Non c'è troppo tempo per badare ai postumi dello scontro coi non morti, ma la strada per Approdo del Re è lastricata di sacrifici e imprevisti
Quando la HBO aveva cominciato tempo fa a rivelare i primi dettagli dell’ottava stagione di Il Trono di Spade (Game of Thrones), l’idea che una buona parte degli episodi (gli ultimi 4 a quanto pare) sarebbe durata quasi 85 minuti ha suscitato un certo fermento nei fan della serie. Ma se è vero che The Long Night / La Lunga Notte della scorsa settimana ha tenuto fede alla promessa di grandezza, la 8×04, dal titolo The Last of the Starks / Gli ultimi Stark, ha reso evidente l’altro lato della medaglia.
Diretto dal regista David Nutter, contiene infatti abbastanza materiale da riempire due o tre episodi, finendo per risultare così compresso che i momenti che meriterebbero più ampio respiro (come lo sbocciamento e la brusca morte della storia d’amore tra Jaime e Brienne) e le nascenti epifanie che dovrebbero essere accettate gradualmente (come l’ambizione e l’orgoglio di Daenerys che la portano alla pazzia), vengono gettate sullo schermo in modo completamente insoddisfacente vista la loro portata e attraverso quei cliché tipici che lo show e il suo corrispettivo letterario erano stati in passato capacissimi di evitare. In ogni caso, c’è sempre molto da apprezzare in quello che è palesemente l’episodio ‘di mezzo’ tra due apici.
Il momento triste dell’episodio finisce relativamente presto però, lasciando spazio al primo banchetto di Winterfell dopo quello visto nel primissimo episodio di Il Trono di Spade. Che si può leggere come il ‘servizio funebre’. C’è una certa gioia, ma nessun canto o ballo tipicamente visti in momenti simili da altre parti. Persino l’eroina della battaglia, Arya, non è presente. Piuttosto, i protagonisti a turno provano a fronteggiare un’oscurità rinnovata, seppur meno sinistra, attraverso parole solenni e promesse. Forse è Sandor Clegane (Rory McCann) il più saggio a strabuzzare gli occhi e continuare a bere.
Così mentre Jon getta alle ortiche la sua vita romantica (e anche il suo desiderio di vivere pacificamente nel Nord), Sansa e Arya affrontano le loro personali lotte interne. La prima sembra sempre meno saggia nel suo odio per Dany, specie in questo momento, dove non ne riconosce gli indubbi meriti di ‘salvatrice’ contro l’esercito del Re della Notte. La seconda invece capisce le ragioni del fratellone, ma ora ha poche ragioni per fidarsi di Daenerys. Tra l’altro, Sansa ha perfettamente ragione a contestare la strategia di battaglia della bionda rivale, che ha una tale fretta di arrivare ad Approdo del Re da non badare al riposo degli uomini rimasti. Come dice Arya, “Siamo gli ultimi degli Stark.” Non hanno bisogno di fidarsi di nessun altro al mondo. Questa è una delle molte ragioni per cui Arya ha letteralmente dato un bacio d’addio a Gendry poco prima, quando lui, preso da incontenibile euforia, le ha chiesto di sposarlo. Ma lei non è una ‘lady’, lo ripete da sempre. La ragazza prende ciò che vuole, e ciò che vuole è che gli Stark siano al sicuro e che lei possa trovare una nuova avventura. Non sarebbe mai stata al fianco di un uomo che ha tutto il diritto di sentirsi elettrizzato dal fatto che il suo futuro sia ora vicino al focolare di un castello invece che alla fornace.
Soffermiamoci però un attimo su un altro importante – e per certi versi atteso – sviluppo di Il Trono di Spade. Brienne (Gwendoline Christie) e Jaime (Nikolaj Coster-Waldau) hanno portato a termina il corteggiamento che durava da cinque stagioni. Una coppia ‘impossibile’ ma proprio per questo affascinante. Due opposti complementari, lui attraente e pieno di difetti e imperfezioni, lei non classicamente bella ma seria e idealista. Ancor più di Ned Stark, Ser Brienne di Tarth è la persona più onorevole, uomo o donna, che sia mai apparsa nella serie. Proprio lei ha ‘convertito’ il pupillo dei Lannister. Vederli al tavolo a godersi un gioco alcolico insieme a Tyrion vale più di mille parole. Un Imp allegro come non si vedeva da almeno quattro stagioni, anche se questo improvviso lasciarsi andare riporta a galla improvviso il suo caratteraccio e la lingua un po’ troppo lunga dei vecchi tempi. Comunque la sua battuta fuori luogo sulla verginità dà una accelerata alle cose tra Brienne e Jaime, che scaturisce in una delle scene d’amore più eclatanti (e giustamente più pudiche) nella storia di Il Trono di Spade.
E qui partono i problemi con la seconda metà di The Last of the Starks / Gli ultimi Stark. Quello che avrebbe potuto essere il culmine di un episodio, o l’inizio di uno nuovo, è invece una bizzarra sequenza d’azione in cui Euron Greyjoy (Johan Philip Asbæk), il più grande bastardo dei Sette Regni, sorprende la flotta di Dany e uccide in pochi secondi il povero Rhaegal in volo. Comprensibile la scelta di uccidere il drago, molto meno le modalità. Un destino orribile per una delle creature più maestose della storia della televisione. Esattamente come Euron è stato in grado di sferrare un attacco a sorpresa su Daenerys è inspiegabile la precisione dei suoi arpioni. In ogni caso, l’effetto è quello di portare all’ulteriore assottigliamento delle già diminuite armate degli Immacolati, senza contare la misteriosa cattura di Missandei (Nathalie Emmanuel).
Questo sviluppo del personaggio sarebbe pure accettabile, se non fosse che emerge praticamente senza grosse premesse. A parte alcuni sguardi imbarazzanti incrociati con Sansa nei primi due episodi di questa stagione, la serie ha deciso di spingere forte su Dany versione Regina Folle solo questa settimana. Da liberatrice di popoli a pazza assetata di vendetta sono bastate solo un paio di occhiate ben assestate ai tavoli intorno durante la festa a Winterfell, che hanno fatto emergere tutta la sua solitudine e paranoia. La madre dei draghi è chiaramente ispirata al conquistatore Enrico VII, ma è consono alla scrittura di George RR Martin che le cose non finiscano proprio allo stesso modo. Anche qui, un paio di episodi di transizione in più avrebbero giovato. Vedere Varys e Tyrion che iniziano a tramare per sostituirla con Jon Snow è ai limiti del ridicolo. Tra l’altro, è difficile credere che uno come Varys pensi davvero che Jon Snow possa essere un buon re. Proprio come Ned, prende costantemente decisioni disastrose e, come Sansa dice a Tyrion, gli uomini della sua famiglia quando vanno a Sud non finiscono benissimo. Staremo a vedere eventuali doppi giochi e tradimenti.
Tra stiracchimanenti spazio/temporali ormai tipici, arriviamo così al culmine di The Last of the Starks / Gli ultimi Stark. Fuori dal cancello principale di King’s Landing, Tyrion fa del suo meglio per evitare un massacro annunciato. Chiede a Qyburn, il parassita che sostiene di essere il Primo cavaliere di Cersei, di aiutarlo a evitare spargimenti di sangue, ma l’uomo si limita a scrollare le spalle. Allora decide di raccogliere tutto il suo coraggio, oltrepassare Qyburn fino alla porta principale della capitale, offrendosi fondamentalmente come bersaglio su un piatto d’argento.Sicuramente uno tra i momenti più alti per il personaggio di Peter Dinklage da diverse stagioni a qui.
Il mondo perfetto in cui abbiamo sbirciato nella 8×02 è sparito. È una grande verità che in tempi di disastri e calamità possiamo vedere il peggio e anche il meglio dell’umanità. Se l’Esercito dei Morti era paragonabile a un disastro naturale, vedere gli Stark, i Targaryen, gli Immacolati, i Dothraki e persino Jaime Lannister unire le forze è stata la cosa più vicina che mai vedremo a un mondo perfetto. Ma si è trattato di una fantasia e come tale prima o poi finisce, con la natura umana che trova il modo di riprendere il sopravvento. Ora, solo una settimana dopo che il Drago e il Lupo si sono trovati fianco a fianco, Tyrion e Varys stanno pensando di tradire la loro regina, con l’Imp che fissa sua sorella provando a trovare un po’ di ragionevolezza dietro la sua maschera di avidità e vanità. Accettare la sconfitta e andare in esilio non sarà il massimo, ma almeno si sono salvate delle vite (del popolo e quella che porta in grembo). Napoleone però si rifiutò di rimanere all’Elba, proprio come Cersei ora si rifiuta di rinunciare al suo potere.
Il destino di Daenerys è confermato, e scorrerà il sangue. Moriranno tutti? Chi lo sa, è un’ipotesi non così assurda. Bronn (Jerome Flynn) troverà il posto dove nasconde il suo cuore invece di pensare solo al vil denaro? Ci saranno altri draghi di cui abbiamo ignorato l’esistenza? Forse. Daario Naharis sarà il deus ex-machina della situazione? Ma si dai.
In ogni caso, scegliere di non concentrare mille eventi ed evoluzioni in pochi minuti sarebbe stata una scelta molto più apprezzabile e sensata, ma tant’è. Così, la fretta di finire porta a dimenticarsi di togliere da un tavolo la tazza di caffè da asporto di Starbucks (vedere foro qui sopra).
Ah, il redivivo Ghost avrebbe sicuramente meritato un trattamento molto migliore.
Di seguito trovae il teaser trailer internazionale dell’episodio 8×05 di Il Trono di Spade: