Voto: 6.5/10 Titolo originale: Wake Up Dead Man: A Knives Out Mystery , uscita: 26-11-2025. Budget: $210,000,000. Regista: Rian Johnson.
Wake Up Dead Man – Knives Out: la recensione del terzo film con Benoit Blanc (su Netflix)
12/12/2025 recensione film Wake Up Dead Man: A Knives Out Mystery di Marco Tedesco
Il nuovo capitolo di Rian Johnson unisce fede, delitto e redenzione. Daniel Craig e Josh O’Connor guidano un giallo cupo e sorprendente

Con Wake Up Dead Man – Knives Out, Rian Johnson firma il terzo capitolo della sua saga delittuosa e ne rinnova ancora una volta il linguaggio. Dopo l’eleganza di Knives Out e la brillante satira di Glass Onion, questo nuovo episodio abbandona il lusso e la mondanità per calarsi in un’America più grigia, rurale, scossa da fanatismi e sensi di colpa. Il risultato è un giallo cupo e affilato, che usa l’enigma per interrogare la fede, la ragione e le crepe morali del presente.
La storia prende forma attorno a padre Jud Duplenticy, interpretato da Josh O’Connor, un ex pugile diventato prete dopo un tragico incidente sul ring. Inviato in una piccola parrocchia di Chimney Rock, nello stato di New York, Jud cerca redenzione e pace spirituale, ma trova una comunità dominata da un monsignore autoritario, Jefferson Wicks, incarnato da un intenso Josh Brolin. Wicks è un predicatore dal carisma inquietante, un uomo di chiesa che trasforma la fede in strumento di potere. Le sue omelie infuocate parlano di peccato e punizione più che di perdono: un capo religioso che, con la sua retorica di paura e purezza, tiene in pugno un gruppo di fedeli fragili, risentiti e bisognosi di appartenenza.
Attorno a lui si muove un coro di personaggi segnati dal dolore e dal rimpianto: Martha, la devota custode del tempio (Glenn Close); il tuttofare Samson, grato al monsignore per averlo “salvato” dall’alcol (Thomas Haden Church); il medico abbandonato dalla moglie (Jeremy Renner); lo scrittore in crisi d’identità (Andrew Scott); la violoncellista Simone (Cailee Spaeny), convinta che la fede possa guarire il corpo; l’avvocata Vera (Kerry Washington) e il suo arrogante fratellastro Cy (Daryl McCormack), politico fallito che trasforma ogni evento in propaganda online. Tutti, in un modo o nell’altro, sono vittime e complici di un sistema che promette salvezza ma si nutre di paura.
Durante la predica del Venerdì Santo, Wicks entra in una piccola stanza accanto all’altare e, in pochi secondi, viene trovato morto, trafitto da un coltello con l’impugnatura a forma di testa di diavolo. Nessuno lo ha seguito, nessuno è uscito o entrato. Un delitto impossibile, costruito secondo la più classica tradizione del “enigma della stanza chiusa”, ma carico di valenze simboliche. È qui che entra in scena Benoit Blanc, il detective interpretato da Daniel Craig, chiamato a risolvere un caso che sembra sfidare le leggi della logica e forse della fede.
Johnson gioca con le convenzioni del giallo classico ma sposta il baricentro sull’animo umano. Per la prima ora Blanc rimane fuori campo: la storia è tutta nelle mani di O’Connor, che costruisce un prete tormentato, diviso tra colpa e speranza. Quando finalmente Blanc arriva, non è l’eroe onnisciente, ma un osservatore ironico e disilluso. La sua intelligenza razionale si scontra con la visione spirituale di Jud, e la loro improbabile alleanza diventa il cuore morale del film: un uomo di fede e uno scettico che cercano entrambi la verità, pur sapendo che la verità, a volte, è un mistero insondabile.
Rispetto a Glass Onion, che puntava sul sarcasmo e sulla dimensione spettacolare, Wake Up Dead Man – Knives Out si presenta più compatto e coerente. Johnson abbandona la satira diretta sul potere economico e racconta invece la deriva morale di una comunità smarrita, dove il culto religioso diventa una forma di controllo identitario. Il parallelismo con la società contemporanea è evidente, ma non gridato: Cy, che diffonde le prediche del monsignore sui social, è una caricatura solo in apparenza, emblema di una comunicazione che confonde fede e propaganda. Lo scrittore barricatosi dietro un fossato, isolato dal mondo, diventa un’immagine fin troppo riconoscibile dell’autosegregazione digitale.
La regia alterna momenti di tensione e sprazzi di ironia nera, mantenendo costante il senso di inquietudine. La fotografia di Steven Yedlin tinge di toni lividi la chiesa e i paesaggi di provincia, sfruttando la luce che filtra dalle vetrate come simbolo di una verità che illumina ma acceca. Anche il montaggio di Bob Ducsay contribuisce a dare ritmo all’indagine, intrecciando confessioni, flashback e false piste fino alla rivelazione finale. Pur essendo pensato per lo streaming, il film mantiene una cura visiva da grande schermo, confermando quanto Johnson sappia ancora credere nel cinema come spazio di costruzione del mistero.
Il meccanismo dell’assassinio, raffinato e ingannevole, non punta a far vincere lo spettatore nel gioco degli indizi, ma a invitarlo a riflettere sulle motivazioni che spingono i personaggi. Wake Up Dead Man non è solo un “whodunit?”, ma un “perché lo si fa?”. Dietro la trama poliziesca si nasconde un’indagine sul bisogno umano di credere, di appartenere, di trovare un senso anche quando la realtà lo nega. Il monsignore rappresenta l’abuso della fede come potere; Jud incarna il tentativo di riscatto; Blanc, la fiducia nella ragione come unica forma di fede possibile. Alla fine, i tre non sono così diversi: tutti cercano un ordine nel caos, tutti hanno bisogno di una storia in cui riconoscersi.
Il film, nonostante l’ambientazione religiosa, non è mai predicatorio. Al contrario, è un racconto sull’ambiguità: ogni personaggio vive una doppiezza, e il confine tra bene e male si fa sempre più sfumato. Johnson non giudica, osserva. Mostra una comunità che si rifugia nella certezza delle formule mentre il mondo attorno si disgrega, e un investigatore che, pur proclamandosi razionalista, finisce per ammettere che l’essere umano non è spiegabile con la sola logica. È questa tensione tra fede e dubbio, tra colpa e perdono, che dà al film la sua forza emotiva.
Con Wake Up Dead Man – Knives Out, Johnson non solo rilancia il genere del giallo moderno, ma lo trasforma in uno specchio del presente. L’enigma diventa metafora della ricerca di verità in un tempo di menzogne, e la chiesa di Chimney Rock un microcosmo dove si riflettono le paure collettive. È un film cupo ma attraversato da una speranza sotterranea: che ragione e compassione, logica e umanità, possano ancora incontrarsi. Forse il mistero più grande, suggerisce Johnson, non è chi abbia commesso un omicidio, ma come continuare a credere negli altri senza smettere di pensare.
Di seguito trovate il full trailer doppiato in italiano di Wake Up Dead Man – Knives Out, su Netflix dal 12 dicembre:
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