pretese e declinato allo scurrilmente erotico.
L’ambientazione, la casa stregata appunto, viene infatti inizialmente presentata attraverso piuttosto consolidate convenzioni visive. La magione viene inquadrata dall’esterno, ricorda la minacciosa estetica alla Amityville Possession di Damiano Damiani: è notte, giusto per caricare ulteriormente l’atmosfera sinistra, e la camera si avvicina per ispezionare la facciata del luogo funesto, si addentra all’interno, nelle camere e nei corridoi vuoti, spia due donne assopite, poi scende nel seminterrato, una porta di legno scricchiola rumorosamente, qualcosa sta cercando di uscire, un tubo sibila, l’insieme induce a pensare a un crescendo di terrore.
Poi, con una repentina rottura, il tono cambia di netto, dal tubo esce un conglomerato vaporoso piuttosto posticcio che inizia ad aggirarsi, indisponendo così la sensitiva Miss Black, la dormiente più anziana incarnata da Lin Shaye, che già ha familiarità con gli spiriti maligni visto la sua reiterata presenza nella saga di Sinister e che in parte riprende quel ruolo, anche se il mood è ben differente.
La vecchia inizia a blaterare da sola, contro una qualche presenza, la nipote intanto viene insidiata carnalmente in un grottesco climax, e finalmente si svela anche la vera natura anche del film di Kanefsky: una sorta di Scary Movie meno citazionista e più marcatamente truculento e lascivo.
Epicentro della narrazione è difatti un’entità farsesca, il demone della lussuria che abita la casa e presidia la misteriosa stanza del titolo, nonché lo scaldabagno spiritato nei sotterranei. Il suddetto riesce ad acquisire un corpo umano, quello del prestante Paul (Lukas Hassel), appena trasferitosi con la moglie Jennifer (Natasha Henstridge) nella villa indemoniata, dando così vita a una sequela di scenette comiche che ironizzano sui cliché del cinema del terrore.
L’irriverenza verso alcuni elementi tipici è palesata sin dall’inizio in maniera manifesta, quasi a proclamo d’intenti, quando, scovata per caso dalla coppia una tavola per sedute spiritiche, asserito “sappiamo cosa farne”, segue uno stacco, poi è ripreso Paul mentre la butta nella spazzatura. Il medesimo approccio è applicato a tutto il materiale di genere, tra sequenze con festini di hippy, che si tramutano in evocazioni, per degenerare dopo poco in carneficine sovrannaturali, al momento in cui la forza oscura si insedia nel suo ospite, tra una pirotecnica esplosione di fulmini rossastri realizzati in pieno stile b-movie.
A ciò si somma la componente osé, tratto distintivo della produzione del regista, che ha già proposto film come Sex Files: Alien Erotica e Adventures Into the Woods: A Sexy Musical, tra nudità reiterate, seni che vengono spostati per dispetto sulla schiena e cameriere titillate a distanza dal perverso demone, con il solo immergere – certo evocativo – del dito in una tazzina di caffè.
Lo humor non è dei più raffinati, anzi si ferma a un passo dal nonsense pornografico con scene, come quella in cui la Henstridge si struscia sulla lavatrice in cerca di piacere carnale, insoddisfatta dalle prestazioni del coniuge e ispirata dallo spirito, che avranno messo certo alla prova l’attrice e le sue abilità recitative in situazioni limite.
Marcatamente trash, e non cerca sicuramente di nasconderlo, a condire il tutto c’è una buona dose di sangue, che si fonde ovviamente con il lascivo. Demenziale tanto da rasentare il geniale, si assiste a una mascella letteralmente spappolata durante la fornicazione, i cui lembi insanguinati restano penzolanti, o un amplesso nel mezzo del quale ad uno dei partecipanti viene sfondata la testa con il portello della lavatrice, senza ovviamente fermare la “cavalcata”. Infine, quasi nidiata xenomorfa declinata a utero demoniaco, accattivante è il costrutto sanguinolento e organico che risucchia le energie sessuali di un gruppo di prescelte vittime per nutrire l’infausto nascituro attraverso più cordoni ombelicali; gli effetti pratici e il make-up non sono per nulla male.
Constatato ciò, non si può certo asserire che The Black Room – da poco inserito nel catalogo di Netflix – sia un capolavoro della cinematografia del terrore, o che abbia anche solo uno sviluppo sensato e studiato, ma di certo questo non era l’obiettivo ultimo del regista, che ne ha anche steso la sceneggiatura, avendo così pieno controllo sull’opera.
Altresì, non sono vi è uno sviluppo curato delle psicologie dei personaggi o dell’atmosfera, ma la pellicola ancora una volta mira ad altro, ovvero a realizzare una sexy horror comedy, che prenda in giro i suoi predecessori che si prendono più sul serio, senza particolare attenzione nella resa, ma con qualche buona trovata qua e là, con un tocco erotico e dettagli truculenti che non possiamo che apprezzare. In conclusione è un b-movie e deve essere giudicato in quanto tale, superiori aspettative porteranno solo a sonore delusioni …
Di seguito il trailer di The Black Room:
© Riproduzione riservata