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Riflessione: perché la durata dei film di Hollywood si sta drammaticamente allungando?

31/01/2023 news di Redazione Il Cineocchio

Proviamo a rispondere a una domanda che in molti si saranno posti negli ultimi tempi

lunghezza film cinema

Forse avrete notato che guardare un film al cinema negli ultimi tempi è diventata una sorta di gara di resistenza. Molti dei titoli più attesi e popolari del recente passato hanno infatti messo alla prova la capacità di attenzione del pubblico – e la sua vescica – con durate che non raramente si sono avvicinate alle tre ore.

Abbiamo visto – tra gli altri – Spider-Man: No Way Home (2 ore e 28), la prima parte di Dune (2 ore e 35), Eternals (2 ore e 37), No Time to Die (2 ore e 43), The Batman (176 minuti), Black Panther: Wakanda Forever (2 ore e 41) e il campione, Avatar – La via dell’acqua (190 minuti).

Ma il ‘fenomeno’ non si applica affatto solo ai cinecomic o ai franchise avventurosi, come testimoniano titoli come House of Gucci (2 ore e 38), i candidati ai premi Oscar 2022 Drive My Car (poco meno di tre ore), West Side Story (2 ore e 36), La fiera delle illusioni (2 ore e 30), Una famiglia vincente – King Richard (2 ore e 24 minuti) e Don’t Look Up (2 ore e 25) e i probabili candidati 2023 The Fabelmans (151 minuti), Tár (158 minuti), Blonde (166 minuti) e Babylon (188 minuti),

Sebbene nel corso della storia di Hollywood i film dalle durate gargantuesche non siano rari – per citare quattro kolossal a caso, Via col vento, I dieci comandamenti, Cleopatra, Lawrence d’Arabia e Balla coi lupi si aggirano tutti intorno alle 4 ore complessive – la durata standard di un lungometraggio destinato alle sale cinematografiche era un tempo compresa tra i 90 e i 120 minuti.

the batman film 2022 zoePaul Dergarabedian, analista senior di Comscore, parlando di come gli studios stiano concedendo ai registi la libertà creativa di realizzare la loro visione fino in fondo, ha posto l’accento anche su come il pubblico sembri rispettare tale scelta.

“Il pubblico più maturo è disposto a ‘sopportare’ questi film così lunghi se sono acclamati dalla critica, se sono degni di nota, se sono candidati a premi”, ha detto. “Se si tratta di un film molto lungo e si entra in sala consapevolmente, ritengo che lo spettatori possa apprezzarlo davvero”.

In ogni caso, il ‘corso della storia’ è cambiato soprattutto dopo che i blockbuster hollywoodiani dedicati ai supereroi hanno iniziato a raccontare le vicende di un gruppo esteso di personaggi.

Il campione di incassi Avengers: Endgame (181 minuti) è stato adeguatamente lungo per quello che aveva da dire. Ma la versione integrale del Justice League di Zack Snyder (242 minuti) proposta per lo streaming nel 2021 è letteralmente più lunga di un classico come Ben-Hur (212 minuti).

Erik Anderson, fondatore e caporedattore del sito web AwardsWatch ha notato che “il film che il pubblico di massa andrà a vedere al cinema sarà probabilmente un film di supereroi che deve essere collegato a una serie televisiva e ad altri due o tre franchise, magari coprodotto tra due studios. E quel tipo film si sta decisamente allungando”.

Con l’aumento delle risorse dedicate ai ‘film evento’, i film a medio budget, come gli horror da 90 minuti o le commedie romantiche di 100 minuti, hanno iniziato a essere esclusi dai multiplex, trovando invece più spazio su varie piattaforme di streaming. E anche se i film a medio budget non sono scomparsi del tutto dalle sale, non stanno certo ottenendo gli stessi risultati di un tempo.

“Ci sono film di fascia media, ma ce ne sono di meno”, dice Daniel Loría, analista di media e intrattenimento. “E di sicuro ce ne sono molti meno che stanno diventando dei successi mainstream”.

potter camera segretiFatto sta che, nonostante le lamentele per l’eccessiva lunghezza, il pubblico – come detto – pare disposto ad assecondare questa corsa.

Il regista Chris Columbus, a proposito del suo Harry Potter e la camera dei segreti del 2002 (161 minuti) ha ricordato: “Facemmo un focus group e tutti i genitori dissero che il film era troppo lungo, mentre tutti i bambini dissero che era troppo corto. … Capii che funzionava quando vidi i bambini correre in bagno e poi tornare subito perché non volevano perdersi nulla”.

L’amministratore delegato della catena Palace Cinemas, Benjamin Zeccola, ha dichiarato che i film hanno iniziato a diventare più lunghi quando l’industria è passata dalla proiezione a 35 mm a quella digitale, quasi un decennio fa.

Poiché gli studios americani dovevano spesso realizzare centinaia di copie dei film più importanti, avevano pertanto un incentivo finanziario a mantenerli di lunghezza ‘standard’: una singola copia di un film di tre ore costava infatti il doppio di una copia di un film di 90 minuti.

“Attraverso i produttori, si assicuravano che i registi tagliassero i loro film fino a una lunghezza ‘responsabile’ che ottimizzasse il valore dell’intrattenimento del film ed eliminasse ogni costo inutile delle copie“, ha detto Banjamin Zeccola.

Con la proiezione digitale, i film possono ora essere proiettati più a lungo e senza costi aggiuntivi per lo studio, il che significa che “i registi possono creare il capolavoro che desiderano senza doverlo tagliare per adattarlo al relativo budget“.

Banjamin Zeccola ha poi sottolineato come i film più lunghi fossero un problema per le stesse sale cinematografiche. Invece di sei proiezioni al giorno, si faticava a inserirne cinque, con gli avventori oltretutto scoraggiati – almeno negli USA e in Australia – dalla durata garantita dei parcheggi nelle vicinanze, solitamente attestata sulle due ore.

Paul Dergarabedian fa però notare che se per i cinema monoschermo un film più lungo significhi meno proiezioni potenziali al giorno e, di conseguenza, meno profitti, la proliferazione dei multiplex garantisce la proiezione dello stesso film su più schermi a orari diversi, o addirittura 24 ore su 24, se la domanda lo giustificasse.

the irishman scorsese film netflixD’altro canto, coi servizi di streaming che hanno cominciato ad accaparrarsi i grandi registi – e con gli abbonati ormai abituati a guardare regolarmente serie da 10 episodi da un’ora, spesso in binge – non c’è stato quindi alcun incentivo per Netflix a dire a Martin Scorsese di tagliare il suo The Irishman o ad Adam McKay e Andrew Dominik di sforbiciare di un paio di rulli Don’t Look Up e Blonde.

Curiosamente, la stessa Netflix ha creato una sezione ‘Film di 90 minuti (o meno)‘ per accontentare gli abbonati della vecchia scuola o quelli che hanno fretta.

Bruce Isaacs, professore associato di cinema presso l’Università di Sydney, è tra quelli convinti che gli studios hollywoodiani abbiano lasciato che i film diventassero “drammaticamente gonfi” per poter diventare dei veri e propri eventi cinematografici.

“Sono troppo lunghi? Dio, direi assolutamente di sì”, ha detto. “Ogni film della Marvel è troppo lungo di circa mezz’ora. Credo che negli ultimi anni sia emerso il desiderio di buttar dentro il più possibile perché si è in competizione con un mezzo completamente nuovo, lo streaming digitale“.

Oltre a voler offrire agli spettatori un prodotto di qualità a fronte del prezzo del biglietto, Bruce Isaacs ha sottolineato come gli studios ritenessero in passato che un film lungo fosse anche più ‘prestigioso’.

“A partire dagli anni ’50, i film di maggior prestigio tendevano ad avere una lunghezza estrema”, ha detto. “Se la norma dell’era classica degli studios era di circa 80-90 minuti, di tanto in tanto si poteva avere un Via col vento. Un evento del genere dovrebbe infatti portare a dire: ‘Questo è diverso, questo è un film veramente di prestigio, adattato da un romanzo molto lungo e trasformato in un film altrettanto lungo e con un budget elaborato’. Credo che stiamo ancora vedendo questo fenomeno”.

Agli albori del cinema, la durata di un film era direttamente correlata alla quantità di pellicola disponibile (molto costosa). Per questo motivo, nel primo decennio del XX secolo, la maggior parte dei film aveva una durata compresa tra i 10 e i 15 minuti. Negli anni ’20, la tecnologia si era evoluta abbastanza da consentire la realizzazione di lungometraggi e, negli anni ’50, i tempi di durata di film epici come Via col vento o I dieci comandamenti divennero un punto di forza, che gli studios utilizzarono con grande efficacia per competere con la diffusione della televisione. Il pubblico così poteva guardare qualsiasi spettacolo a casa, ma solo la sala cinematografica offriva il tipo di narrazione coinvolgente per cui valeva la pena lasciare il divano e spendere i soldi guadagnati con fatica.

Negli anni ’60 e ’70, i registi indipendenti iniziarono a cambiare il modo di fare cinema e il cinema europeo diventò più influente a livello mondiale, il che portò a opere che raccontavano una storia in modo più economico.

braccio violento della leggeE così anche film più brevi hanno iniziato a trionfare agli Oscar, come Io e Annie (93 minuti), A spasso con Daisy (99 minuti) e Il braccio violento della legge (104 minuti).

Il direttore della fotografia australiano Peter Levy, che lavora a Los Angeles da tre decenni (Predator 2, Broken Arrow), ritiene che i film di Hollywood sono diventati “uno strumento corporativo, un dispositivo di guadagno” e che il formato migliore per raccontare storie sia diventato quello degli episodi multipli su un servizio di streaming.

“Avendo appena terminato una serie limitata – sei episodi da un’ora – credo che gli sceneggiatori abbiano a disposizione una tela più grande su cui lavorare”, ha affermato. “Possono intrecciare storie molto più complesse. Il formato del lungometraggio, che consiste nel raccontare una storia in tre atti in 90 o 100 minuti, sta esaurendo la benzina“.

Di altro parere è il regista John Turteltaub: “Nessun film è bello perché è lungo, e nessun film è bello perché è corto. Ma preferisco vedere un film corto e merdoso piuttosto che uno lungo!”.

Purtroppo non esiste un’unica ragione per cui i film sembrano allungarsi. La risposta, poco convincente, è che i tempi di durata ‘gonfiati’ sono l’artefatto di una strategia per convincere più persone a guardarli in mezzo a un’ubiquità di altre opzioni.

Ari Mattes, docente di Media e Comunicazione ed esperto di cinema presso l’Università di Notre Dame, sottolinea che è meglio non pensare al cinema commerciale da un punto di vista estetico, almeno all’inizio. I film di Hollywood, spiega, esistono per costruire capitali e consolidare il potere.

“L’America è stata padrona del XX secolo”, afferma. “Grazie al suo soft power, ampiamente sfruttato attraverso l’esportazione globale dei sogni di Hollywood”.

Di seguito il trailer di Babylon di Damien Chazelle:

Fonte: Smh, Variety