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Voto: 8/10 Titolo originale: Nip/Tuck , uscita: 22-07-2003. Stagioni: 8.

Dossier | Nip / Tuck (serie): la bugia perfetta di Ryan Murphy

05/09/2020 recensione serie tv di Marco Tedesco

Tra il 2003 e il 2010, Dylan Walsh e Julian McMahon sono stati i due chirurghi plastici più famosi d'America in uno show audace e progressista, capace di esplorare la natura umana in modo bizzarro e profondo

Julian McMahon e Dylan Walsh in Nip Tuck (2003)

È difficile ricordare un’epoca in cui Ryan Murphy non avesse una ‘presenza’ televisiva costante lungo tutto l’anno, ma questo era proprio il caso nei primi 2000, quando la serie Nip / Tuck ha debuttato sulla rete FX, precisamente nel luglio del 2003. Quando è terminata, ben 100 episodi dopo, nel marzo del 2010, Glee era già nella sua stagione iniziale. Quella ‘sovrapposizione’ di agende fu la prima per lui, ma rappresentò anche un segno di ciò che sarebbe accaduto per l’ormai prolifico showrunner, ribattezzato dal New Yorker nel 2018 come “L’uomo più potente della TV” e “Re del boom dello streaming” da Time nel 2019.

Nel 2010, tuttavia, Ryan Murphy era solamente all’inizio della sua ‘conquista’ del piccolo schermo. Oltre a Popular (1999-2001), teen drama della WB con punte satiriche, l’unico suo credito televisivo era stato infatti il pilot – non acquistato – per uno show intitolato St. Sass in cui avrebbero dovuto recitare Delta Burke e Heather Matarazzo. Come ormai sappiamo, sarebbe stato però il già citato Glee, un grande successo di pubblico e critica, a rappresentare il punto di svolta nella sua carriera, rendendo il suo nome decisamente popolare.

Roma Maffia, Julian McMahon e Dylan Walsh in Nip Tuck (2003)La metaforica e allegorica Nip / Tuck, tuttavia, rimane il progetto più influente e importante di Ryan Murphy; se ne possono vedere tracce in tutti i suoi lavori successivi, e ce ne sono molti (è stato produttore esecutivo e, spesso, sceneggiatore e regista di American Horror Story, The New Normal, Scream Queens, American Crime Story, Feud, 9-1-1, Pose , The Politician, 9-1-1: Lone Star, e delle imminenti Ratched, Hollywood e Halston). Se ci pensate, in qualsiasi momento nell’ultimo decennio ha avuto non meno di tre show in onda contemporaneamente.

Questa ‘saturazione’ rende quindi piuttosto facile mappare le connessioni all’interno dell’opera di Ryan Murphy, soprattutto data la sua inclinazione a ricorrere frequentemente agli stessi attori, o di trovare argomenti trasversali in generi diversi. Nip / Tuck, tuttavia, è la chiave per capire cosa sia davvero una “serie di Ryan Murphy”: un prodotto televisivo che piega il genere, che avvolge i suoi problemi sociali in un glamour puro e scintillante, con le sue vere intenzioni che diventano evidenti solo a uno sguardo più attento.

Ad oggi, le 6 stagioni di Nip / Tuck sono ancora disponibili solamente in home video in Italia, anche se per i 10 anni dalla conclusione è possibile che qualche piattaforma streaming decida di metterle a disposizione degli abbonati a breve. Va detto che, se originariamente andò in onda su FX come parte di un programmazione ‘più audace’ della media, che cercava di spingere oltre i limiti di ciò che poteva essere mostrato in televisione all’epoca, in seguito trovò casa su Netflix (negli Stati Uniti), quando ancora era agli albori. Una volta terminata, tuttavia, Nip / Tuck è passata in secondo piano, mentre il panorama televisivo è cambiato enormemente, finendo per divenire così sovraccarico di opzioni per gli spettatori da rendere quasi impossibile trovare uno spazio per replicarla.

Eppure, forse qualcuno lo ricorderà, lo show di Ryan Murphy era così presente nelle conversazioni culturali – negli USA come pure in Italia – che un promo pubblicitario era addirittura arrivato ad abbinava coloratissime immagini glamour all’hip-hop di Kanye West, urlando al mondo “Questo è un prodotto che ha ampiamente il polso della cultura pop!” (il video lo trovate in chiusura).

Come suggerisce quella clip, Nip / Tuck è a dir poco fantastico: un medical drama seriale tutt’altro che convenzionale, che si bagnava di elementi del dramma poliziesco, con la dark comedy, il dramma familiare, la satira e il thriller psicologico, tutti ben evidenti nei lavori successivi di Ryan Murphy. Era una critica costante e spietata alla vanità e alla spinta della società occidentale verso la perfezione (‘A perfect lie’, ci ricordava la sigla di apertura) avvolta da un aspetto esteriore allo stesso tempo ricco di citazioni, ossessionato dalla stranezza, superbamente corredato da una colonna sonora ricercata e zeppo di sesso bollente, violenza scioccante e attori funanbolici.

Joely Richardson, Julian McMahon e Dylan Walsh in Nip Tuck (2003)Scavando più a fondo, però, Nip / Tuck portava alla luce il vero nucleo dell’opera di Ryan Murphy, ovvero il senso di comunità. Che sia espresso attraverso momenti di momentaneo benessere da parte di persone disadattate o dello schiaffo della realtà della caduta in disgrazia di uno sconosciuto, l’esplorazione della famiglia, sia essa data oppure scelta, è l’àncora dello show.

Facciamo allora la conoscenza del dottor Sean McNamara (Dylan Walsh) e del dottor Christian Troy (Julian McMahon), protagonisti di Nip / Tuck e proprietari della McNamara / Troy, uno studio di chirurgia estetica all’avanguardia e controverso situato prima nella simbolica Miami (e poi nell’altrettanto simbolica Los Angeles), il luogo in cui iniziano le consultazioni con ogni nuovo paziente con lo slogan: “Dimmi cosa non ti piace di te“. Quel comando rappresenta parimenti sia una forza trainante per i personaggi principali, che tentano continuamente di esorcizzare i loro – parecchi – demoni interiori, che un invito ad aprirsi per una girandola di individui disgustati dal proprio aspetto esteriore (interiore?) interpretati da alcuni dei volti preferiti di Ryan Murphy, che trasudano delle sue peculiarità e bizzarrie psicofisiche favorite.

Sarah Paulson, ad esempio, si presenta nella seconda stagione come Agatha Ripp, una paziente presumibilmente affetta da stimmate. L’attrice avrebbe poi recitato in American Horror Story, a un certo punto all’interno di un manicomio gestito da Monsignor Timothy Howard (Joseph Fiennes), anche lui alle prese proprio con le stimmate. Sempre nella seconda stagione di Nip / Tuck, la guest star Joan Rivers si presenta alla McNamara / Troy interpretando nientemeno che se stessa, sperando di ottenere diversi interventi chirurgici che le permetteranno di tornare ad assomigliare alla donna che sarebbe diventata se non avesse mai subito alcun intervento estetico in primo luogo.

Se la donna afferma che la richiesta derivi dal voler mostrare a suo nipote il suo vero io, menziona però ripetutamente anche le possibilità di pubblicità: pensa che un ‘prima’ e un ‘dopo’ che sconvolgano le aspettative della società la renderanno di nuovo famosa. Mentre l’aspetto di Joan Rivers è un ottimo esempio del tipo di casting azzardato e metacinematografico / metatelevisivo che avrebbe continuato a pervadere gran parte del ‘Murphyverse’ negli anni seguenti, è anche un ottimo esempio della capacità di Nip / Tuck di bilanciare circostanze oltraggiose e ardite con un’esplorazione del profondo desiderio dell’essere umano.

Famke Janssen e John Hensley in Nip Tuck (2003)Questo equilibrio si esprime al meglio, tuttavia, nel duo che dà il nome alla McNamara / Troy. Ispirato al film Conoscenza carnale (Carnal Knowledge) di di Mike Nichols del 1971, che Ryan Murphy ha definito “una storia d’amore su due uomini eterosessuali”, una storia d’amore eterosessuale tra Sean e Christian attraversa la serie e rivela come i loro singoli pezzi rotti si incastrino come un puzzle perfetto. Entrambi i chirurghi stanno cercando di fare i conti con un passato fatto di padri assenti e violenti, ma lavorano per ‘correggere’ questi trascorsi in modi diversi.

Sean, da un lato, si appoggia alla perfezione morale, con l’obiettivo di essere un marito amorevole, un buon padre e un chirurgo etico. Christian, dall’altro, cerca la perfezione fisica, qualcosa che, accoppiata con la sua ampia disponibilità economica, lo guida verso azioni vili e spregiudicate. E se questi approcci opposti spesso finiscono per creare una frattura tra i due, inevitabilmente continuano anche a farli riavvicinare e unire.

Lo stesso discorso non vale per i personaggi secondari che gli gravitano intorno. Sean non può diventare un marito perfetto, soprattutto perché sua moglie Julia (Joely Richardson) non riesce a dimenticare un’avventura avuta proprio con Christian quando erano tutti quanti ancora studenti del college. E fallisce anche in modo spettacolare come genitore, con i figli Matt (John Hensley) e Annie (Kelsey Batelaan) che sperimentano e sopportano nel corso delle stagioni di Nip / Tuck un’infinità di comportamenti e situazioni ben ‘oltre i limiti’ causati dai loro inetti genitori che non possono lasciarli indifferenti. Similmente, invece, se nella sua professione eccelle, Christian tende a macchiare la reputazione di entrambi rovinando sistematicamente ogni sua singola relazione personale attraverso il sesso, in particolare causando ferite irreparabili alla fidanzata ‘a gettone’ Kimber (Kelly Carlson), alla ‘nemica’ di lunga data Gina (Jessalyn Gilsig) e alla fidata collaboratrice Liz (Roma Maffia).

Joan Rivers, Julian McMahon e Dylan Walsh in Nip Tuck (2003)Questi fallimenti personali, sebbene rappresentino il ‘sale’ della trama, sono anche riflesso tangibile del tipo di umanità che si ritroverà anche nel resto dei lavori di Ryan Murphy. Certo, il mondo di Sean e Christian comprende brutali signori della droga, life coach sociopatici, serial killer, madame assassine, ragazze sadiche e spietate e così tanto incesto che potrebbe essere difficile localizzare il ‘centro umano’ di Nip / Tuck.

Ma è lì, nell’impenetrabile legame tra Sean e Christian, che scorre e rifluisce nello stesso modo in cui potrebbe farlo una relazione più tradizionale (si molleranno? resisteranno un altro po’?), costringendo lo spettatore a voler andare fino in fondo e rendendo lo show il programma di Ryan Murphy più solido – tra i suoi più longevi – dall’inizio alla fine. È una formula che ha replicato anche altrove, a volte con successo – vedi Pose -, a volte rimaneggiandola completamente, come in American Horror Story.

Forse l’unica serie uscita nello stesso periodo di Nip / Tuck che rispecchiava l’intensità della sua ambientazione e dei suoi sotterfugi e falsità fu The O.C., che condivideva la stessa visione di città soleggiate con ventri squallidi, traboccanti di ricchezza incontrollata. The O.C., tuttavia, era molto più ‘realistico’ e molto meno gay. Nip / Tuck presenta invece uno stuolo di relazioni queer e una serie di sottotrame trans, alcune delle quali sono invecchiate bene, altre molto meno. C’è un tentativo limpido e focalizzato di creare una Miami e una Los Angeles che riflettessero le rispettive diversità delle due città, sostenuto dalla selezione di membri effettivi delle due comunità, rappresentate nella maggior parte – ma non in tutti – i casi.

Quindi, anche se Nip / Tuck potrebbe non essere stata una serie perfetta – ammesso che esiste davvero qualcosa del genere – fu notevolmente progressista per il suo tempo. E mentre sia il lavoro di Ryan Murphy che il medium televisione si sono evoluti più in generale in molti modi nel corso dell’ultimo decennio, il nucleo del suo lavoro, quello che è illustrato al meglio in Nip / Tuck, è da subito stato fortemente presente nel suo modo di intendere un serial, toccando apici probabilmente mai più raggiunti.

Di seguito la sigla di apertura di Nip / Tuck, ‘A perfect lie’:

Fonte: V