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Voto: 5/10 Titolo originale: The Last Sharknado: It's About Time , uscita: 19-08-2018. Budget: $3,000,000. Regista: Anthony C. Ferrante.

The Last Sharknado – It’s About Time | La recensione del film di Anthony C. Ferrante

22/08/2018 recensione film di William Maga

Ian Ziering e Tara Reid si congedano dopo 5 anni con un ultimo capitolo stanco e ben poco ispirato, capace di sprecare anche i pochi lampi in canna

sharknado 6 last film

Sharknado, la ugualmente sciocca e geniale saga ideata cinque anni fa da Thunder Levin e dalla Asylum, oggi è ben lontano dallo status di curioso cult raggiunto all’uscita del primo capitolo, quando sconvolse in poco tempo il popolo dei social media. E se dodici mesi fa Sharknado 5: Global Swarming aveva a sorpresa rinvigorito il franchise (la recensione), iniettando nuova energia e ulteriore auto-consapevolezza per le assurdità che metteva in scena, purtroppo The Last Sharknado – It’s About Time (o Sharknado 6) fa un enorme passo indietro, dando sostanzialmente ragione a tutti quelli che si meravigliavano che si fosse arrivati al sesto film. Funziona a intermittenza e il risultato è frustrante, un’occasione sprecata di dare il folle, ma piacevole, finale che i coriacei fan avrebbero voluto vedere.

I presagi nefasti sono chiari già nei primi 30 secondi della pellicola diretta ancora una volta da Anthony C. Ferrante, quando veniamo trasportati indietro nel tempo fino all’era preistorica, ma soltanto il leggendario Fin (il sempre convintissimo Ian Ziering) effettua il ‘salto’. La promessa finale di Global Swarming di vedere qui Dolph Lundgren tirare pugni e/o sparare agli squali in giro per il tempo al fianco dello storico protagonista si rivela pertanto dolorosamente una mera illusione, solo vagamente giustificata. In compenso Fin si ricongiunge alla moglie / robot April (Tara Reid) e alla sventratrice di squali e barman Nova (Cassie Scerbo), con l’ensemble che si arricchisce di un paio di facce familiari grazie alla resurrezione di Bryan (Judah Friedlander) e Skye (Vivica A. Fox), spariti in Sharknado 2 – A volte ripiovono.

La pigrissima scusante del “stiamo parlando di viaggi nel tempo, non fatevi troppe domande” è dominante, ma nonostante l’apparentemente interessante idea di fermare il primo sharknado della storia per cambiare il futuro, The Last Sharknado – It’s About Time risolve la questione nei primi dieci minuti, per poi cambiare marcia e sostanzialmente dedicarsi solo alla ricerca di Gil, il figlio perduto di Fin e April.

Lo sceneggiatore Scotty Mullen non va oltre il compitino minimo, sbalzando gli eroi dal Medioevo alla Guerra d’indipendenza americana, fino al selvaggio West, con poche spiegazioni o giustificazioni sul perché ci sia in atto un tornado di squali in ciascuna di queste epoche e luoghi (ah, non c’è traccia dell’Arca di Noè e compare solo un nazista, allungando la fila delle menzogne promozionali …). Un approccio deludente da seguire, con eventi estremamente routinari: i personaggi appaiono in una nuova location, incrociano un paio di figure storiche, si cambiano i costumi di scena, affrontano uno sharknado, ricominciano daccapo.

Le battute e i giochi di parole – sapientemente orrendi – sono a corto di finta gravitas quando serve (e quando la più ispirata è “Avrò bisogno di una motosega più grande” la dice lunga …) e persino gli impossibili uragani appaiono stanchi, anche maciullando qualche personaggio storico al loro passaggio e acquisendo la capacità di sputare fuoco, restando tuttavia principalmente sullo sfondo finchè non arriva il momento di farli saltare in aria.

L’assenza di Dolph Lundgren palesa un altro grosso problema, ovvero l’assenza di camei ‘importanti’. Nel bene o nel male, i precedenti capitoli potevano almeno contare su nomi di serie B (che peraltro facevano a gara per comparire), ma qui si scende tra i dilettanti, dove sguazzano Gilbert Gottfried e Darrell Hammond (l’unica eccezione degna di nota è Tori Spelling, che ricorda ovviamente con una battuta i tempi della serie Beverly Hills 90210 al fianco di Ian Ziering). Non si avvertono il benché minimo carisma o una qualche connessione tra nessuno dei protagonisti, ma soprattutto, The Last Sharknado – It’s About Time sembra determinato a mettere sul piatto una posta in gioco seria, tale da spingere gli attori fuori dalle loro zone di comfort usuali.

Viene addirittura inserito una sorta di peso emotivo, con una sottotrama che vede Nova cercare di riscrivere il tempo per salvare suo nonno, mentre un’altra che vede la testa di Robo-April entrare in un triangolo amoroso con Fin e la vera April non ottiene abbastanza tempo sullo schermo, ennesima riprova del coinvolgimento prossimo allo zero di Tara Reid verso il materiale di partenza.

Ciò che rende l’ultima fatica di Anthony C. Ferrante davvero un’occasione sprecata è che qua e là si vedono scorci di un’opera ben più pazza. Esempio lampante è quando Fin e soci finiscono 20.000 anni nel futuro, dove una Robo-April è la Regina Borg che mantiene l’ordine attraverso una legione di cloni robot e squali cibernetici volanti.

Un territorio inesplorato dal grande potenziale, senza contare l’esilarante scoperta che April mostra le sue emozioni solo quando è completamente separata dalla sua umanità. Ulteriori malfunzionamenti nel dispositivo temporale portano invece all’unico momento veramente ispirato della pellicola, quando Fin atterra nella fredda apertura del primo Sharknado, ricostruzione fedele di un momento poverissimo ma impressionante per chi ricorda quelle sensazioni vecchie di cinque anni. Questo è il genere di momenti di cui The Last Sharknado – It’s About Time avrebbe avuto più bisogno, un’opportunità sprecata di viaggiare tra i migliori episodi della saga, ricordandoci i suoi apici.

A fare ancora più danni è poi la decisione di optare per un lieto fine il più prevedibile e facile possibile, fan service buttato lì per ripescare personaggi di cui nemmeno i fan più accaniti avranno avuto memoria, con Fin che ha la possibilità di pronunciare un ultimo ispirato discorso davanti a familiari e amici riuniti intorno a lui. E per quanto possa suonare deludente questa scena di chiusura, è comprensibile la volontà di dare a Sharknado la possibilità di ringraziare tutti quanti hanno creduto in questa serie.

In fondo, nessuno cinque anni fa immaginava che avrebbe dato origine a ben cinque sequel con il suo allucinante mix di pessima recitazione, ancora peggiore scrittura e oscena CGI. Si è guadagnato un suo piccolo spazio tra gli shark movie e tra le saghe fanta-horror peggiori della storia (o comunque tra i guilty pleasures) e se la sua quasi sicura conclusione ha marcato più bassi che medi, qualche lampo ci ha comunque ricordato perché abbiamo continuato a seguirla per tutto questo tempo.

Di seguito trovate l’allucinante full trailer di The Last Sharknado – It’s About Time: