Voto: 4.5/10 Titolo originale: Uglies , uscita: 12-09-2024. Regista: McG.
Uglies: la recensione del film fanta-edonistico di McG (su Netflix)
14/09/2024 recensione film Uglies di Gioia Majuna
Joey King è la protagonista di un viaggio YA distopico verso la perfezione estetica che si perde nella mediocrità di un adattamento senza i mezzi per star dietro alle proprie ambizioni
Le idee alla base di Uglies sono probabilmente ancora più rilevanti oggi rispetto a quando il romanzo originale di Scott Westerfeld è stato pubblicato nel 2005, quindi è deludente vedere questa trasposizione finita in esclusiva su Netflix fallire così miseramente.
Ostacolato da CGI di bassa qualità, una scrittura prevedibile e una schiacciante mancanza di personalità, Uglies risulta infatti tedioso e decisamente dimenticabile: un esito imbarazzante considerando che il film è nato come un progetto appassionato della protagonista – e produttrice esecutiva – Joey King (The Princess).
Esplorando il potere distruttivo degli ‘standard di bellezza’ perfezionisti, Uglies si svolge in un futuro distopico in cui tutti, al compimento dei 16 anni, si sottopongono a un intervento di chirurgia estetica, trasformando i loro corpi in uno stato di apparente impeccabile beltade.
I ragazzini in questo mondo sono appunto chiamati “Brutti” e trascorrono l’adolescenza sognando il giorno in cui entreranno a far parte della società dei “Belli” — una vita di glamour e prosperità, dove tutti sono ugualmente splendidi. Questo sistema scoraggia qualsiasi senso di individualità, ma è un piccolo prezzo da pagare per la pace mondiale.
Una volta accettato l’ambizioso mondo creato da Westerfeld, Uglies offre un’infinità di opportunità per un ficcante commento sociale. Ci invita a riflettere sulla popolarizzazione reale della chirurgia estetica, delle App per modificare i volti e dei disturbi alimentari.
Solleva interrogativi sui pregiudizi della società contro i corpi considerati “imperfetti” e su come razza, genere e sessualità influenzino la nostra concezione di bellezza.
Sfortunatamente, il film tocca appena questi scottanti temi. Riceviamo qualche critica vaga sulla cultura dei Belli che rende le persone insicure e anti-intellettuali, ma per il resto si tratta di un adattamento frustrantemente superficiale.
Diretto da McG (Terminator Salvation), questo prodotto usa e getta di Netflix sembra una copia sbiadita di franchise per giovani adulti di dieci anni fa come Hunger Games, Divergent e Maze Runner — saghe che, sebbene dalla qualità variabile, erano riuscite sempre a garantire un sano spettacolo.
In confronto, Uglies appare chiaramente povero. Economico al punto da sembrare un film straight-to-DVD nel 2011. La sceneggiatura non è abbastanza intelligente da compensare i suoi scarsi valori di produzione, che si affidano pesantemente a sfondi greenscreen poco convincenti, architetture brutaliste generiche e (in maniera alquanto sconcertante) a molte scene con hoverboard per la protagonista Tally Youngblood (King).
Questo è indubbiamente il film con più scene di hoverboard in CGI dell’anno, anche se non lo definirei un complimento.
Ad ogni modo, Tally sta per compiere 16 anni e, per gran parte del film, è completamente immersa nel suo futuro come Bella migliorata chirurgicamente. Dopotutto, ha passato tutta la vita a essere indottrinata a credere che questo sia l’unico modo per crescere. Ma, nella migliore tradizione dei drammi distopici per adolescenti, c’è una spinta ribelle nascosta dietro le quinte, pronta ad aprire gli occhi di Tally alla realtà autoritaria della sua educazione.
Guidato dal carismatico David (Keith Powers), questo movimento rifiuta la chirurgia estetica a favore di uno stile di vita più naturale, demonizzato come terrorista dall’establishment dei Belli. Tally si unirà ai ribelli o abbraccerà il suo sogno d’infanzia di diventare Bella?
Nel terzo atto è abbondantemente chiaro che questo è pensato come il primo capitolo di una serie di film — un problema fondamentale per diversi motivi, che vanno dalla scarsa probabilità che un sequel venga realizzato (bassa!) alla struttura dell’arco narrativo di Tally come protagonista.
È logico che un’adolescente ingenua abbia difficoltà ad abbandonare il suo modo di vivere originale, ma il ruolo di Tally pende troppo verso il lato “riluttante” dell’eroe riluttante. È anche difficile credere nella storia d’amore tra lei e David, perché Tally sembra e si comporta come una giovane adolescente protetta, mentre David appare come un adulto esperto.
Non c’è una ragione convincente per cui lui dovrebbe trovarla attraente. E questo senza nemmeno toccare il problema di casting più divertente del film, dove i ribelli principali (Powers, Jan Luis Castellanos, Brianne Tju) sembrano tutti modelli, praticamente indistinguibili dagli aristocratici airbrushed di Pretty City.
Altrove, il casting appare semplicemente scarno, probabilmente a causa di limitazioni di budget. Abbiamo tutti visto film di fantascienza indie che funzionano egregiamente con un piccolo cast dentro un’unica location (Ex Machina, Moon ecc.), ma Uglies non è un’opera ‘contenuta’.
Chiaramente vorrebbe ambire ad essere un’avventura thriller in stile Hunger Games, ma non riesce neanche a presentare un cast d’insieme ben sviluppato — per non parlare di scene di folla o sequenze d’azione. Solo due personaggi Belli hanno ruoli significativi: l’amico d’infanzia di Tally, Peris (Chase Stokes), e la leader dei Belli malvagia, la Dott.ssa Cable (Laverne Cox).
Quest’ultima scelta di casting porta con sé un sottotesto discutibile, creando una situazione in cui una donna trans malvagia fa il lavaggio del cervello ai ragazzi per farsi operazioni di chirurgia che cambiano la vita. In un film migliore, scegliere un attore trans avrebbe potuto aprire la porta a una visione più ricca del tema di Uglies, riconoscendo i lati positivi del modificare il proprio corpo per vivere una vita migliore.
Ma questa versione di Uglies è troppo superficiale per riuscirci. Invece, abbiamo una Laverne Cox nei panni di una dittatrice fascista del makeover, in una storia young adult di basso livello che non è abbastanza camp per rendere il personaggio divertente.
Tirando le somme, Uglies è cucito insieme con una narrazione espositiva sfilacciata, non riuscendo a offrire action di buon qualità, peso emotivo o commenti sociali significativi. Joey King e Keith Powers fanno del loro meglio, ma non c’è modo di superare la mancanza di materiale valido con cui lavorare.
Tutti quei montaggi con l’hoverboard danno l’impressione di allungare il tempo per arrivare a 90 minuti, che peraltro sembrano addirittura affrettati verso il finale. I fan del libro non saranno quindi soddisfatti, mentre per i nuovi spettatori che se lo troveranno nella home page del catalogo sarà solo lo spreco di una buona idea.
Di seguito trovate il trailer italiano di Uglies, a catalogo dal 13 settembre:
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