Voto: 7/10 Titolo originale: Yellowjackets , uscita: 14-11-2021. Stagioni: 3.
Yellowjackets, stagione 1: la recensione dei 10 episodi della serie mystery-horror
20/01/2022 recensione serie tv Yellowjackets di Gioia Majuna
Juliette Lewis e Christina Ricci sono tra le protagoniste di un'opera diversa dai prodotti contemporanei, che riscopre il gusto per la narrazione settimanale, infarcendola di domande
Sulla carta, la storia di una squadra di calciatrici liceali disperse nella natura selvaggia dopo un terribile incidente aereo potrebbe apparire come il febbrile sogno di una notte di mezzo inverno di CW Network (o un incubo, a seconda di come vi relazionate alle serie drama di questa rete …). In realtà, la prima stagione di Yellowjackets della Showtime si è rivelata una delle nuove proposte più sorprendenti e sottovalutate dell’ultima stagione, un affascinante e insospettabile mix dei migliori aspetti de Il Signore delle Mosche e di Lost (ma pesca anche un po’ da Dexter, Desperate Housewives e Fargo) completata da una nostalgica colonna sonora anni ’90, un costante senso di terrore opprimente e … un pizzico di cannibalismo. Assolutamente spregiudicato e noncurante delle convenzioni, è probabilmente da annoverarsi tra gli show più sorprendenti andati in onda nell’ultimo periodo.
In parte dramma tradizionale per adolescenti, in parte film horror ambientato negli anni ’90 e in parte mystery moderno, Yellowjackets è un survival thriller deliziosamente intelligente e inquietantemente divertente che funge anche da abile esplorazione delle complesse vite interiori delle ragazze adolescenti protagoniste.
Come detto, il risultato finale dei 10 episodi trasmessi è qualcosa di completamente diverso da qualsiasi altra cosa vista in TV negli ultimi mesi, il che spiega il ritmo lento ma costante del ronzio sui Social Media che si è costruito attorno ad essa dal momento del debutto in novembre. Forse non avete ancora sentito parlare di Yellowjackets per qualche motivo; in tal caso, considerate questo un accorato appello per recuperarla.
Yellowjackets segue la storia dell’omonima squadra di calcio femminile campione dello stato del New Jersey, il cui aereo a noleggio si schianta nelle terre selvagge in territorio canadese, dove rimangono bloccate per ben 19 mesi prima di essere ritrovate. Segue anche la storia di una manciata di sopravvissute allo stesso incidente 25 anni dopo, quando si trovano ad affrontare sia un misterioso ricattatore che afferma di conoscere i loro segreti più oscuri, sia una serie di messaggi costituiti da nient’altro che lo stesso criptico simbolo che all’epoca era stato disegnato intorno al loro improvvisato accampamento.
Come intuibile, si tratta di una bella dose di dramma di cui tenere traccia, anche se Yellowjackets – viaggiando tra flashback e flashforward (a volte un po’ troppo rapidi) – compie un lavoro piuttosto fenomenale nel distribuire bocconcini di informazioni su tutti questi fronti settimana dopo settimana (naturalmente, vederla in binge in poche ore ne avrebbe rovinato gran parte del fascino).
Ma ciò che fa davvero funzionare la serie, alla fine, è l’avvincente cast al femminile al suo centro. Troppo spesso, storie come questa ruotano infatti attorno agli uomini. Dopotutto, la cultura pop ci ricorda costantemente che gli adolescenti maschi generalmente ribollono di violenza a malapena contenuta. Che gli uomini tradiscono le loro partner perché non possono farne a meno. È solo la loro ‘natura’, dopotutto.
E mentre siamo ormai molto abituati alle storie che parlano delle complesse gerarchie che esistono tra le ragazze e sulle crudeltà che si scambiano l’una con l’altra di conseguenza, pochi sono disposti a guardare da vicino la rabbia e le minacce molto reali che spesso alimentano quelle stesse giovani donne. Ebbene, Yellowjackets è più che disposto a farlo – originariamente era stato presentato proprio come un novello Il Signore delle Mosche, ma con personaggi femminili – ed è per questo che questa serie appare ora come una boccata d’aria fresca.
Dal momento che si tratta di un prodotto su ragazze adolescenti, cliché abusati e personaggi archetipici abbondano tra le vittime dell’incidente aereo (e tralasciamo le solite questioni ‘pratiche’ di vedere tutti sempre belli puliti e in ordine nonostante manchino acqua corrente e altri confort). Eppure, Yellowjackets si diletta nel sovvertire le aspettative dello spettatore su ciò che queste giovani donne dovrebbero essere o fare, garantendo anche ai personaggi più in secondo piano una dose di approfondimento e di complessità inusuali.
Il capitano della squadra, la vigorosa Jackie (Ella Purnell), inciampa quando le viene chiesto di assumere un ruolo di leadership nei boschi e si ritrova così lentamente soppiantata dalla sua migliore amica Shauna (Sophie Nélisse da adolescente, Melanie Lynskey da adulta), che vanta una segreta spina dorsale d’acciaio e personali desideri nascosti.
L’esaurita Natalie (Sophie Thatcher / Juliette Lewis) beve per affrontare una vita familiare traumatica, ma riesce comunque a estendere l’empatia tanto necessaria ad alcuni dei membri più ‘smarriti’ del gruppo. E la manager dai comportamenti socialmente imbarazzante Misty (Samantha Hanratty / Christina Ricci) scopre sia il proprio scopo nella vita che la popolarità mentre mette a frutto le sue capacità di sopravvivenza nella foresta, ma compire scelte oscure per aggrapparsi a queste connessioni che non ha mai sperimentato prima.
Che siano adolescenti o adulte, queste donne sono molto più dei ‘contenitori’ in cui la cultura pop contemporanea si aspetta che si adattino agilmente, e la chiara gioia di Yellowjackets nel lasciare che esse siano la versione più complicata (e talvolta peggiore) di loro stesse senza dare alcun giudizio è una parte importante dell’attrattiva della serie. E il suo formato a doppia sequenza temporale ci consente di vedere le ricadute emotive delle loro esperienze passate e le complesse relazioni che sorgono tra le sopravvissute all’incidente, che si dipanano nel corso di molti anni.
Le amicizie tra queste donne – sia prima che dopo lo schianto – sono autenticamente caotiche, vacillando da scomoda competizione e meschina gelosia e silenzioso sostegno, fino all’ostinata lealtà e al genuino amore (sia della varietà platonica che puramente sessuale).
Sostenuta da molteplici intricati misteri e da un programma di messa in onda settimanale che ha consentito agli spettatori lungimiranti di analizzare ossessivamente ogni singola puntata attraverso dettagli spesso dolorosi, è facile capire perché questa storia abbia catturato l’immaginazione degli spettatori di tutto il mondo. Cosa è successo davvero a quelle ragazze nel bosco? Chi di loro è effettivamente tornata alla civiltà e come? Una delle ragazze là fuori era incinta – che ne è stato del suo bambino?
Quale delle Yellowjackets è stata mangiata da (alcune) delle compagne nella sequenza di apertura della serie? E chi indossa quella maschera con corna e pelliccia incredibilmente inquietante? E questo prima ancora di arrivare al potenziale elemento soprannaturale che è collegato a tutto quanto, almeno se le strane visioni e le chiacchiere di Lottie (Courtney Eaton) su maledizioni e affini siano qualcosa su cui fare davvero affidamento e non il frutto di allucinazioni collettive o semplice casualità.
Queste sono solo alcune delle domande che i fan sui Social Media hanno sollevato nel corso della prima stagione di Yellowjackets, elaborando ad esempio teorie complesse sulle origini arcane della ‘Regina Cornuta’ e discutendo sul destino del coach Ben Scott (Steven Krueger), mai apparso nella linea temporale del presente.
E non importa che non tutte le risposte auspicate siano arrivate prima dello scoccare dei titoli di coda dell’ultimo episodio della prima stagione (la serie, comunque, è già stata rinnovata), in fondo fa parte del ‘gioco seriale’. Era impensabile immaginare di vivere nel 2021/2022 un viaggio più divertente o pieno di tensione di così.
Di seguito trovate il full trailer internazionale di Yellowjackets, che è stata trasmessa in Italia da Sky (e NOW tv):
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