Voto: 6.5/10 Titolo originale: Apollo 10½: A Space Age Childhood , uscita: 24-03-2022. Regista: Richard Linklater.
Apollo 10 e mezzo: la recensione del film 60s di Richard Linklater (su Netflix)
01/04/2022 recensione film Apollo 10 e mezzo di Marco Tedesco
Il regista ritorna all'animazione in rotoscopio per un tuffo nel suo passato, tra nostalgia e malinconia filtrate e distorte dalla fantasia, per raccontare un periodo topico della storia americana
Lo sceneggiatore e regista Richard Linklater ha occasionalmente guardato al passato, attingendo ai ricordi dell’infanzia per creare storie ricche di nostalgia e di intuizioni. Per la sua ultima fatica, ha deciso ora di intrecciare reminiscenze e voli pindarici di fantasia, raccontando lo sbarco sulla luna negli Stati Uniti del 1969 dalla prospettiva di un uomo di mezza età che ricorda il giovanotto che era stato un tempo.
Apollo 10 e mezzo (Apollo 10 1/2: A Space Age Childhood) – che dopo essere stato presentato in anteprima al recente South by Southwest arriva direttamente su Netflix – è un tenue racconto che si appoggia fortemente sulla familiarità degli spettatori (americani soprattutto) con la cultura pop degli anni ’60 e il suo assunto centrale – nelle fantasie del ragazzino, lui viene selezionato dalla NASA per diventare un astronauta – si rivela solo marginalmente decisivo. Ma il calore rilassato emanato da quest’opera realizzata con la tecnica del rotoscopio offre modeste ricompense, riflettendo l’ottimismo di un’epoca che ora sembra troppo lontana.
Sebbene Richard Linklater abbia già lavorato nell’animazione, il suo nuovo film manca dell’inclinazione filosofica di Waking Life o della paranoia nevrotica di A Scanner Darkly. I suoi ultimi due lavori drammatici Che fine ha fatto Bernadette? (2019), che ha incassato 11 milioni di dollari al botteghino, e Last Flag Flying (2017), che ha raccolto meno di 2 milioni di dollari, avevano fatto ben poco rumore. Di conseguenza, è molto probabile che Apollo 10 e mezzo riesca ad attirare solo gli spettatori più affezionati al filmmaker e/o quelli che desiderano solo un’altra scusa per rivivere il trionfo della missione Apollo 11.
Apollo 10 e mezzo è narrato da Jack Black, che dà la voce allo Stan adulto, il più giovane di sei figli che vivono a Houston negli anni ’60 mentre la NASA lavora febbrilmente per portare un americano sulla luna entro la fine del decennio. L’adulto Stan racconta il periodo storico attraverso vividi dettagli – i programmi televisivi che la famiglia ha guardato, le pigre giornate estive nella piscina pubblica – ma vediamo anche il giovane Stan (doppiato in originale da Milo Coy) mentre si impegna in un prolungato sogno ad occhi aperti in cui testa la capsula che manderà nello spazio gli astronauti dell’Apollo 11.
In La Vita è un Sogno e Tutti vogliono qualcosa, Richard Linklater aveva evocato senza tanti sforzi periodi precisi del passato degli Stati Uniti, catturando anche la mentalità dei giovani rispettivamente durante il liceo e l’università. Apollo 10 e mezzo parla apparentemente dello sbarco sulla luna, ma più in generale è un saluto agli anni Sessanta, che videro un’esplosione nella cultura tradizionale pur mantenendo il conservatorismo e l’ingenuità dell’era precedente. Droga e rock ‘n’ roll stavano cambiando il mondo, ma il quartiere suburbano dove vive Stan era ancora un luogo in cui i ragazzi giocavano per le strade e rituali infantili innocenti come un osso rotto erano eventi comuni.
La narrazione di Jack Black sfoggia un tono popolare, riecheggiando l’approccio generale del film, poiché Richard Linklater chiede poco al suo pubblico se non quello di godersi questo sguardo appassionato ai piaceri effimeri della cultura pop e ai momenti distintivi del decennio. Nella sua mente, il passaggio dai telefoni a disco a quelli a pulsantiera è importante quanto la guerra in Vietnam, un parallelo che non vuole essere irrispettoso ma, piuttosto, suggerire come l’intensità dei ricordi d’infanzia possa essere ingannevole.
Apollo 10 e mezzo tratta seriamente le fantasie di Stan di essere stato assoldato dalla NASA, presentando questi intermezzi come una missione governativa top-secret che solo ora viene rivelata. Purtroppo, però, l’intuizione della premessa non dura a lungo, sottolineando il fatto che il personaggio principale del film non è particolarmente dinamico. In effetti, lo Stan adulto che sentiamo nella colonna sonora è più avvincente del giovane sullo schermo.
Le animazioni, che includono alcune performance-capture, agevolano il 2D più delle precedenti opere di Richard Linklater, una strategia che aiuta a dare ad Apollo 10 e mezzo una sensazione di ritorno al passato. Allo stesso modo, le canzoni rock specifiche del periodo conferiscono al film una qualità da capsula del tempo.
Ma mentre Apollo 10 e mezzo è certamente nostalgico (pure troppo) di proposito, il regista occasionalmente ne mina l’aura sottolineando gli aspetti meno romantici dell’epoca – ad esempio, che molti criticarono il lancio verso la luna, sostenendo che tutti quei soldi avrebbero potuto essere spesi meglio in favore delle comunità americane più svantaggiate.
In ogni caso, Richard Linklater, ora sulla sessantina, sembra meno interessato a sezionare le correnti sociali che plasmarono la missione dell’Apollo 11 – piuttosto intende semplicemente fare un viaggio nella memoria, riflettendo sulle canzoni che ha ascoltato e sui giochi da tavolo che ha giocato.
In tal senso, gli anni ’60 vengono sufficientemente raccontati e celebrati, ma la specificità del ritratto di Richard Linklater mantiene comunque un certo peso. Nonostante l’elenco delle amate star del cinema e dei punti di riferimento locali, come l’Astrodome di Houston, Apollo 10 e mezzo parla in definitiva del modo in cui le persone filtrano gli eventi storici attraverso il prisma della propria esperienza. Stan in realtà non ha mai camminato sulla luna, ma spesso è il modo in cui ricordiamo le cose, indipendentemente dal fatto che quei ricordi siano accurati o meno, che conta più di ogni altra cosa.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Apollo 10 e mezzo, nel catalogo di Netflix dall’1 aprile:
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