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Voto: 5/10 Titolo originale: ??? ?? , uscita: 17-09-2021. Stagioni: 3.

Squid Game stagione 3, la recensione: spettacolo o autopsia del capitalismo?

27/06/2025 recensione serie tv di Gioia Majuna

Lo show di punta di Netflix tenta di congedarsi con coscienza, ma finisce col replicare tutto ciò che avrebbe dovuto superare

squid game stagione 3

Squid Game 3 è l’ultimo atto di una tragedia che ha smesso da tempo di interrogare la società per cominciare a rispecchiare lo spettatore e compiacerlo.

Dopo la fallita ribellione del finale di stagione 2, Gi-hun viene ricondotto forzatamente nel gioco, ridotto a un’ombra silenziosa di sé stesso. Intorno a lui, sessanta superstiti continuano a lottare per un montepremi che cresce a ogni morte, affrontando nuovi giochi sadici come “Sky Squid Game” o versioni letali di salto con la corda. Nel frattempo, si intrecciano i tentativi del detective Jun-ho di trovare l’isola e la vendetta personale della guardia disertrice Kang No-eul, mentre una nuova ondata di VIP osserva tutto da dietro le maschere. Il focus si sposta anche su Jun-hee, giocatrice incinta, e sul tema del sacrificio genitoriale, mentre la posta in gioco morale si alza episodio dopo episodio.

Laddove la prima stagione folgorava per la sua miscela velenosa di satira, tensione e poesia brutale, la terza si trascina come una carcassa spinta dal vento dell’algoritmo.

Nata per morire in una stagione, Squid Game è stata invece resuscitata per contratto e trasformata in un franchise che predica contro il capitalismo mentre lo esibisce in ogni fotogramma, in ogni felpa in vendita, in ogni replica virtuale del set.

La terza stagione non è solo un passo falso narrativo: è una lunga agonia concettuale, in cui il senso si dissolve nella ripetizione dei giochi, nella reiterazione del dolore, nella sterilità dei colpi di scena.

Gi-hun, un tempo protagonista tragico, diventa uno zombie narrativo: muto, svuotato, inchiodato al ruolo di martire in un ciclo che non ha più nulla da dire. Intorno a lui sfilano personaggi simbolici senza interiorità, dal mercenario cannibale al soldato transessuale, dalla madre incinta ai perdenti del cripto-mondo, come figurine etiche appiccicate a una struttura che non vuole indagare, ma evocare reazioni da binge watching.

La presenza del bambino, inserito con pretesa di compassione, è la metafora perfetta: un feto usato come leva drammatica in una serie che ha completamente perso il legame con il senso della vita.

squid game stagione 3Il dolore è spettacolo, la morte è coreografia, la scelta morale è un trucco di sceneggiatura. I VIP, caricature ormai svuotate di ironia, sono più che mai ritratti del pubblico: logorroici, annoiati, affamati di sorprese, incapaci di vedere il gioco come allegoria e desiderosi solo di nuovi contenuti.

Non è un caso che la serie ci dica che il voto democratico è truccato: come a dire che nessuno, né i giocatori né gli spettatori, ha davvero più la possibilità di scegliere. Si guarda perché si deve, si uccide perché si può, si scrive una terza stagione perché lo streaming impone la serialità infinita.

Hwang Dong-hyuk, che nella prima stagione ci gridava che il sistema era ingiusto, ora ci sussurra che il sistema ha già vinto. La critica si è fatta formula, la ribellione estetica è diventata routine industriale, e l’unico vero plot twist è che Gi-hun non conclude la sua frase sull’umanità, lasciando al pubblico il compito di decidere se gli uomini siano redimibili o già perduti.

Ma se la risposta deve venire da una stagione in cui la trama è imbalsamata, i personaggi sono marionette, e ogni morte è un template per TikTok, allora l’umanità è perduta, e Squid Game è diventata la sua colonna sonora funebre.

Il messaggio originario – il capitalismo ci schiaccia e ci divide – è stato risucchiato dall’industria che lo ha convertito in merchandising, cosplay e giochi interattivi. Il sangue non è più simbolo di lotta, ma di brand awareness.

E se alla fine la serie ci chiede di riflettere su chi siamo noi spettatori, la risposta è chiara: siamo i VIP, che guardano tra una risata e un applauso, mentre l’etica si dissolve nella nebbia rosa shocking del set.

Squid Game 3 non è solo un’occasione mancata: è un memorandum su come anche la distopia più lucida può diventare intrattenimento per masse anestetizzate. E il fatto che tutto questo si concluda con un finale ambiguo, aperto a sequel e spin-off, è la beffa definitiva: il gioco non finisce mai, finché c’è pubblico. Ma forse il gesto più sovversivo, oggi, è proprio questo: smettere di guardare.

Di seguito trovate il full trailer doppiato in italiano della stagione 3 di Squid Game, disponibile dal 27 giugno: