Voto: 6/10 Titolo originale: Woodshock , uscita: 22-09-2017. Regista: Laura Mulleavy.
Woodshock | La recensione del film di Kate e Laura Mulleavy
05/09/2017 recensione film Woodshock di William Maga
Kirsten Dunst passeggiando tra sequoie e arbusti rovina la vita sua e quella degli altri. E anche con lo spettatore non ci va tanto leggera.
In un non meglio precisato angolo rurale degli Stati Uniti vivono Theresa (Kirsten Dunst) e Nick (Joe Cole). Quest’ultimo lavora in una segheria ed è bravo, lo hanno persino promosso da poco, è tutto casa e lavoro, Theresa invece ha un negozio di cannabis a scopo terapeutico e a lavoro ci va e non ci va, sta spesso a casa a piangersi addosso e a toccare mobili e a guardare fuori dalla finestra. La mamma è malata e ben presto muore e ad ammazzarla è Theresa, che insieme al suo socio Keith (Pilou Asbæk) ha pensato bene di offrire un servizio speciale ai suoi clienti gravemente e dolorosamente ammalati.
Da qui dovrebbe muovere il film con le sue vicende ed i suoi personaggi, anche perché intorno al servizio speciale accade qualcosa di imprevisto che potrebbe scuotere tutto e tutti e invece no. In Woodshock potrebbero accadere molte cose o anche molte meno, potrebbero esserci più personaggi o anche molti meno, non cambierebbe nulla perché le vicende non sono che un corollario, uno sfondo necessario ma assai poco agente rispetto a quel che è il focus dell’opera: le passeggiate oniriche di Theresa.
Lei si droga, ovviamente, vorrei ben vedere visto che è quasi autorizzata a farlo, ma anche se non lo facesse la sensazione è che la testa sulle spalle non l’avrebbe comunque. Soffre, la madre è morta e non si capisce molto bene se lei si senta più o meno in colpa per aver indirettamente contribuito. Fatto sta che lei cammina, passeggia, sogna di camminare e passeggiare, ogni tanto anche di svolazzare, non fa che toccare la legna dei pavimenti e le tende di casa sua, oltre che guardarsi insistentemente nello specchio.
Ogni tanto esce Theresa, anche se non vorrebbe. Lo fa soprattutto grazie al suo socio Keith (il solito irresistibile guascone danese Asbaek), che vorrebbe essere più che il suo socio, ma nel mentre non è che stia lì a farsi troppi problemi e la vita la porta avanti con piacere e poche ansie. A quelle ci pensa già Theresa.
Una enorme, autoreferenziale e ostentata paturnia intellettuale è anche lo stesso esordio sul grande schermo delle sorelle Kate e Laura Mulleavy. Woodshock infatti non è altro che un trip onirico e relativamente allucinogeno, un trip venuto male, che porta solo rogne e disperazione e non va a finire da nessuna parte, lasciando per strada qualche bel paesaggio, delle belle piante e qualche stanza ben arredata.
Non si può negare un certo gusto nella composizione dell’inquadratura così come nella creazione delle scene, e alcune scelte fotografiche e il tono caldo con cui vengono affrontati i percorsi naturalistici della nostra povera Theresa sono esteticamente assai convincenti, così come lo è l’appropriata e coerente colonna sonora. Il complesso però è tremendamente didascalico, inconcludente e fine a se stesso e per larghi tratti insopportabile.
Di seguito il melanconico trailer di Woodshock, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Cinema nel Giardino:
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