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Voto: 6/10 Titolo originale: Against the Ice , uscita: 10-02-2022. Regista: Peter Flinth.

Against the Ice: la recensione del film glaciale di Peter Flinth (su Netflix)

11/03/2022 recensione film di Francesco Chello

Una narrazione imperfetta rende il survival drama non esattamente scorrevole, ma la vicenda (realmente accaduta) di Ejnar Mikkelsen ed Iver Iverson è una di quelle storie che meritano di essere raccontate. Un’avventura proibitiva a base di coraggio, tenacia, motivazioni e spirito di sopravvivenza.

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Dallo scorso 2 marzo, la library di Netflix può contare anche sulla presenza di Against the Ice, survival drama diretto da Peter Flinth che era stato presentato in anteprima lo scorso 15 febbraio nel corso del Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Uscito un po’ in sordina, nel giro di una settimana è finito nella classifica dei più visti sulla piattaforma.

Sono almeno un paio le ragioni che potrebbero solleticare la curiosità dello spettatore. Co-prodotto da Islanda e Danimarca, segna la prima produzione originale Netflix per entrambi i paesi (in collaborazione con RVK Studios e III Kippers), per un film che si basa su fatti realmente accaduti.

La trama, infatti, è tratta da Two Against the Ice, libro scritto da Ejnar Mikkelsen, esploratore danese famoso soprattutto per le sue spedizioni in Groenlandia. Una spedizione in particolare è al centro del libro (e, di riflesso, del film), quella che Mikkelsen effettuò insieme all’ingegnere meccanico Iver Iversen sulla costa nordorientale groenlandese per effettuare la mappatura del territorio e poter finalmente smentire l’esistenza del canale di Peary attraverso il quale gli Stati Uniti reclamavano ingiustificatamente diritti di possesso su quel territorio, cercando di non vanificare (ma anzi recuperare) il lavoro e i diari di Ludvig Mylius-Erichsen morto e disperso insieme al tenente Hoeg-Hagen nel corso della missione precedente.

against the ice film netflix 2022 poster Impresa che l’ostilità della natura di quella terra rende praticamente titanica, trasformandola in un’odissea di circa tre anni (tra il 1909 ed il 1912) in cui la sopravvivenza assume il sapore del miracolo.

Una vicenda che tra la drammaticità della situazione e la serie di significati che comporta il suo lieto fine, è evidente abbia un potenziale cinematografico servito quasi su un piatto d’argento. Against the Ice ha il pregio di raccontare una storia che meritava di essere condivisa, anche se poi paradossalmente trova le sue imperfezioni nel modo che sceglie per raccontarla.

A questo punto, partiamo proprio dai difetti che affliggono prevalentemente il tipo di narrazione. Perché se la scelta è quella di rendere immersiva l’idea di un’attesa potenzialmente infinita, tanto desolante quanto snervante, attraverso una dilatazione dei tempi evidentemente voluta in modo da immergere lo spettatore nel disagio psicofisico dei due protagonisti, ecco che subentra la necessità di dare i dovuti scossoni nei momenti chiave in modo da tenere viva l’attenzione attraverso la costruzione di momenti di tensione.

Cosa che in più circostanze non avviene, la coppia di sventurati vive una serie di sfortunati eventi che vengono liquidati spesso in fretta e senza la dovuta enfasi. L’emblema di questo approccio è la sequenza dell’attacco dell’orso che aveva le carte in regola per rivelarsi segmento clou e che invece viene gestita in maniera eccessivamente sbrigativa. Non che mi aspettassi l’intensità ed il realismo dell’attacco dell’orso di The Revenant – tanto lo sappiamo tutti che Leonardo DiCaprio ha cercato di farsi sbranare per davvero pur di vincere l’Oscar, per la gioia di Iñárritu che in nome della verosimiglianza avrà tenuto pure l’orso a digiuno – ma neanche di risolverla con due fugacissime pallottole ed un tuffo nell’acqua.

Scena breve che non impedisce a Nikolaj Coster-Waldau di procurarsi una commozione celebrale nello scontro con l’orso polare che in realtà è uno stuntman campione di judo ricoperto dalla CGI – nonostante il regista volesse utilizzare (sul serio, stavolta non è una battuta) un esemplare vero. Un esempio di gestione che, dicevo, riguarda altri eventi simili che avrebbero dovuto dare qualche strattone di tensione e di cui sistematicamente si sente l’assenza; vanno bene immedesimazione ed empatia, ma un’impostazione così flemmatica rischia di intorpidire lo spettatore peggio del freddo polare.

A maggior ragione se, nell’ultima parte, si tenta di sopperire a questa cosa attraverso un insistito ricorrere alle allucinazioni, che di contro avrebbero trovato più efficacia in un utilizzo più accennato.

Detto di un meccanismo narrativo che avrebbe avuto bisogno di essere maggiormente oleato, c’è da dire che Against the Ice ha comunque delle frecce al proprio arco e riesce a tenersi in piedi proprio grazie al racconto che porta in scena. Magari non è un film che rivedresti, ma è una storia che ti fa piacere aver conosciuto. Una storia che le sue cose da dire le ha, sia in termini di pura testimonianza storica, che in quelli di significato sociale ed emotivo. Un racconto di sopravvivenza, di coraggio ma anche di incoscienza. Di tenacia, stoicismo. Di valori, senso del dovere, di motivazioni. Di amicizia.

against the ice film netflix 2022 Nikolaj Coster-WaldauUna relazione nata in una situazione esclusivamente professionale (in cui la distanza gerarchica si sente tutta), che trova la sua evoluzione nel mentre di un contesto estremamente difficile e, proprio per questo, finisce per trasformarsi in uno di quei legami sinceri che durano tutta la vita – come, giustamente, ci ricorda la didascalia finale che ricorre anche a vere foto d’epoca che sottolineano l’emozione dell’epilogo. Senza dimenticare il significato storico di un’impresa attraverso la quale la piccola Danimarca ha potuto zittire le pretese tanto arroganti quanto immotivate di una potenza come quella degli Stati Uniti.

La struttura da snow survival è forse l’aspetto migliore di Against the Ice. Se la regia di Peter Flinth pecca di ritmo e cadenza, si può dire che compensa sul versante tecnico con un tocco quasi documentaristico attraverso il quale valorizza (anche grazie alla fotografia di Torben Forsberg) l’enorme potenziale visivo di location naturali bellissime, paesaggi innevati e ghiacciati mozzafiato che offrono un misto di bellezza e inquietudine.

Il film viene girato prevalentemente in esterni (e su ghiacciai) perlopiù in Islanda, ma anche qualcosa in Groenlandia, riducendo al minimo l’utilizzo della CGI. La prima volta in cui una produzione internazionale ha ingaggiato una production service company con sede in Groenlandia che ha permesso di offrire svariate mansioni assumendo professionisti del posto. Una cornice talmente bianca da ottenere un effetto straniante, carburante di quel disagio psicofisico di cui parlavo in precedenza che diventa focus di un film che punta forte su empatia e immedesimazione.

Le cose vengono messe in chiaro fin dal prologo di Against the Ice, quando assistiamo all’amputazione delle dita dei piedi del vice di Mikkelsen, per la serie mettiamo subito il pubblico a proprio agio. Le didascalie contrassegnano il passare del tempo, gli sbalzi temporali non sono uniformi e si muovono in un range che va dai 20, ai 40, ai 100, 200 o 400 giorni. Essere amanti degli animali non vi aiuterà, il malessere viene rimpolpato dallo strazio a cui vanno incontro i poveri cani (nella finzione e nel rispetto delle regole, s’intende).

against the ice film netflix 2022 survivalIl freddo è pungente, manco fosse realmente percepibile, a un certo punto ho avuto la sensazione che la bufera oltrepassasse il televisore in maniera tale da spingermi a ripararmi dietro un avamposto di fortuna fatto da divano e coperte. Condizioni che rendono encomiabile il lavoro in condizioni proibitive per la crew ma anche per il cast di Against the Ice.

Basti pensare ad una volta in cui operatori ed attori sono rimasti bloccati su un ghiacciaio a causa di una tempesta. Il duo di protagonisti si cala alla perfezione nella situazione. A cominciare da quel Nikolaj Coster-Waldau, che crede nel progetto Against the Ice al punto da scriverne la sceneggiatura (insieme a Joe Derrick) e fare da produttore, motivazioni che donano credibilità al suo Capitano tutto d’un pezzo che sacrifica il proprio privato e i propri affetti per una causa più grande che invece gli permetterà di comprendere il giusto peso dei sentimenti.

Al suo fianco l’inglese Joe Cole, scelto dalla produzione per la poca familiarità con la Groenlandia in modo da rendere più credibile l’inesperienza di Iversen come esploratore, prima di siglare il contratto viene messo in guardia sulla lavorazione disagevole e senza comfort; esperienza che Cole accetta di buon grado e che fa fruttare sullo schermo rendendo il suo personaggio genuino, ingenuo, sognatore, ma anche risoluto e pragmatico nel momento decisivo del lungo calvario. Particina (al caldo della diplomazia) per Charles Dance, coinvolto da Coster-Waldau con cui aveva lavorato nella serie Il Trono di Spade.

La narrazione imperfetta magari non lo rende un film uniformemente scorrevole, ma se avete feeling con un certo tipo di storie realmente accadute a base di tenacia, motivazioni e spirito di sopravvivenza allora Against the Ice merita quanto meno una visione, fosse anche solo per rendere onore alle vicissitudini e l’impresa di Mikkelsen ed Iversen premiandole con rispetto e considerazione. E tenere a mente che c’è sempre del vero in ogni sogno.

Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano di Against the Ice, nel catalogo di Netflix dal 2 marzo: