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Voto: 6/10 Titolo originale: The Snare , uscita: 06-01-2017. Regista: C.A. Cooper.

[recensione] The Snare di Christopher Anthony Cooper

13/01/2017 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista britannico esordisce con un inedito horror di case stregate, che si tramuta presto in uno sconvolgente viaggio nelle più torbide manifestazioni umane

Celati nei meandri delle produzioni indipendenti horror, si annidano a volte lavori originali, a modo loro validi più di molti altri film main stream, con budget decisamente superiore. Forse perché nuove idee e nuovi spunti si concentrano dove ancora il mercato non ha irrevocabilmente colonizzato quasi ogni ingegno, ad eccezion fatta per sparuti autori (nell’accezione resa celebre dalla Nouvelle vague), oppure, più semplicemente perché, ove minore è la necessità di rientare degli investimenti iniziali si può osare decisamente di più. Si inserisce senza dubbio nel secondo gruppo The Snare, primo lungometraggio di Christopher Anthony Cooper dopo due corti, Half Dead e Tortured Love.

the-snare-posterLa trama, le ambientazioni, come il cast sono minimali, la parsimonia in termini di risorse traspare immediatamente, eppure ciò che ne nasce è tutt’altro che disprezzabile. Il nucleo fondamentale è rappresentato da uno dei generi più frequentati e con minori possibilità di anche il minimo sprazzo di originalità: la haunted house, scelta elettiva per chi mira a risparmiare girando solo in interni e con pochissime comparse. Tuttavia il claustrofobico film del filmmaker britannico è capace di narrare qualcosa di inedito, o almeno di utilizzare un approccio e un linguaggio non ancora usurati dall’eccessivo uso. La storia si apre con la partenza dei protagonisti, Alice (Eaoifa Forward), Lizzy (Rachel Warren) e Carl (Dan Paton), per una sorta di “casa di vacanza” nella casa dove trascorrere il weekend all’insegna dell’alcol e non solo. L’incorsione nei domestici bagordi, però, si rivela molto più duratura di quanto preventivato, quando i tre si trovano letteralmente bloccati nell’appartamento, del tutto vuoto, quando viene staccata l’elettricità all’ascensore e viene serrata dall’esterno la rampa delle scale; malauguratamente inoltre non c’è nessuno nello stabile, che i cellulari d’improvviso cessano di ricevere il segnale e la magione è locata in un piano abbastanza in alto da non permettere alcuna fuga dalla finestra. Insomma, il piccolo manipolo di festaioli si ritrova letteralmente imprigionato tra le mura domestiche.

Se si potrebbe pensare, inizialmente i personaggi commettono tale errore, a una serie di sfortunate coincidenze, tale supposizione si rivelerà quantomai errata. Seppure ben ponderato tra elaborazione più logica del reale, psicosi e trip paranormale, è quasi subito acuibile che la causa ultima della comune prigionia sia da cercarsi ben oltre a un distratto intervento umano. Sebbene con una certa lentezza dovuta, come comprensibile, all’essenzialità dei mezzi espressivi e alla monotonia della scena (un insieme di stanze piuttosto spoglie), si arriva infatti a scoprire che sulla casa esista una sorta di maledizione, che uno spirito malvagio dalle sembianze di una canuta vecchia vi abiti e che non lasci fuggire chi entra nel suo dominio. Tuttavia, l’assai bellicosa presenza non si manifesta in maniera pirotecnica e chiassosa, ossia con i soliti escamotage a cui ricorre buona parte delle saghe blockbuster horror alla L’evocazione – The Conjuring – nonché dei loro imitatori con minori fondi -, tra movimenti repentini di parti del mobilio, sinistri scricchiolii, porte che sbattono e posseduti che fluttuano a mezz’aria. Si tratta di una rappresentazione molto meno eccentrica e più psicologica, che meno fa ricorso alla post-produzione e agli effetti speciali e più si basa sulla resa del deteriorarsi della mente dei protagonisti.

The Snare 2Sono l’angoscia, il senso d’oppressione e la mancanza di una via d’uscita ad affliggere per buona parte della durata i prigionieri, sono queste sensazioni, oltre ai più elementari bisogni fisici, a condurli a una follia di cui lo spirito si nutre e da cui sembra essere addirittura generato, almeno circoscrivendo l’analisi alle ricorrenti allucinazioni ed incubi. Tuttavia non si tratta solo del frutto di una psiche stravolta e in preda al terrore, quella di Alice, l’unica che riesce a percepirla davvero; è al contrario entità esistente, che gradualmente si fa concreta, da flebile visione disturbata i suoi contorni sono sempre più tangibili davanti agli occhi sconvolti della ragazza. L’orrore è nel mondo onirico, dunque, come nel reale, ma non pertiene soltanto dei sadici trapassati che infestano la stanze vuote. Denso di numerose sequenze ed immagini davvero disturbanti, sta proprio nell’indulgere nel più infimo livello delle umane manifestazioni, tra macabro e disgustoso. A ricordi agghiaccianti di violenze paterne si sommano allora particolari alimentari oltremodo nauseabondi, tra cui il mangiare carne piena di vermi e cruda in preda alla fame, fino a giungere al cannibalismo, dopo aver tagliato con trinciapollo elettrico un brandello di ventre dall’amico appena ucciso, perché preso da un raptus aveva cercato di violentare ambedue le giovani. L’assenza di cibo, di acqua e di corrente porta tutti a una regressione ferina ai più elementari istinti, a un abbruttimento nel corpo e nello spirito che sfocia nelle pratiche più disgustose, si arriva a mangiare un ragno vivo e oltre…

Non ogni singolo elemento diegetico è perfettamente armonizzato con l’impalcatura generale, tra passato problematico, deliri ad occhi aperti, spiriti domestici e particolari gore, e l’evolvere degli eventi è alquanto rallentato e non esattamente lineare, eppure Cooper osa immergersi in acque torbide invece di proporci i convenzionali luoghi comuni, audacia per cui merita rispetto. Detto ciò, è innegabile che la sua propensione per il ripugnante facilmente renderà The Snare rivoltante per la stragrande maggioranza degli spettatori, così da limare ulteriormente un già selezionatissimo pubblico, vista la difficoltà di accedervi.