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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Vermines , uscita: 27-12-2023. Regista: Sébastien Vani?ek.

Vermin (Infested): la recensione del film horror coi ragni di Sébastien Vaniček

02/05/2024 recensione film di William Maga

Il regista francese esordisce con un'opera formalmente curata e capace di sfruttare il concept per incutere sani brividi

I film con ragni assassini tendono a essere distribuiti direttamente straight-to-video, su reti come SyFy Channel, o in streaming, meglio se relegati in quell’angolino buio dei titoli ‘assolutamente da perdere’ perché sembrano tanto brutti perché in effetti lo sono davvero.

Se mai ce n’è stato uno credibile, è Aracnofobia del lontano 1990, prodotto addrittura da Steven Spielberg, con i suoi valori di produzione hollywoodiani, le star affabili, l’uso di effetti speciali dignitosi e centinaia di veri ragni Avondale, innocui per gli esseri umani, ma che nessuno vorrebbe come animaletti domestici.

Oggi, la maggior parte dei film con animali assassini ricorre ad una CGI di basso costo che dona al tutto un’aria consapevolmente scadente, com’era il caso di Arac Attack – Mostri a otto zampe del 2002. Oppure, nel caso di Itsy Bitsy del 2019, gli autori probabilmente speravano in un risultato un po’ più serioso, traditi però da effetti speciali scadenti che rivoltavano la frittata in una commedia involontaria.

Il sottogenere dei ragni assassini non è insomma stato caratterizzato da un riuscito connubio tra una narrazione ed esecuzione formale per oltre tre decenni, quindi il francese Vermin (Vermines / Infested) – che è stato presentato in anteprima a Venezia 80 – non può che diventare improvvisamente una gradita sorpresa, tra momenti genuinamente spaventosi e una cura formale capace di elevarlo dal territorio dei B-movie a cui sembrerebbe relegabile.

Vermin - Infested (2023) film posterConsiderata la storia del sottogenere, definire Vermin (Infested), il miglior film sui ragni assassini dai tempi di Aracnofobia non è chissà quale complimento, eppure, non è una definizione imprecisa del tutto.

Sébastien Vaniček debutta qui nel lungometraggio, firmando anche la sceneggiatura insieme a Florent Bernard, e il risultato finale gli è valso subito un contratto hollywoodiano per dirigere un nuovo capitolo della saga di La Casa / Evil Dead.

Una fortuna meritata: il giovane regista ha infatti concepito uno scenario raccapricciante che vede un complesso abitativo di una banlieue sottoposto a lockdown brulicare di letali ragni, coi piccoli mostri che sembrano crescere di dimensione e imparare con ogni nuova nidiata in modo orrendo.

Se volete un paragone facile, Sébastien Vaniček prova a offrire al suo pubblico un’esperienza che mescola l’intensità di [Rec] con le dinamiche sociali di Attack the Block – Invasione aliena.

Dopo un inquietante prologo ambientato a Dubai che stabilisce le vaghe origini dei ragni, conosciamo Kaleb (Théo Christine), un piccolo truffatore con il grande sogno di aprire uno zoo di insetti e rettili. L’idea è stata concepita insieme al suo vecchio amico Jordy (Finnegan Oldfield), ma da allora i due si sono allontanati, con Kaleb rimasto solo a ospitare una collezione di millepiedi, scorpioni e rane nella sua camera da letto.

Nel frattempo, Kaleb vende scarpe da ginnastica di marca ad aspiranti gangster e cerca di migliorare la sua situazione abitativa, aiutato dalla sorella Manon (Lisa Nyarko), la custode non ufficiale del loro complesso residenziale. La storia entra nel vivo dopo che Kaleb acquista un nuovo ragno in un negozio clandestino, lo chiama Rhianna e l’aracnide scappa dalla sua scatola di scarpe e inizia rapidamente a deporre uova e a diffondere i suoi piccoli in tutto il condominio.

L’aspetto terrificante è che, non molto tempo dopo la prima morte, le autorità sigillano l’edificio, apparentemente consapevoli che non è possibile fermare questa specie particolarmente invasiva di ragno mortale.

In effetti, in quella che è a tutti gli effetti una blanda applicazione di commento sociale, il terzo atto vede Kaleb e compagnia bella alle prese con ragni sempre più grandi – e con le autorità (il titolo originale, ‘Vermines’, è traducibile con ‘Parassiti’ …).

Intrappolando i suoi protagonisti con una schiera di zampettanti ragnetti, col lavoro iniziale del regista di tratteggiare ‘tipi’ diversi di vicini, che vanno dal gentile al razzista, fa sì che Vermin (Infested) vanti presto un numero considerevole di vittime.

Kaleb e soci sfruttano la loro sventurata situazione come il classico episodi di una sitcom anni ’80 coi personaggi intrappolati in un ascensor: la loro vicinanza forzata permette di elaborare i loro problemi personali. I genitori di Kaleb e Manon sono deceduti e hanno entrambi bisogno di guarire le loro ferite ancora aperte.

C’è anche tensione tra Kaleb e Jordy da risolvere. Ma pochi di questi aspetti hanno un impatto significativo, anche se sono gestiti con un’accettabile integrità drammatica. Fortunatamente, Kaleb e Jordy hanno una conoscenza degli insetti sufficiente a spiegare perché questi ragni, in una sorta di darwinismo compresso, si adattino e crescano a un ritmo accelerato per gestire le loro prede più grandi del normale: gli esseri umani.

E per quanto assurdo possa sembrare lo scenario, almeno un personaggio osserva come questo “non abbia alcun senso”.

Vermin - Infested (2023) filmDiverse sequenze di ‘spavalderia’ dei protagonisti fanno salire la tensione e fanno di Vermin (Infested) un horror concepito con cura. A un certo punto, Kaleb e gli altri devono correre su per diverse rampe di scale, inseguiti da ragni grandi come gatti che si dimenano dietro di loro. Solo la luce può fermare le bestie a otto zampe, ma i sopravvissuti non hanno altro che alcuni bengala di breve durata e una torcia a vento che dura solo pochi secondi, sufficienti a bloccare momentaneamente i predatori mentre gli altri corrono per salvarsi nel buio totale.

Altrove, una sequenza senza respiro coinvolge Kaleb e i suoi nell’attraversamento di un corridoio invaso da centinaia di ragni, che hanno trasformato il passaggio in un esteso tunnel di ragnatele. A questo si aggiunge il volubile timer dell’illuminazione, che impone a Manon di rimanere indietro per girare la manopola mentre il fratello e gli amici attraversano il nido. Alla fine, Manon deve tentare di sfrecciare attraverso il corridoio prima che il timer si esaurisca, dando vita a una sequenza incredibilmente intensa, girata con un’illuminazione suggestiva e con movimenti di macchina stravaganti dal direttore della fotografia Alexandre Jamin.

Sequenze come queste citate, valgono quasi da sole una visione. La regia viscerale e implacabile di Sébastien Vaniček prende spunto anche dai film horror della New French Extremity dei primi anni 2000, con Vermin (Infested) che si diletta in alcuni gustosi momenti gore.

Se le ragnatele a volte non sembrano più convincenti di un prodotto usato per festeggiare Halloween, la loro tattilità è lodevole. Vermin (Infested) presenta anche alcuni ragni ‘artigianali’ accanto a quelli in CGI, anche se persino quelli digitali fanno paura.

Tuttavia, gran parte dell’impatto emotivo va a vuoto, come dimostra una sequenza inondata di luce rossa in cui i personaggi si cimentano in un’infinita esplosione di lacrime e di lamenti che non ottiene affatto l’impatto che dovrebbe avere. Allo stesso modo, alla fine Kaleb impara una curiosa lezione sui ragni: che hanno più paura di noi che noi di loro.

Dato il numero di persone che diventano cibo per ragni e la quantità di terrore che il film mostra, il punto non viene però affatto rafforzato. Forse Sèbastien Vaniček vuole sottolineare la necessità di lasciare in pace la natura, per evitare che si scateni in modi da incubo. È giusto così. Ma questa nozione sembra più un suggerimento successivo non supportato dalla modalità in cui Vermin (Infested) si svolge, ovvero quella di un’opera coi ragni assassini capace di generare sani brividi.

In attesa di capire quando verrà distribuito dalle nostre parti, di seguito trovate il trailer internazionale di Vermin (Infested):