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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Hatchet , uscita: 27-04-2006. Budget: $1,500,000. Regista: Adam Green.

Riflessione: Hatchet (2006), dalla passione di Adam Green nasce un’impensabile saga slasher

24/06/2024 recensione film di Marco Tedesco

Alla sua seconda prova, il regista portava sul grande schermo un'opera confezionata da un nerd dell'horror per gli altri fan del genere, sanguinosa e divertita

Hatchet (2006) film

All’inizio degli anni 2000, c’erano così tanti film slasher in circolazione che era difficile capire quali valessero la pena di essere visti e quali no,. Una cosa che, in effetti, non è poi cambiata molto da allora. Tuttavia, nel 2006 arrivarono sugli schermi americani un paio di divertenti e imprevedibili slasher, Behind the Mask – Vita di un serial killer e il film di cui ci andremo ora ad occupare, Hatchet.

Realizzato dall’allora giovanissimo Adam Green, grandissimo conoscitore e attentissimo appassionato del cinema di genere a livelli quasi da nerd, si tratta di un’opera a budget minimo (1.5 milioni di dollari) capace di spiazzare la maggior parte del pubblico del tempo, un prodotto vagamente fuori dal coro per chiunque non fosse un avido lettore di Fangoria o non avesse la minima cognizione dell’esistenza del precedente sforzo dello sceneggiatore e regista di Holliston, Coffee & Donuts (2000).

Hatchet venne presentato in anteprima in alcuni Festival cinematografici e presto i fan dell’horror cercarono un modo per vederlo a livello locale, anche se la maggior parte della gente (e all’estero …) lo poté però vedere solamente in home video quando la Anchor Bay lo distribuì nel dicembre del 2007.

Hatchet (2006) film posterAd ogni modo, per chi ama il sottogenere, gli slasher hanno spesso un fascino unico, anche quando non sono particolarmente ben fatti. Ma non è il caso di Hatchet, perché ha molte frecce al suo arco che lo fanno elevare sopra la media (e non è certo un caso che abbia generato una saga).

La trama è una classica storia di feroce e cieca vendetta, con un individuo ‘offeso’ in gioventù che ritorna sotto forma di incontenibile forza soprannaturale per portare morte tra gli sventurati che capitano nel suo territorio. Pur essendo un concept per nulla originale, è il modo in cui è girato a distinguere Hatchet.

Al posto dei soliti liceali, è infatti incentrato su un gruppo eterogeneo di turisti che si avventurano in una palude infestata della Luisiana, alla ricerca di emozioni forti e del famigerato assassino che si dice vi dimori da anni. Pare che questo killer, Victor Crowley, infesti ancora quei terreni abitati dagli alligatori dove è cresciuto e dove trovò apparentemente la morte dopo un colpo d’accetta accidentale in pieno volto.

Le premesse di Hatchet ruotano quindi attorno a questi visitatori, tutti adulti che dovrebbero sapere che non è il caso di mettersi in situazioni di possibile pericolo. I personaggi sono scritti intenzionalmente per essere fastidiosi, poiché lo stress spesso tira fuori il peggio dalle persone.

Nonostante siano dei cliché ambulanti, non sono comunque i tipicissimi stereotipi visti a bizzeffe nei film slasher dei primi anni 2000. Non ci sono atleti, primedonne o ragazzi goth. Abbiamo invece una coppia di anziani in vacanza, un lascivo ‘imprenditore’ del sesso con due procaci ragazze a cui ha promesso la fama, un ragazzo innamorato con il suo amico e l’inevitabile final girl cazzuta. Al mix si aggiungono una guida turistica, un prete voodoo, alcuni bifolchi e il boogeyman progettato appositamente per il mitico Kane Hodder.

Proprio il cast è un punto di forza di Hatchet. Si apre con le icone dell’horror Robert Englund (Nightmare) e Joshua Leonard (The Blair Witch Project) nei panni delle prime vittime, una situazione che pone le basi per il tono del resto del film. Kane Hodder interpreta il minaccioso e imponente Victor Crowley, un ruolo che lo consacra – ce ne fosse bisogno – come una leggenda del genere, simile alla sua iconica interpretazione di Jason Voorhees in quattro film di Venerdì 13.

Kane Hodder interpreta anche il padre di Victor Crowley nei flashback, mettendo in mostra la sua versatilità come attore. Anche Tony Todd (Candyman) è chiamato per una breve e gustosa apparizione, in cui sfoggia la sua profonda voce dal timbro distintivo.

Il resto del cast serve sostanzialmente – e prevedibilmente – come ‘foraggio’ per il brutale villain, ma si comporta in modo dignitoso. La giovane Tamara Feldman spicca nel ruolo di Marybeth, la figlia del personaggio di Robert Englund, in cerca di risposte per la scomparsa del genitore. Joel David Moore è Ben, ragazzotto sfigato e un po’ goffo (in stile Shaggy di Scooby-Doo) che evita tuttavia di risultare viscido, il che lo rende più dolce e simpatico.

Deon Richmond, Mercedes McNab, Joel Murray, Joleigh Fiore, Richard Riehle, Patrika Darbo e Parry Shen nel ruolo dell’irritante guida turistica fanno numero per portare a casa i 90 minuti scarsi. Sebbene alcuni personaggi siano piuttosto prevedibili e monodimensionali, sono sufficientemente ‘insoliti’ da garantire interesse.

Kane Hodder in Hatchet (2006) filmCome detto, la regia e la scrittura di Adam Green sono i veri ingrediente essenziali per la riuscita di Hatchet. Autore in seguito di opere più serie come Spiral (2007) e Frozen (2010), qui opta per un approccio divertito e orientato prettamente agli appassionati.

Il suo amore genuino per l’horror e le icone che coinvolge attivamente nel progetto è palese, e la sua capacità di fondere umorismo e gore fa il resto. La sua personalità, nonostante la giovane età (30 anni all’inizio della produzione nel 2005), traspare e il suo impegno nei confronti del genere e dei suoi fan è encomiabile.

Gli effetti speciali pratici di Hatchet sono un altro elemento di spicco. Il film è apertamente cruento, con gli artigiani del make-up che hanno avuto carta bianca per sbizzarrirsi. L’aspetto orrendo di Victor Crowley e le scene delle uccisioni sono gioiosamente sopra le righe, soprattutto considerando i pochi mezzi.

Per fare un esempio, una sequenza particolarmente memorabile vede il boogeyman aprire letteralmente la faccia di una donna strappando la mascella inferiore con una mano e quella superiore con l’altra. Questi momenti di spassosa creatività rendono la visione una festa dello splatter.

Inoltre, il direttore della fotografia Will Barratt (all’esordio con Adam Green su Coffee & Donuts) cattura perfettamente l’atmosfera lurida e paludosa di Hatchet, mentre la colonna sonora e il guardaroba da metà anni Duemila ne aumentano oggi il fascino nostalgico. Nonostante gli elementi specifici del periodo, rimane quindi un prodotto gustoso e visivamente appagante che mantiene – anche oltre le aspettative – la sua promessa di fiumi di sangue e brividi da ‘notte horror’.

Tony Todd in Hatchet (2006) filmVa detto che spesso ci si dimentica, più o meno colpevolmente, di ricordarlo tra gli slasher più interessanti degli ultimi 20 anni, dimostrando cosa si può ottenere quando agli appassionati di horror viene dato pieno controllo creativo (un po’ come con Eli Roth e Drew Goddard).

E sì, Hatchet non è perfetto. Sì, è molto 2006, ma è anche estremamente divertente, super sanguinario, non si tira indietro nel mostrare situazioni al limite e la ‘mercanzia’, che si tratti di tette o di budella, e ha una riverenza assoluta per il genere in cui naviga. Ovviamente, SOLO nella sua versione integrale.

È quel il tipo di film che, quando è uscito, ci ha fatto capire chi fosse Adam Green, di cosa fosse capace e cosa avremmo dovuto aspettarci da lui in futuro.

Il fatto che il primo sequel sia arrivato nel 2010, addirittura senza tagli per i cinema USA e per un periodo molto limitato, e che sia stato poi seguito a ruota da Hatchet III nel 2013 e da Victor Crowley (la recensione), quarto capitolo a bassissimo budget girato in gran segreto, nel 2017, dimostra come il capostipite sia riuscito a dar vita a uno dei pochissimi franchise moderni dagli effetti duraturi.

I tempi – specie a Hollywood – sembrano ormai maturi per rivedere il ‘Macellaio del Bayou’.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Hatchet: