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Voto: 5/10 Titolo originale: Altitude , uscita: 14-04-2017. Regista: Alex Merkin.

Altitude – Paura ad alta quota | Recensione del film di Alex Merkin con Dolph Lundgren

22/03/2020 recensione film di Francesco Chello

C'è anche un'improbabile Denise Richards tra i protagonisti di questo approssimativo e svogliato action ambientato a bordo di un volo di linea dirottato

Altitude - Paura ad alta quota (2017) dolph lundgren

In questi giorni, Cielo ha aggiunto al suo palinsesto Altitude – Paura ad Alta Quota, un DTV del 2017 che in Italia ha avuto solo una distribuzione televisiva senza passare per l’home video – conoscendo le dinamiche dell’emittente immagino che, prima di andare in chiaro, sia transitato per casa madre Sky. Il film fa parte del ciclo ‘Gli Eroi dell’Azione: Van Damme vs. Lundgren’, dedicato ai due attori action. Il punto è che Altitude – Paura ad Alta Quota è quanto di meno aderente al titolo di questo ciclo, A) perché è piuttosto brutto; B) perché Dolph Lundgren ha uno screentime limitato e, soprattutto, C) perché l’attore svedese interpreta il cattivo, mandando completamente in vacca il significato di eroe che si suppone volesse intendere.

Altitude - Paura ad alta quota (2017) posterLa scelta della protagonista positiva non è l’unico problema di Altitude – Paura ad Alta Quota, ma è di certo il più grosso. E, chiariamo subito, prima che a qualcuno parta il #metoo, che non è certo una questione di sesso. Potrei elencarvi seduta stante una serie di adorabili titoli cazzuti affidati a donne tostissime.

Il problema sta nella scelta di una Denise Richards totalmente inadeguata al ruolo ed al genere, nonostante sul suo curriculum siano presenti film come Starship Troopers e 007 – Il Mondo Non Basta di cui, evidentemente, l’attrice non fa alcun tesoro. La Richards dovrebbe essere la donna d’azione, risoluta e combattiva, peccato si presenti con un look da Barbie che prevede trucco marcato, boccoli costantemente in tiro, unghie lunghe e smaltate, un’immagine che riesce a conservare per l’intera durata a dispetto degli eventi concitati a cui partecipa.

Eloquente il primo catfight con l’antagonista (dalle caratteristiche simili – credibilità, trucco e parrucco compresi) in cui più che ‘gatte’ sembrano oche che si azzuffano, per approssimazione e pessima coordinazione; in una seconda colluttazione si ricorre a una sorta di fuori campo in cui si intravedono solo le ombre (che ovviamente appartengono alle controfigure), mentre successivamente è un carrello bevande a fare il lavoro per lei stendendo uno dei nemici. Non per niente, nel prologo, il personaggio di Denise Richards distoglie l’attenzione di un terrorista con una telefonata vagamente erotica.

Il nostro amico Dolph Lundregn, dicevo, ha un ruolo di contorno. E’ uno dei cattivi, dopo un paio di battute si chiude in cabina di pilotaggio per dirottare l’aereo, insomma l’espediente necessario per permettergli di non comparire troppo sullo schermo e magari fargli girare le scene in pochi giorni. L’aggravante è che il biondo colosso sembra non avere voglia, buona parte del tempo recita seduto, si tiene fuori dall’azione e fa una fine da pollo. La sopracitata (e scarsuccia) bad girl è invece affidata a Greer Grammer, figlia del noto Kelsey ‘Frasier’ Grammer, mentre tra i terroristi c’è pure Chuck Lidell, ex campione UFC, il quale avrebbe anche la faccia giusta per una parte in cui invece viene sfruttato poco e male; Lidell aveva già lavorato con Lundgren in Riot nel 2015, altro titolo in cui lo svedese ricopriva un ruolo di supporto nonostante il volto (ingannevole) in locandina, ma almeno il film era quasi guardabile e Dolph aveva un personaggio sfizioso a cui veniva data l’occasione di utilizzare le mani un paio di volte.

Altitude - Paura ad alta quota (2017) denise richardsLa trama di Altitude – Paura ad Alta Quota cerca di rifarsi a titoli come Passenger 57 – Terrore ad Alta Quota (in Italia hanno pure un sottotitolo simile, evviva la fantasia), buon action del 1992 con Wesley Snipes che non vi venga in mente di utilizzare per fare paragoni.

Lo spunto resta tale, seguito da uno svolgimento fiacco e superficiale, l’azione è poca e mal gestita mentre la costruzione della tensione fallisce miseramente. Costato 5 milioni di dollari che non si capisce bene in cosa siano stati spesi, il film diretto da Alex Merkin (Percentage) si sforza di far sembrare il budget anche più basso.

Il regista tenta di ravvivare un po’ le cose nel finale, quando non solo è ormai tardi, ma decide di farlo addentrandosi nel territorio dell’inverosimile. Prima un atterraggio che vorrebbe sembrare convulso attraverso confusissime riprese traballanti e fuori fuoco, poi un salvataggio degli ostaggi tanto frettoloso quanto impraticabile (centinaia di persone che scendono da un aereo in fase di decollo), un’altra scazzottata tra donne che è meglio non descrivervi, fino ad arrivare ad un’imbarazzantissima scena conclusiva in paracadute che ricorda le trovate del Batman televisivo con Adam West degli anni ’60.

Nota di biasimo per aver utilizzato La Cavalcata delle Valchirie in sottofondo durante una fase del volo, tentando chiaramente un’improbabile quanto ingiuriosa citazione ad Apocalypse Now.

Di seguito il trailer internazionale di Altitude – Paura ad Alta Quota: