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Voto: 6/10 Titolo originale: Satanic Panic , uscita: 28-10-2019. Regista: Chelsea Stardust.

Satanic Panic: la recensione del film horror con Rebecca Romijn

15/09/2019 recensione film di William Maga

La regista Chelsea Stardust torna sulle scene con un'opera che prova a fondere con fortune alterne satanismo e umorismo, poggiandosi su personaggi di contorno riusciti ed efficaci effetti pratici

Rebecca Romijn in Satanic Panic (2019)

È il primo giorno di Samantha ‘Sam’ Craft (Hayley Griffith, Five Years Later) come fattorino di una pizzeria, e che giorno — e che notte … — si troverà subito a vivere. La ragazza deve fare una consegna in una villa di un quartiere lussuoso, ma non può sapere che sia la residenza di una setta di adoratori Satana, guidata dalla temibile Danica Ross (Rebecca Romijn, X-Men – Conflitto finale). In più, il motorino di Sam si rompe, quindi rimane bloccata lì. Le presentazioni coi presenti sono brevi e ben poco cerimoniose, e presto i seguaci di Danica iniziano a dare la caccia a Sam perché hanno bisogno di una vergine da sacrificare durante la loro cerimonia occulta.

Nel suo tentativo di fuga, Sam incontra Judi (Ruby Modine, Auguri per la tua morte), la ragazza di uno dei membri del culto e altra aspirante vittima delle loro truculente “tradizioni”. Insieme, le due giovani decidono quindi di unire le forze per sconfiggere Danica e sprofondare quel gruppo di spregevoli privilegiati nell’Inferno che intendo evocare in terra, nel modo più violento possibile.

Da non confondere con l’omonimo e terribile film del 2009 diretto da Marc Selz, Satanic Panic resta un prodotto scadente per molti aspetti, ma non è una causa completamente persa. Se inizialmente può essere ucciso con le critiche, può essere tuttavia resuscitato con qualche elogio più avanti.

satanic-panic-posterLa horror comedy diretta da Chelsea Stardust (All That We Destroy) non inizia certi nel migliore dei modi, commettendo il ‘crimine’ di sceneggiatura di rendere il personaggio principale un’entità neutrale, che semplicemente reagisce ai coloriti pazzoidi intorno a lei. Un eroe passivo va bene se si ritrova in una situazione inevitabile, ma qui il suo processo decisionale è il motore principale degli eventi.

Gli scenari di conflitto appaiono forzatamente tracciati con premeditazione, e Sam è solamente il tessuto connettivo dell’insieme, inesorabilmente destinata a unire i puntini del quadro. Schiava di tali capricci narrativi, il suo personaggio finisce quindi per risultare incoerente nel migliore dei casi, e, nel peggiore, resta azzoppato dalla stessa logica interna del film.

Un esempio. Dalle scene di apertura si deduce che Sam è premurosa e intelligente, ma anche dolorosamente mite. Pertanto, non ha alcun senso quando, dopo aver scoperto di non aver ricevuto la mancia per le pizze consegnate, si intrufola di soppiatto nella villa, si imbatte in una folla di sconosciuti vestiti con cappucci e mantelli, e poi interrompe l’evocazione di Satana in atto per bocca di Danica per chiedere di avere i soldi che le spettano. Una tetra backstory più tardi offre quasi un contesto alle azioni della protagonista, ma è troppo poco, troppo in ritardo, e comunque troppo pigro.

Un’incongruenza più generale nelle caratterizzazioni indebolisce anche quelli che dovrebbero essere momenti comici sanamente divertenti. A un certo punto, la seconda in grado della setta satanica, Gypsy (Arden Myrin, Insatiable), conduce una drammatica cerimonia voodoo, mostrando chiaramente di saper padroneggiare le arti oscure. Eppure, nella sequenza successiva, la donna si lamenta all’idea di dover leggere gli intestini di qualcuno, come se quella fosse invece una cosa ridicola. E poi c’è Danica in persona. Se ha davvero poteri telecinetici che le permettono di soffocare le persone con un semplice sguardo, perché mai si preoccupa di drogare un potenziale informatore?

Dal momento in cui l’altezzosa e mondana Danica infila letteralmente l’avambraccio nella ferita aperta sul collo di suo marito agonizzante (Jerry O’Connell) per recuperare l’organo alieno che brilla nella sua cavità toracica, ci ritroviamo dalle parti della satira a tinte gore di Society – The Horror di Brian Yuzna. Se non che nel lungometraggio del 1989, tale momento di follia era la rivelazione ultima, culmine costruito su un tremendo e inesorabile crescendo. In Satanic Panic troviamo invece un personaggio principale che esiste in sostanza per incanalare ed esternare i WTF degli spettatori e spingerli al successivo bizzarro incontro, pochi dei quali sono connessi al precedente.

In altre parole, ci sono un sacco di idee nell’aria, ma nessuna coerenza per legarle insieme. A un certo punto, una creatura degna della saga di Evil Dead / La Casa estratta dalle budella di qualcuno vola via, come a prefigurare un qualche tipo di incontro futuro, invece non la vediamo mai più.

Essendo più o meno apertamente un omaggio ai titoli horror fantasiosamente oltraggiosi degli anni ‘ 80, Satanic Panic non è esistenzialmente spaventoso o altro, e l’unica tensione risiede nel provare a immaginare con quale anticipo quale sarà la folle trovata che la regista ci vomiterà addosso. A questo proposito, non si può dire che manchi l’impegno, ma si avverte anche una strana timidezza nell’osare. La violenza messa in scena è sì disgustosa, ma tutt’altro che scioccante o stimolante, più votata allo schifo che al body horror in senso stretto, e la sequenza di un’orgia verso la fine è blanda ai limiti del ridicolo.

Hayley Griffith e Ruby Modine in Satanic Panic (2019)Più complesso risulta comprendere il livello di umorismo insito all’opera, talvolta discutibile, sia per come viene affrontata una scena di violenza sessuale, sia nel momento in cui Sam dà un pugno a un bambino (qui siamo dall parti di Scary Movie …), sia quando vengono enunciate noiose battute noiose su come i membri della setta siano tutti di mezza età. Sarà pure un film sull’evocazione di potenti e malvagi demoni, ma ciò non deve significare che il lato comico debba essere così basso.

Come si diceva più in alto comunque, non mancano alcuni lati positivi. Per cominciare, gli horror ambientati nel corso di un’unica notte possiedo sempre un’atmosfera unica. Poi, intensificando le atmosfere, i Wolfmen Of Mars producono una bella colonna sonora a base degli immancabili sintetizzatori che strizza l’occhio alla decade in cui noi tutti immaginiamo ormai che ogni film del terrore avesse questo tipo di musiche, anche se molto raramente è stato davvero così.

Ma il campo in cui Satanic Panic può competere senza troppi timori riverenziali con certi cult del passato sono gli effetti speciali pratici. Se Screaming Mad George resta naturalmente irraggiungibile per gli apici di bizzarria cristallina che è stato capace di raggiungere (pensiamo al citato Society, ma anche a Grosso guaio a Chinatown e Nightmare 3 – I guerrieri del sogno), il trucco genuinamente appiccicoso e molliccio orchestrato da Tate Steinsiek (Puppet Master: The Littlest Reich, Sharknado 2) è senz’altro molto apprezzabile.

In ogni caso, se Hayley Griffith resta imbrigliata in una parte mal concepita, le attrici di supporto sono uno spasso. La 46enne Rebecca Romijn si infila in un ruolo di peccaminosa femme fatale dai comportamenti tanto melliflui quanto sardonici e abbietti, mentre Ruby Modine viaggia sulla giusta frequenza per il suo personaggio, che gode di una lucidità che invece manca a Sam. Infine, c’è l’assaggio di un’idea ben chiara nell’ultimo atto – anche se preso di peso da L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese – che però viene rapidamente accantonato in favore di un finale affrettato e sostanzialmente insoddisfacente.

In definitiva, per riassumere in qualche modo l’esperienza complessiva di Satanic Panic: idee non male alle quali la regista Chelsea Stardust dedica troppo poco tempo e poca attenzione, sperperate nell’impeto del film fino a diventare la somma frantumata delle sue eterogenee parti.

In attesa di capire se verrà prima o poi distribuito anche in Italia, di seguito trovate il trailer internazionale di Satanic Panic: