Riflessione | Netflix sta rovinando l’arte della serialità televisiva?
27/07/2020 news di Redazione Il Cineocchio
Il metodo di fruizione dei contenuti è stato stravolto dall'arrivo sulle scene della piattaforma di streaming, ma il flusso costante di titoli di scarsa qualità sta mettendo a dura prova questo rivoluzionario sistema
Non c’è dubbio che Netflix abbia rimodellato il modo in cui pensiamo alla TV. Dai contenuti proposti alle pratiche e le modalità in cui ne possiamo fruire, la società fondata a Scotts Valley nel 1997 è diventata un punto fermo nella cultura popolare del 21° secolo. Ciò ha fatto guadagnare al colosso dello streaming grande notorietà, anche se – per lo più – questa è dovuta alla pratica di produrre film e serie ritenuti dalla gran parte del pubblico di qualità mediamente bassa.
Come sappiamo, Netflix non propone solamente i suoi contenuti originali, ma mette a catalogo anche una grande varietà di show e lungometraggi prodotti altrove e distribuiti in esclusiva, che è – forse sorprendentemente – il principale richiamo per gli abbonati. Gli amanti di serie classiche come Friends, The Office e Grey’Anatomy si iscrivono infatti principalmente per potere rivedere (ancora e ancora) gli episodi di prodotti così popolari, nonostante esistano da anni in DVD (senza contare la fetta di pubblico giovanissimo che all’epoca se li era persi in TV).
Forbes riportava lo scorso anno che “i contenuti in licenza contribuiscono per quasi 2/3 delle ore di visualizzazione complessive su Netflix“. Netflix spende miliardi di dollari in nuovi contenuti originali ogni anno (13 nel 2018, 17.5 nel 2019), ma fa ancora molto affidamento su titoli che non sono i loro e che – prima o poi – torneranno nella mani dei legittimi proprietari, che probabilmente li inseriranno sulle loro piattaforme di streaming. A quanto mostrano i dati, i loro contenuti originali non stanno pertanto contribuendo a portare in casa una fetta consistente di nuovi abbonati o a convincerli da soli a rinnovare la sottoscrizione.
Proviamo quindi a esaminare quali sono i motivo per cui i contenuti originali non siano abbastanza appetitosi da garantire una ‘sicurezza’ finanziaria a Netflix.
Innanzitutto, Netflix opera in un mercato piuttosto competitivo. Le piattaforme di streaming ora sono più attive e numerose che mai. Hulu, Disney+, Starzplay, AppleTV+, Amazon Prime Video e molti altri siti Web competono per lo stesso obiettivo: l’attenzione e il denaro delle persone. Tuttavia, rispetto a una bella fetta di competitor – confinati al mercato americano – Netflix è, appunto, internazionale. Avere un mercato globale a disposizione ha però vantaggi e svantaggi non di poco conto.
Per placare la fame di tutta questa gente e raccogliere abbastanza soldi per rimanere a galla, Netflix distribuisce così innumerevoli serie e film a cadenza settimanale. Questa formula si è manifestata in molti modi diversi, ma non ha ancora funzionato così bene.
Netflix è partita forte nel 2013 con show di successo come House of Cards e Orange Is the New Black. Ha ridefinito la TV a modo suo. Invece di episodi trasmessi periodicamente nel corso di alcuni mesi, Netflix pubblica stagioni in blocco, un’intera stagione alla volta, in genere a un anno di distanza dalla precedente. Questo, di per sé, avrebbe già un impatto enorme sul modo in cui il pubblico consuma i media. La TV è un’arte, e consumare quanto offre non dovrebbe essere un atto così insensato come è diventato in così poco tempo. Gli spettacoli dovrebbero innescare conversazioni reali tra spettatori e fan, ma – come sappiamo – oggi devi andare coi piedi di piombi quando parli di una tale serie, in modo da non rovinarne i colpi di scena o il finale a chi no l’ha ancora finita. Il che porta a fagocitare tutti gli episodi in binge watching, di modo da essere subito sul pezzo ed evitare spiacevoli sorprese.
A causa del rivoluzionario metodo di fruizione scelto da Netflix, non sappiamo quando un fan ha effettivamente visto un certo episodio come faremmo con il (fu) normale palinsesto televisivo. Ciò ‘indebolisce’ le critiche che gli spettatori potrebbero sollevare sullo show in questione, e invece di lasciare che ogni episodio gironzoli un po’ nelle loro teste fino a quando non ne riceveranno un altro, devono prima sorbirselo nella sua interezza. La conseguenza di questo processo è l’azzeramento della gioia dello stare al passo con una serie; l’attesa, le speculazioni, le teorie. Tutte le nostre possibili domande ricevono una risposta (di solito) entro 5 ore dal binge watching.
“Gli show di Netflix, grazie al modo in cui vengono proposti e al loro numero in costante espansione, non provocano altro che l’impulso di premere ‘play’ sul prossimo episodio“, hanno detto Daniel D’addario e Joyce Lee del TIME.
Il modello di Netflix non influenza soltanto il modo in cui il pubblico guarda e parla dei diversi titoli in catalogo, ma deteriora rapidamente anche il contenuto degli show. Netflix ha iniziato a pompare in catalogo nuovi prodotti senza pensarci su troppo, la maggior parte è lunga tra gli 8 e i 10 episodi, a malapena sufficienti per sviluppare una trama e personaggi decenti, per poi cancellarli prima che potessero effettivamente decollare. Sia chiaro, ciò non implica che anche le reti TV via cavo o generaliste non abbiano una propria quota di programmi oggettivamente scadenti, ma Netflix, che va un vanto della qualità, dovrebbe fare di (molto) meglio. Prodotti come Tredici (4 stagioni), Insatiable (2) o Dynasty (3) non avrebbero dovuto usufruire delle particolari attenzioni di cui pare abbiano goduto, perché sono, nel senso più obiettivo possibile – e basandosi sulle recensioni del pubblico – vicine al pessimo.
In più, Netflix sembra anche soffrire di una malattia cronica: la cancellazione prematura delle serie. Spettacoli promettenti come Everything Sucks!, Chiamatemi Anna, Santa Clarita Diet, Dead to me, American Vandal, Giorno per giorno, e molti altri sono stati cancellati dopo la prima o alla fine della terza stagione e senza una ragione apparente, visto che stavano tutti andando bene sia nei commenti del pubblico che per i meri numeri. Anzi, Netflix tende piuttosto a trascinare avanti ‘pazienti moribondi’ quando si tratta di nomi molto popolari. Gli show che hanno ormai finito di raccontare le loro storie ma che continuano a crescere in popolarità, vengono rinnovati senza problemi. Non è necessario. In questo modo si sprecano fondi che potrebbero andare a produrre buoni contenuti nuovi e – peggio – rovina il buon ricordo delle prime belle stagioni.
La televisione non esiste nel vuoto cosmico; ha un concreto impatto culturale e un peso reale. La stessa Netflix ha creato un tipo di narrazione e una visione completamente nuove per il medium. Sebbene sia divertente potersi sdraiare da qualche parte (o mentre di viaggia in treno, nave o aereo) e non pensare a nulla per tre ore, non possiamo ignorare il suo impatto sull’arte televisiva. L’eccessiva saturazione dei contenuti ci ha spinti a essere ‘schiavi’ dei pulsanti ‘play’ e ‘next’, trasformandoci in consumatori insensati di televisione nociva e molto costosa. Questo approccio indiscriminato alla costruzione di contenuti da parte di Netflix funziona – ancora … – in qualche modo per loro, ma, a poco a poco, serie appena appena interessanti che presentano personaggi, trame e colonne sonore omologate saranno probabilmente anche la loro rovina. Devono trovare un nuovo modo di soddisfare il proprio pubblico, perché la gente sta mostrando segni di stanchezza (come dimostrano i voti di IMDB, per quel che valgono, che vedono ad esempio primeggiare i prodotti della rivale Amazon Prime Video).
Potrebbero iniziare cambiando il modo in cui offrono i loro prodotti. Tolti i casi limite (Stranger Things, Dark) la gente si disinnamora rapidamente delle serie per le quali deve aspettare 365 giorni prima di vedere i nuovi episodi. Inoltre, Netflix dovrebbe cominciare ad ascoltare di più le lamentele e le recensioni della sua community di 130 milioni di sottoscrittori, in quanto sono quelli che tengono a galla la piattaforma (e pare ne serviranno presto 500 milioni per sostenere le spese affrontate …). Quando la cancellazione di uno show provoca un contraccolpo mediatico quanto accaduto con Chiamatemi Anna, forse bisognerebbe affrontare la realtà e (ri)pensare al motivo per cui si è scelto di mandarla in onda in primo luogo … Che si guardino solamente i freddi numeri da ‘catena di montaggio produttiva’ e non la reale qualità di un copione, fidandosi di algoritmi e delle ‘intuizioni’ di qualche manager?
Come sappiamo, in un mondo spinto dal consumismo (la necessità di novità costanti) il concetto di usa e getta – o monouso – funziona bene nel breve periodo, ma a lungo andare la tendenza a cercare prodotti solidi, che lascino un segno concreto e che siano riutilizzabili (aka faccia piacere rivedere) ha quasi sempre la meglio.
Di seguito il trailer internazionale della terza – e ultima – stagione di Santa Clarita Diet:
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Fonte: WDG