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Riflessione: dove va il cinema? Consigli per gli acquisti agli addetti ai lavori per rilanciarsi

26/08/2023 news di Michele Ciardulli

Proviamo a capire la situazione del post pandemia, tra futuro delle sale, potenza delle piattaforme di streaming e mutazioni nella professione del regista

set cinematografico

Che cos’è il cinema? Una domanda dalla risposta non facile, soprattutto adesso dove l’idea classica del Cinema come luogo è stata completamente superata. La questione è molto importante da capire per una produzione, per il consumatore e in particolare per un/a futuro/a regista.

Se infatti i tempi in cui esisteva solo il grande cinema (con anche una funzione di aggregatore sociale) sono ormai storia, adesso lo streaming ha completamente cambiato le regole del gioco. Quelle che sono aumentate sono le possibilità di fruizione. La possibilità di vedere film e serie ovunque e su una moltitudine di media diversi.

Ma questo cambiamento trasforma la fruizione cinematografica in meglio o in peggio?

C’è molto dibattito su questo tema, io preferisco guardare avanti per come i tempi ridefiniscono le carte sul tavolo. Il cinema è cambiato perché la nostra società è cambiata. Da molto prima del COVID. Già con la televisione o Internet il cinema aveva smesso di essere il luogo unico e sacro per la visione di un film. Quello che è cambiato rispetto a prima è la consapevolezza di questa trasformazione e delle sue potenzialità.

cinema abbandonatoCredo che il paradosso che si prospetti è che i cinema torneranno a diventare un centro aggregativo per vivere intensamente una grande storia con i propri amici, i propri cari o serenamente da soli. Stanno già nascendo cinema più piccoli con serate a tema o con titoli entrati nella cultura pop per condividere l’amore per quel film (anche in costume), nonostante gli anni che possa avere. Avviene in particolare per i film della new Hollywood o quelli degli anni 60/70.

Resteranno anche le grandi sale cinematografiche, ormai facenti parte per lo più di grandi centri commerciali per unire convivio e spettacolo. Grandi esperienze visive e sonore per il massimo dell’esperienza immersiva. Questo ovviamente dal punto di vista dello spettatore, che potrà comunque rivedere quante volte vorrà un film su di una piattaforma streaming a scelta. Spettatore ormai abituato a livelli altissimi di produzione e che sa riconoscere velocemente un prodotto tecnicamente di qualità, da qualsiasi paese del mondo possa arrivare.

Cosa cambia invece per una produzione o per un regista? Cambia tutto il concetto di distribuzione, di strategia di marketing e sostenibilità economica. Già ora l’uscita dei film nelle sale, soprattutto per le nuove leve o industrie meno forti di quella hollywoodiana, non solo è un grande rischio, ma addirittura viene già considerata in perdita. Se poi supera ogni aspettativa e il così detto “break even point” (costi vivi spesi per la produzione del film) allora tutti saranno molto più felici. Resta però una scommessa sulla quale non possono fare affidamento aprioristicamente.

Prendo come esempio Lo Chiamavano Jeeg Robot, che ha sbancato a sorpresa i botteghini italiani e stranieri. Il suo pareggio non è avvenuto solo grazie agli incassi nei cinema. Soprattutto considerando che il film è costato 5 milioni di euro. Per l’apparato produttivo il recupero di questo investimento era già considerato perso. Dopo questo incasso è stato fortunatamente triplicato, ma come?

Vendita di diritti streaming, premi, via cavo e altre forme di fruizione con diverse piattaforme con, a loro volta, altre caratteristiche specifiche per ogni nazione. Ma soprattutto perché un film che era stato rimbalzato per anni da tutte le produzioni italiane, che ha dovuto ritardare di due anni l’uscita nelle sale cinematografiche perché in pochi, a parte chi lo ha realizzato a suo rischio e pericolo, ci credevano, è piaciuto al pubblico “a sorpresa” per i player produttivi principali italiani.

santamaria jeeg robot filmQuali sono dunque i vantaggi e gli svantaggi dello streaming? Partiamo dal vantaggio effettivo per un giovane regista. Hanno bisogno di titoli. Magari il primo film non andrà direttamente al cinema, non sarà una storia ad altissimo budget ma una “buona” produzione indipendente, in ogni caso comunque potrà avere buone possibilità di farlo passare per una piattaforma, con diritti economici inferiori, ma restando pur sempre fuori dal cassetto polveroso dove spesso finiscono sia buoni che brutti film.

Non è certo facile, anche in questo caso, ma di certo molto più di soli dieci anni fa. Diventa un banco di prova dove iniziare a far sapere al pubblico ed ai produttori che esisti. E, il pubblico, sarà il vero ago della bilancia per arrivare al cinema, dove rischi e costi sono notevolmente più alti.

Qual è lo svantaggio? Che un grande film che esce in streaming farà sempre parte di un pacchetto di proposte visibili solo su quella piattaforma (almeno per un periodo) in mezzo a molte proposte con un potenziale comunicativo e di marketing, molto più efficace e con mezzi più rilevanti dei tuoi. Da qui in poi la comunicazione, e come far sapere che ci sei, diventa molto importante se non basilare. Senza, facevi prima a tenerlo nel cassetto.

Cosa diventa quindi il cinema per un regista? Credo che a questa domanda ci siano tre risposte di pari valore. La prima è che resta il massimo livello possibile di fruizione e immersione nella storia che stai raccontando. L’emozione vissuta davanti a un grande schermo credo non abbia pari. Perché tutto è amplificato. Lo è per te come regista, produttore o per chiunque sia partecipe in questo mestiere, come lo è per lo spettatore.

La seconda risposta rientra nella strategia: vedi Suburra o Il Primo Re, che sono partiti da un film nelle sale per poi lanciare le rispettive serie in streaming (Suburra – La serie e Romulus). Il cinema resta un mezzo di amplificazione comunicativa e da un valore aggiunto a un prodotto, molto importante. Diventa quindi un investimento per aumentare il livello di attesa e di pubblico potenziale da riversare poi sulla rete strappando diritti economici decisamente più alti.

L’ultima risposta vale soprattutto per il regista giovane che, se riesce a guadagnarsi l’opportunità di presentare il proprio progetto nelle sacre stanze dove le cose succedono, diventa poi un banco di prova ‘sociale’ significativo.

best-streaming-serviceOppure, nei casi più indipendenti, si attuano formule più classiche e rischiose (senza poter invitare i giusti contatti). Si organizza una premiere dove poter presentare il film in un solo cinema per una sola sera, il che diventa una vera e propria inaugurazione dove rafforzare la propria posizione professionale; dove invitare giornalisti, esperti, produttori. Questa soluzione però presenta molti rischi e deve essere organizzata da chi sa fare il suo lavoro.

Ovvero scordatevi di poter fare tutto da soli o che qualcuno possa semplicemente innamorarsi del vostro lavoro. È un processo di crescita che va costruito gradino dopo gradino, perché il cinema costa ed è un investimento con un forte livello di rischio. Non basta avere i fondi per fare un film. Bisogna avere la pazienza di voler imparare un mestiere e guadagnarsi la fiducia delle produzioni.

L’ultimo percorso, il più praticato, è quello dei Festival, dove far sapere che esisti per costruire la chiave di volta di ogni settore: il network.

Detto questo, è inutile soffermarsi sul fatto che questa svolta sia giusta o meno, romantica o meno romantica. Quello che dobbiamo fare è esserci e fare parte del nostro tempo. Capirne i rischi come le potenzialità. Perché alla fine per un regista il vero obiettivo è far sì che la storia arrivi nel modo più efficace e potente possibile, che sia al cinema o in streaming.