Titolo originale: PLUTO , uscita: 26-10-2023. Stagioni: 1.
Riflessione: Pluto e la taciuta influenza di Blade Runner su Naoki Urasawa
14/11/2023 news di Sabrina Crivelli
Il debito verso Astro Boy di Tezuka è noto, ma il mangaka sembrerebbe aver attinto anche da Dick e Scott
Cosa ci definisce, davvero, come esseri umani in un’epoca di evoluzione repentina dell’Intelligenza Artificiale, e in cosa differiamo invece dalle sue forme più evolute e ‘umanoidi’?
Questo è l’interrogativo focale su cui s’incentra Pluto, serie anime in 8 episodi approdata su Netflix il 26 ottobre (la recensione). Anche il film Blade Runner, diretto da Ridley Scott nel 1982, trattava lo stesso tema. Eppure, le analogie non si limitano solamente ad una riflessione sulla possibile umanità delle macchine più evolute, ma anche ad aspetti fondamentali della trama e alla rielaborazione dell’immaginario sci-fi più in generale, declinandolo alla maniera di una detective story dai toni noir.
Ma per capire meglio dobbiamo esplorare più nel dettaglio tutti gli elementi a nostra disposizione.
Pluto è anzitutto un adattamento fedele per il piccolo schermo dell’omonimo e celebre manga di Naoki Urasawa, pubblicato tra il settembre 2003 e l’aprile 2009 su Big Comic Original della casa editrice Shogakukan.
Questo a sua volta era direttamente ispirato ad un’altra celebre serie, manga e anime: Astro Boy di Osamu Tezuka, pubblicato tra il 1953 e il 1968 sulla rivista giapponese Shonen. Nello specifico, si basava su un episodio preciso dell’opera seminale del mangaka giapponese, intitolato Il più grande robot del mondo (1964).
Là, un robot dalla forza incredibile di nome Pluto, creato per essere l’essere più potente del mondo appunto, per dimostrare la sua superiorità era programmato per distruggere gli altri sett migliori esemplari esistenti. Ovviamente trai suoi obiettivi c’era anche Astro Boy, conosciuto come Atom nella versione originale giapponese (ed è questo il nome con cui Naoki Urasawa si riferisce infatti al personaggio).
Il mangaka Naoki Urasawa parte da queste premesse narrative per il suo Pluto, che segue l’indagine di Gesicht sugli omicidi di un essere umano e di alcuni tra i robot più evoluti del mondo ad opera del Pluto del titolo. Tuttavia, l’originale storia d’azione dai contorni cartooneschi funge solamente da canovaccio di base e viene trasformata presto in un giallo-noir dalle tinte fantascientifiche e più mature.
Di Astro Boy, Pluto mantiene più che altro la sottotrama politica incentrata sulla latente emarginazione e discriminazione della minoranza robotica, ma ne estende la portata e la esplicita decisamente. Abbiamo così la lotta per i diritti delle macchine, l’odio – potremmo dire – ‘razziale’ della fazione anti-robotica e gli omicidi che ne sembrano motivati, che hanno certo il valore di un’allegoria sociopolitica, non limitandosi al mero discorso fantascientifico incentrato sulle I.A.
Il tutto è poi completato dalla questione della 49° Guerra in Centrasia, di cui vengono esplorati il carico di distruzione e di morte sulle popolazioni della Nuova Persia, ma anche l’impatto emotivo devastante sui robot che l’hanno combattuta. E questo è certo uno spunto per una critica più ampia sui conflitti bellici in cui i contorni di Bene e Male sono sempre labili, ma conferisce anche uno dei tratti più poetici e complessi a supporto dell’intrinseca umanità delle I.A., del loro travaglio interiore. E lo stesso Gesicht ne è la dimostrazione tangibile.
Anche il Blade Runner di Ridley Scott del 1982 si basava su un’opera precedente: Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?) di Philip K. Dick, del 1968. Il romanzo e il film differiscono in parte della trama e dello sviluppo, ma entrambi s’incentrano sulla figura del detective Rick Deckard, un (probabile) androide – comunque inconsapevole di esserlo – che di mestiere fa il cacciatore di taglie in una Terra post-apocalittica e semi-deserta perché gran parte degli abitanti sono emigrati nelle colonie extramondo.
L’uomo è all’inseguimento di sei replicanti in fuga, con il mandato di eliminarli tutti – prassi da usare per qualsiasi androide metta piede sul pianeta terrestre e venga scoperto.
Nel libro, Deckard viene a un certo punto condotto a una centrale di polizia e qui l’agente Garland insinua che il protagonista sia proprio un replicante, fatto che lo sconvolge profondamente e che lo porta a chiedersi se sia giusto ‘ritirare’ (ossia uccidere) gli androidi, nonché a meditare su cosa davvero distingua in ultimo le I.A. degli esseri umani.
Fatto particolarmente interessante secondo Garland, i ricordi di Deckard sarebbero stati manipolati.
Blade Runner è addirittura più simile a Pluto in alcuni dei suoi sviluppi. In particolare, nel film Roy Batty, uno degli androidi in fuga, uccide il dottor Tyrell, fondatore della Tyrell Corporation, che li ha creati.
L’impianto smaccatamente crime e l’androide killer Roy Batty braccato da Deckard che uccide un umano differisce nettamente da Il più grande robot del mondo in Astro Boy, ma anticipa il letale Pluto del manga di Naoki Urasawa e della relativa serie anime Netflix.
Inoltre, non solo Gesicht – come Deckard – porta avanti un’indagine in cui segue le tracce di un robot, ma ne condivide in ultimo il tentativo di indagare la natura dell’uomo e delle I.A. e l’aspirazione, nel profondo, ad essere umano e provare sentimenti ed emozioni.
E c’è di più: in maniere e per motivi differenti, a entrambi è stata manipolata la memoria. In ultimo, se ci soffermiamo sull’aspetto visivo di entrambi, Gesicht e Deckard si somigliano non poco nell’abbigliamento, nell’estetica, nella scelta dei colori.
Insomma, se la presenza di Atom e la rappresentazione estetica di Pluto, l’interesse per le I.A. e la tematica sociopolitica di fondo, oltre – ovviamente – alle parole di Naoki Urasawa stesso, indicano un debito diretto del suo manga e della serie Netflix con Astro Boy di Osamu Tezuka, questo classico giapponese non pare proprio esser stato l’unica fonte d’ispirazione.
Blade Runner, il film e il libro, sembrano aver avuto infatti un impatto importante, per lo meno inconscio, sull’impianto narrativo da detective story e sulla caratterizzazione di Gesicht e di Pluto, elementi del tutto assenti in Il più grande robot del mondo. Eppure, abbastanza curiosamente vista la sua notorietà, non ci risulta che Naoki Urasawa ne abbia mai fatto cenno.
Di seguito trovate il full trailer di Pluto, nel catalogo di Netflix dal 26 ottobre:
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