Si chiude il nostro giro tematico, tra meraviglie della tecnica e live-show
Finito un primo giro esplorativo all’interno del Art of Disney Animation, il nostro percorso continua attraverso le altre attrazioni: meno coese e “filmiche”, queste vorrebbero dare l’idea di trovarsi in un enorme set cinematografico, in cui le postazioni dovrebbero fungere da varie scenografie, ma risulta piuttosto un insieme di diverse esperienze senza un filo conduttore. Se si abbandonano le velleità di critici, però, e ci si vuole semplicemente divertire, allora il parco svolge perfettamente la sua funzione. Va detto a onor del vero che in origine la Walt Disney Feature Animation volle uno studio satellite in ogni parco a tema nel mondo, quest’ultimo era situato proprio dove oggi sorge il Disney Studios e prima di essere eliminato, collaborò alle lavorazioni di produzioni famosissime come La Sirenetta, il Re Leone e Pocahontas. Tuttavia il complesso ha ormai perduto la sua funzione originaria. Strutturalmente molto ampio, questo si estende su una superficie di 270.000m² ed è suddiviso in 4 zone: Front lot, Toon studio, Production courtyard e Backlot. Il Front lot comprende l’ingresso, con una piazzetta in cui si trova la fontana dedicata al film Fantasia, e lo Studio 1, un capannone con varie boutique e negozi tematici con ambientazioni che ricordano la Hollywood anni ’50. Usciti dalla passeggiata si accede al Toon studio che comprende varie attrazioni ispirate a personaggi dei film Disney e Pixar come Aladdin, Alla ricerca di Nemo, Cars, Toy Story (con un playground dedicato) e Ratatouille. Per lo più si tratta di montagne russe, giostre rotanti et simili per grandi e bambini, come detto in precedenza consistono solo in un vago riferimento tematici al cartone animato, nulla di più.
Dopo tale avventura tridimensionale, ci siamo diretti nell’area denominata Production Couryard, dove subito si nota la Twilight Zone Tower of Terror, un edificio che si sviluppa verticalmente e vuole rappresentare un vecchio hotel abbandonato dentro cui si cela il portale per la quinta dimensione. L’attrazione si basa sul celebre telefilm di stampo fantascientifico degli anni ‘50-‘60 che vanta Ray Bradbury tra i suoi sceneggiatori. La “zona d’ombra”, quella senza spazio e senza tempo, è qui che si perdono le tracce degli sfortunati avventori. Il tutto avviene su un ascensore, dove ti fanno prendere posto raccomandandosi di allacciare le cinture. Per chi, come me, non se lo aspetta è abbastanza traumatico, si sale di un piano e una volta aperte le porte si assiste alla scena di alcune persone che vengono risucchiate dal portale interdimensionale. Dopo una veloce salita e una pausa che dura massimo 5 secondi, si precipita letteralmente verso il basso, 60 metri di puro terrore, il tutto continua per altre due volte togliendo il fiato ad ogni giro. Se siete amanti del brivido, in tutti i sensi, allora lanciatevi in quest’avventura al cardiopalma.
Con quest’ultima esperienza si è concluso il nostro viaggio, ne usciamo sicuramente arricchiti in merito alle varie tecniche di animazione e alle realizzazioni degli effetti speciali, ma con anche molta insoddisfazione perché questo parco avrebbe davvero molto potenziale e avrebbe potuto, se meglio sfruttato, regalarci molto di più.