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Voto: 5/10 Titolo originale: The Legend of Ochi , uscita: 18-04-2025. Budget: $10,000,000. Regista: Isaiah Saxon.

The Legend of Ochi: la recensione del film fantastico di Isaiah Saxon

07/05/2025 recensione film di Gioia Majuna

L'esordio al lungometraggio del regista affascina per stile e immagini, ma delude nella narrazione

The Legend of Ochi (2025)

Non tutto il cinema esiste per raccontare una storia. Alcuni registi possono definirsi narratori, e alcuni critici possono sostenere che la storia sia l’aspetto più importante di un film, ma i confini del cinema sono talmente fluidi, e la sua storia così vasta, che sarebbe semplicemente ignorante pretendere che tutti i film debbano raccontare una “storia” secondo la definizione convenzionale del termine.

I grandi registi sperimentali del passato e del presente — da Maya Deren a Stan Brakhage, fino a Daïchi Saïto — hanno utilizzato le potenzialità del cinema per esplorare possibilità artistiche e tecniche, creando opere che forse è più corretto definire esperienze piuttosto che narrazioni. L’aspettativa nei confronti di un film, dunque, non dovrebbe essere tanto che racconti una storia, quanto che riesca nei propri termini.

Detto questo, se si sceglie di raccontare una storia, allora bisogna raccontarla bene. The Legend of Ochi di Isaiah Saxon si apre con grandi promesse: una colonna sonora esaltante e fuori dagli schemi firmata David Longstreth accompagna un montaggio di immagini luminose e accese, i set vibranti creati dallo scenografo Jason Kisvarday catturati sontuosamente dalla fotografia saturata e ricchissima di Evan Prosofsky.

C’è meraviglia in queste immagini fantastiche e delicate, e un presagio affascinante nella voce fuori campo, che introduce una comunità isolata su un’isola, le cui antiche tradizioni sono minacciate sia dal rapido avanzare della modernità, sia da una misteriosa creatura mostruosa che abita i boschi circostanti. È un’idea abbastanza familiare, ma questi primi minuti sono così ben realizzati che si è disposti a perdonarne la prevedibilità, chiedendosi quali altre meraviglie ci riserverà il film.

The Legend of Ochi (2025) film posterE in effetti The Legend of Ochi presenta molte altre meraviglie. Ma c’è anche una storia da raccontare, e nessuna quantità di immaginazione o perizia artistica può colmare ciò che manca, se questa storia non è raccontata bene. E la mancanza, purtroppo, abbonda in questo film — soprattutto la mancanza narrativa.

Saxon si attiene alla struttura familiare della sua premessa: una ragazza adolescente, Yuri (Helena Zengel), fugge nella natura dopo aver salvato un giovane ochi, una delle creature temute e combattute dalla sua piccola comunità; affronta pericoli e scopre la verità su questi animali mentre suo padre (Willem Dafoe) cerca sia di ritrovarla che di sterminare gli ochi. Manca originalità narrativa e manca sviluppo: Saxon si limita a saltare da una sequenza predefinita all’altra; potrebbe sembrare una corsa affannosa attraverso i punti salienti della trama, se non fosse che tutti sembrano inevitabili.

Ogni personaggio non è tanto un’entità autonoma quanto un’esigenza della struttura narrativa, e ogni approfondimento contestuale, storico o emotivo viene lasciato alla libera interpretazione dello spettatore. È come se Saxon sapesse che abbiamo già visto personaggi del genere e sentito storie simili, quindi ci invita a riempire noi gli spazi vuoti.

Così The Legend of Ochi si trasforma in una visione frustrante, che inizia con tanto potenziale ma non riesce più a nutrire l’attenzione dello spettatore man mano che procede. Gli stessi incanti delle prime scene si conservano, certo, ma perdono impatto per la ripetizione e, soprattutto, per la loro inutilità all’interno del film.

Uno stile così magnifico e un livello tecnico così alto meriterebbero una giustificazione narrativa più forte che non una vicenda così elementare e prevedibile. È sinceramente frustrante vedere come Saxon e la sua squadra riescano a creare qualcosa di visivamente così bello per poi sprecarlo in un’opera la cui immaginazione sembra esaurirsi nell’aspetto formale.

Presi singolarmente e fuori contesto, molti dettagli sono davvero splendidi, e Saxon dimostra chiaramente di sapere come creare atmosfera e tono attraverso il suono e l’immagine; una scena in cui una freccia sfiora un ochi durante una battaglia è intensa e dinamica, e un’inquadratura di Yuri distesa su un letto di muschio ha un calore solenne che ricorda le serre di High Life di Claire Denis.

The Legend of Ochi è in molti sensi un film affascinante, pieno di guizzi stilistici raffinati, e proprio per questo delude: perché questi guzzi sono al servizio di qualcosa di estremamente banale.

Se si guarda al film come a un’esperienza più che a una narrazione, allora è innegabile che ci sia molto valore in ciò che Saxon ha realizzato. Ma il regista non sta cercando di ridefinire il linguaggio cinematografico, né di inventare qualcosa di completamente nuovo come hanno fatto i grandi sperimentatori — sta lavorando entro schemi consolidatissimi, e le sue invenzioni sono in gran parte superficiali, il che limita fortemente il valore complessivo dell’opera.

Alla sua prima regia per il lungometraggio, Saxon mostra abilità evidenti in molti aspetti fondamentali della messa in scena, affinati attraverso diversi cortometraggi già presenti nella sua filmografia. Ma, alla prova del lungo formato, la sua narrazione risulta debole, appesantita tanto dalla convenzionalità quanto dalla carenza di sviluppo.

Il potenziale per qualcosa di grande c’è, ma non si realizzerà finché Saxon non imparerà a raccontare una storia. E a raccontarla bene.

Dseguito trovate il secondo trailer doppiato in italiano di The Legend of Ochi, nei cinema dall’8 maggio: