Il regista prova a rimescolare stilemi e stereotipi del genere, cambiando ambientazione e protagonisti usuali, ma se l'idea è lodevole, il risultato lo è molto meno
Mettiamoci per un attimo nei panni dell’esordiente Dallas Jackson. Essere distribuiti direttamente e in esclusiva su Netflix (non certo garanzia di qualità negli ultimi tempi …) quando alle spalle si ha la Blumhouse Productions (ugualmente non garanzia di qualità, ma sicuramente di incassi) e si è potuto contare sulla presenza nel cast – e nella colonna sonora – di RZA, va intenso come un segno di fiducia, oppure il contrario? Già dal ben poco inventivo titolo, Thriller un’indicazione precisa la dà.
Già dalla trama, il film suonerà molto familiare a molte persone: quando uno scherzo per terrorizzare Chauncy Page (Jason Woods), un adolescente con problemi di salute mentale, provoca la morte di uno dei pestiferi ragazzini mascherati che lo stanno mettendo in atto, il gruppetto di bulli attribuisce senza dubbio la colpa allo spaventato coetaneo. Quattro anni più tardi, Chauncy viene rilasciato dal penitenziario per minori e i membri della cricca presto capiscono che le loro vite sono in serio pericolo.
In tal modo, essendo tutti qui afroamericani o latamente ispanici (nessuna bianco), non è immediato identificare qualcuno come ‘il primo che muore’, ‘la spalla comica’ oppure ‘quello che si sacrifica di sicuro per salvare il/la protagonista’. Certo, l’horror velato di blaxploitation non è una assoluta novità (è di pochi mesi fa l’uscita di Tales from the Hood 2), ma è sicuramente stata una rarità negli annali del cinema del terrore e la conferma tra i big di Jordan Peele potrebbe significare il proliferare di questi prodotti. Naturalmente, proprio come il recente Noi, il pubblico di riferimento resta inevitabilmente soprattutto quello americano. In Thriller comunque ci sono elementi apprezzabili trasversalmente, come la soundtrack che riecheggia apertamente quelle di John Carpenter o i numerosi cenni a classici del genere, da Non entrate in quella casa a Scream e persino a Carrie, indice della grande passione di Dallas Jackson per la materia.
Tuttavia, anche così Thriller non risulta particolarmente entusiasmante. Il sangue praticamente è assente (così come il sesso), non ci sono spaventi tangibili o nemmeno qualche personaggio per cui fare il tifo. esattamente come in So cosa hai fatto e nei suoi tremendi sequel, è difficile dispiacersi per un gruppo di adolescenti che finalmente ottengono la meritata punizione per aver cercato di coprire la morte di qualcuno. E divengono doppiamente odiosi quando si considera la salute mentale della persona con cui se la prendono.
Come avrete intuito, in definitiva Thriller non è davvero un grande film, pur non essendo neppure osceno. È un tentativo poco riuscito e blando di aggiornare il genere slasher sovvertendone le storiche dinamiche e stilemi. La buona volontà non manca, quindi sarà interessante vedere quale sarà il prossimo passo di Dallas Jackson. Speriamo solo che non sia un sequel di Thriller.
Di seguito il trailer internazionale del film, messo a catalogo da Netflix (ma non ancora in Italia) il 14 aprile: