Il sexy thriller ambientato nel mondo delle camgirl sul pericolo del furto di identità lascia più di un dubbio negli spettatori. Scopriamo insieme qual è il significato del film con Madeline Brewer distribuito da Netflix
Il sorprendente thriller CAM, distribuito in esclusiva da Netflix (la nostra recensione), offre molto a chi è interessato al delicato argomento dell’identità digitale e ai social media. Ambientato all’interno dell’oscuro mondo della pornografia via webcam, il film vede protagonista assoluta Madeline Brewer (The Handmaid’s Tale) nei panni dell’ambiziosa camgirl Alice, aka Lola, che scopre di essere stata sostituita da una replica esatta di se stessa che è disposta a spingersi molto oltre di quanto avrebbe mai fatto lei durante le sue performance.
Ma chi – o cosa – è esattamente Lola 2? Stiamo quindi per addentrarci nella spiegazione del finale di CAM e nelle questioni più ampie che lo circondano, quindi attenti agli SPOILER.
Penso che prenda tutto ciò che si può trovare su di te online. Ho visto abbastanza per indovinare chi sceglierà, ma non so cosa sia o come funzioni.
Questo è il punto cruciale: non si tratta di un’altra camgirl o di uno stalker a rubare l’identità online di Alice, è stato essenzialmente un algoritmo che ha deciso di prendere di mira il sito FreeGirls.Live dopo averne esplorati anche altri. Il fatto che, alla fine di CAM, non sappiamo esattamente come funzioni riflette essenzialmente il modo in cui il normale consumatore di social media non sa come funzionano i siti che frequenta.
La sceneggiatrice del film Isa Mazzei ha detto:
Questo film parla di una camgirl ma, in definitiva, potrebbe facilmente riguardare chiunque abbia un’identità digitale: uno streamer di Twitch, un Instagrammer, qualcuno che è famoso su YouTube o anche qualcuno con un normale canale YouTube.
Il regista Daniel Goldhaber ha aggiunto poi che tutti noi abbiamo vite digitali, anche se sappiamo “quanto possano essere dannosi i social media”:
Ma Daniel Goldhaber e Isa Mazzei, addentrandosi nel significato, non vogliono che CAM sia visto come un thriller che cerca di persuaderci che Internet è il male e che dovremmo evitarlo:
È uno spazio divertente, elettrizzante, esilarante, che ci consente di fare molto di più perché siamo tutti collegati l’uno con l’altro.
Parte di questa idea si inserisce nella decisione di Alice alla fine del film. Per sconfiggere la sua replica digitale, sfida Lola 2 apertamente in una chat pubblica, mostrando ai fan di Lola che ci sono due lei: “Chi di noi è la Lola migliore? Forse dovremmo giocare per scoprirlo. Monkey See, Monkey Do [La scimmia vede, la scimmia fa]. Chiunque lo farà meglio vincerà un premio”. Alla fine vince e vuole che il suo premio sia la password dell’account che le è stato rubato. La ottiene e accede all’account per cancellare l’identità di “Lola” per sempre (per se stessa e per l’impostore), ma poco dopo vediamo la ragazza creare un nuovo account come EveBot, pronta a ricominciare daccapo mentre i titoli di coda invadono lo schermo.
È assolutamente indispensabile che Alice alla fine torni al suo lavoro di webcam girl per adulti. Tutto l’impulso alla creazione di questo film era diretto a creare una narrazione che avrebbe chiesto al pubblico di farsi coinvolgere ed empatizzare con una lavoratrice del sesso. Vogliamo che vedano il lavoro in ambito sessuale come un altro lavoro qualsiasi, un’altra carriera, un’altra cosa di cui le persone siano appassionate e che siano per questo legittimate. Questo è il momento di Alice. Ha lottato per riavere indietro questa cosa di cui le importa più di ogni altra e il pubblico sta facendo il tifo affinché lei ci riesca.
E questo è uno degli aspetti più forti di CAM. Non si tratta di una lezione morale sui pericoli del lavoro sessuale, ma Alice ha deciso di intraprendere una carriera diversa. È appassionata in ciò che fa ed è una carriera legittima, quindi perché non dovrebbe tornare a quella vita?
La protagonista Madeline Brewer ha detto:
Danil Goldhaber ha infine notato che la lezione positiva che Alice impara è che non deve cercare conferme online e che il suo sé cibernetico può essere separato dal suo sé reale: Alice e Lola non devono essere la stessa persona:
Gli avatar digitali non sono reali: sono spettacoli, sono creazioni. Lei abbraccia l’armatura del make-up e interpreta la femminilità come qualcosa che può usare per esprimere se stessa, sapendo però che c’è dietro un’altra persona che è diversa; non imparerà a smettere di dedicarsi al lavoro sessuale, perché questo è ciò che ama fare.
Di seguito il trailer originale di CAM, nel catalogo Netflix dal 16 novembre: