Voto: 6.5/10 Titolo originale: Cam , uscita: 01-10-2018. Regista: Daniel Goldhaber.
CAM: la recensione del film di Daniel Goldhaber (su Netflix)
16/11/2018 recensione film Cam di William Maga
L'esordio del regista è una sexy e angosciante discesa nella follia paranoica della camgirl Madeline Brewer, dove la brama di follower porta allo smarrimento del vero io
Bastano pochi minuti a CAM per affondare il suo primo uncino nello psiche dello spettatore. Alice, esibendosi come camgirl sotto il nome d’arte di Lola, provoca seducente i suoi ammiratori online in cerca di tips / mance per scalare la classifica delle top 50 più amate. Più grande è la donazione, migliore sarà lo spettacolo a cui assisteranno, sospira loro la ragazza facendo l’occhiolino. Un avatar anonimo cambia a quel punto improvvisamente il tono della chat room, facendo una richiesta inaspettata. Vuole che Alice sostituisca il dildo che ha in mano con un coltello. Insulti vari ed eventuali, ma anche un flusso crescente di denaro digitale, convincono alla fine la protagonista a prendere la lama in modo provocatorio. Con l’arma premuta contro la sua gola, Alice propone una sfida in diretta.
Quello che succede, e l’istante subito successivo, apparecchia un’opportunamente spiazzante tavolata per gli esaspera(n)ti 85 minuti che seguono. Da questo momento in poi infatti, nulla di ciò che viene mostrato sullo schermo può essere preso come una certezza assoluta. Il film dell’esordiente Daniel Goldhaber – prodotto dalla Blumhouse – centra la sua fantasia attorno alla curiosità per ciò che verrà, e all’incredulità per ciò che è accaduto.
Attraverso questa intrigante apertura, che funge anche da prima di molte mosse magistrali utili a creare l’atmosfera giusta, CAM carica la sua carta di credito prepagata con sufficiente buona fede da andare oltre le necessarie spiegazioni. Un primo ostacolo in tal senso si può incontrare nei pezzi e nei giocatori che vengono gradualmente posti sulla scacchiera. Eppure, l’effetto persistente di quell’iniziale shock cala una disagevole coltre di foschia sulla vita ‘reale’ tutto sommato mediocre di Alice, tanto da suggerire che sotto vi possa davvero essere qualcosa di insidioso.
Quel qualcosa è niente meno che un doppelgänger. Alice si alza una mattina e si ritrova inspiegabilmente estromessa dal suo account di camgirl. Ancor più inspiegabilmente, un suo esatto duplicato si sta esibendo al suo posto, per giunta decisamente in diretta. Con uno misterioso stalker che sembra in agguato nell’ombra pronto a spiare anche la sua routine quotidiana, la crisi d’identità cibernetica della giovane comincia allora ad assumere la molto tangibile forma di un incubo degno di Black Mirror – o di Ai Confini della realtà – dal quale non può svegliarsi.
CAM presenta in scena prevalentemente una sola donna, spesso all’interno della stessa stanza agghindata in modo relativamente spartano. Questa scelta di solito consentirebbe di concentrarsi su un orologio, un telefono o una qualsiasi altra distrazione, poiché lo scenario dovrebbe presto farsi obsoleto e noioso. Ed è qui che si vede allora il tocco di Daniel Garber, il cui rapido lavoro al montaggio costringe il pubblico a rimanere con gli occhi sullo schermo del PC, leggendo le finestre delle chat, il conteggio dei visitatori o altri pop-up che fanno impennare il ritmo. L’attenta costruzione delle scene aiuta tuttavia a tenere il tempo attraverso la finzione, risultando in uno stile visivo ipnotico che riecheggia il mistero magnetico su cui ruota la trama.
Naturalmente, nessun film del genere potrebbe funzionare davvero senza un personaggio complesso e un’attrice accattivante a costruirlo. Nei panni di Alice, la 26enne Madeline Brewer (The Handmaid’s Tale) modella una personalità incredibilmente maliziosa, carismatica e determinata, che non cade in praticamente nessuna delle tradizionali trappole e cliché associate a una figura comunemente stereotipata che si potrebbe ritrovare in qualcuna delle sue situazioni.
Merito va alla sceneggiatrice Isa Mazzei, ex camgirl lei stessa, che inserendo dettagli di prima mano – fondamentali per dare veridicità – immediatamente ci spinge in un mondo provocatorio di sinistri desideri, competizione e disperazione, portandoci a chiederci se la caccia ai “mi piace” e ai “follower” possa far dimenticare chi siamo davvero.
L’autostima di Alice va presto in pezzi, specie per le ripercussioni sulla sua vita ‘vera’, ma la sua autosufficienza resta pressoché intatta. Dalla telefonata all’Assistenza Clienti del sito fino alla consulenza di un amico per la creazione di un nuovo account, nessuna pista rimane intentata mentre la ragazza prova a darsi sa fare per sbrogliare con la logica l’allarmante sua situazione.
Né senza speranza né indifesa, l’abilmente sottile manipolazione da parte di Alice di un uomo che le rivela inconsapevolmente alcune informazioni in grado di farle identificare il possibile colpevole provengono direttamente dal manuale del perfetto film di spionaggio. La feroce capacità di recupero e l’intraprendenza di Alice rendono quindi facile empatizzare con la sua frustrante caccia all’hacker. Vedere come Alice raggiungerà la fine del suo tumultuoso tunnel e forse recuperi la sua identità rubata diventa allora cruciale per alleviare la nostra stessa tensione che nel mentre è montata.
Qualcuno potrebbe invece rimanere amareggiato dal fatto che, data la professione di Alice, gli aspetti più smaccatamente sessuali non siano particolarmente accentuati, al di là comunque di un buon numero di seni nudi e frasi piccantelle. I brividi cerebrali di CAM non sono certo focalizzati sulla titillazione delle fantasie di chi si approccia con intento voyeuristico.
L’opera prima di Daniel Goldhaber è piuttosto una decostruzione e ricostruzione intelligente, inquietante e assolutamente avvincente di una personalità adolescenziale del 21° secolo (americana ma non solo), incastonata in una sexy discesa nella follia paranoica.
È un’angosciante resa dei conti tra il sé interiore e la maschera che si indossa ogni giorno. Lola è costretta a guardare sé stessa ancora e ancora, a fare cose che non ha mai fatto, a fare cose che vuole oppure non vuole, e altre che la disgustano o che vanno contro i suoi stessi valori. È come se la protagonista guardasse sia la creazione della sua fama che la sua distruzione live.
I filmmaker si preoccupano di tenere il pubblico a bocca aperta mentre seguiamo Lola attraverso un labirinto di colpi di scena inaspettati e scopriamo cose che pensavamo fossero così mentre in realtà sono tutt’altro. Alcuni troveranno il finale nel migliore dei casi deludente o, nel peggiore, prevedibile, ma CAM non riguarda necessariamente la sua conclusione. Non si tratta del “come”, o della spiegazione di cosa si è visto, quanto del “perché” e di cosa significa tutto quanto. Daniel Goldhaber e Isa Mazzei hanno realizzato un thriller ingegnoso, che gira la telecamera sullo spettatore e chiede cosa ci sia di più importante e rilevante al mondo, noi o il nostro profilo pubblico.
Per chi avesse dei dubbi, vi invitiamo a leggere la nostra spiegazione del finale e del significato stesso del film, supportata dai realizzatori stessi.
Di seguito il trailer di CAM, in esclusiva nel catalogo Netflix dal 16 novembre:
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