Voto: 5.5/10 Titolo originale: The Transporter , uscita: 02-10-2002. Budget: $21,000,000. Regista: Corey Yuen.
Riflessione: The Transporter (2002), l’action all’europea che guarda a Hong Kong ma puzza di Hollywood
15/04/2024 recensione film The Transporter di Marco Tedesco
Jason Statham e Corey Yuen confezionavano un'opera dalle premesse intriganti, ma in definitiva troppo debitrice di certi stilemi
Ispirato dalla serie di cortometraggi pubblicitari The Hire voluti dalla BMW in quegli stessi anni, The Transporter – che usciva nei cinema nel lontano 2002 – è sostanzialmente una piccola ed elegante scatola sexy che racchiude auto veloci, grandiose esplosioni, splendide location nel sud della Francia, una colonna sonora trip-hop e … una trama che potrebbe quasi riempire un pacchetto di fiammiferi.
Nonostante oltre 20 milioni di dollari di budget (ne avrebbe raccolti poco più di 40) e il suo promettente pedigree – Corey Yuen (che affiancava l’esordiente Louis Leterrier), prolifico e talentuoso regista di Hong Kong qui al debutto in lingua inglese, e il fanboy francese Luc Besson alla sceneggiatura – non c’è tuttavia molto ‘film’ in questo action di produzione francese.
Quello che abbiamo è Frank Martin (Jason Statham, all’epoca noto per Lock & Stock e Snatch), un meticoloso e abilissimo corriere della malavita che si occupa di consegnare pacchi ad alto rischio senza fare domande a bordo di un’automobile attrezzata per le fughe così truccata da far sembrare le Aston Martini di James Bond dei taxi dell’Est Europa.
I suoi trascorsi possono letteralmente riempire una scatola, tanto da permettere a un altro personaggio di portarli alla luce nel secondo atto di The Transporter: foto d’infanzia, medaglie al valore, eccetera eccetera. Ma quando Martin infrange la sua regola cardinale e ispeziona un pacco che trasporta nel bagagliaio, si ritrova a fare i conti con Darren ‘Wall Street’ Bettencourt (Matt Schulze), un brutto ceffo in combutta con un mortifero uomo d’affari cinese, Mr. Kwai (Ric Young).
Nel frattempo, un investigatore locale (François Berléand) si aggira per la villa ‘impossibile’ di Martin, incredibilmente lussuosa e affacciata sull’oceano, con i suoi arredi rustici, le pareti accecate dal sole e i passaggi segreti, alla ricerca di una talpa.
Aggiungete alla ricetta un interesse amoroso di circostanza (Shu Qi, che dona una piacevole nota di credibilità al suo altrimenti standardizzato ruolo di ‘bella ragazza’) e un product placement piuttosto sfacciato (Orangina, sei tu?), e il gioco è fatto. Che la sarabanda di deflagrazioni abbia inizio.
A dirla tutta, le sequenze d’azione (e sono molte) sono messe in scena con brio e consumata professionalità, e Jason Statham è ampiamente all’altezza della parte sotto l’aspetto fisico, avendo alle spalle – oltre alla nota preparazione sportiva – già diverse parti da ‘duro’ e una certa predisposizione a strapparsi la camicia di dosso in modo drammatico (e, in un caso, a usare tale elegante indumento come arma vera e propria).
Il background di Corey Yuen nell’Opera cinese è invece evidente nelle scene di combattimento di The Transporter, che sono evidentemente tipiche dello stile in voga a Hong Kong: oggetti ‘casuali’ come pedali di bicicletta, un attrezzo per pneumatici, olio per motori e la già citata camicia si inseriscono abilmente nei corpo a corpo che vengono ripresi con grande efficacia.
Eppure è François Berléand – che gira per la città con una vecchia Saab, ha un fisico da sollevatore di pacchetti di Galoise e non sferra nemmeno un pugno – a riuscire quasi a portarsi a casa il film semplicemente stando seduto facendo colazione.
Come mai? Beh, forse perché il suo personaggio è l’unico ad emanare quel barlume cerebrale che ci si aspetterebbe da un eroe uscito dalla penna di Luc Besson. Sembra vivere al di fuori di quello che, in fin dei conti, è una modesta riproposizione alla europea delle convenzioni hollywoodiane del genere (capace comunque di dare il la a una saga).
Di seguito trovate il trailer internazionale di The Transporter:
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