Voto: 6/10 Titolo originale: Arctic , uscita: 21-11-2018. Budget: $2,000,000. Regista: Joe Penna.
Arctic (2018): la recensione del film di Joe Penna con Mikkelsen disperso tra i ghiacci
06/05/2021 recensione film Arctic di Gioia Majuna
Il regista esordisce con un survival drama innevato che sa di già visto, ma capace comunque di tenere botta fino alla fine
La strenua lotta di un uomo per la propria sopravvivenza è servita in modo schietto e rilassato in Arctic, primo lungometraggio del fenomeno brasiliano di YouTube Joe Penna. C’è molto da ammirare in questo survival drama di 97 minuti, quasi privo di dialoghi, non da ultimo la prova ruvida di Mads Mikkelsen (Valhalla Rising) nei panni di un pilota precipitato in attesa di soccorso nelle ostiche lande artiche e la maestosità a tutto schermo dei paesaggi islandesi che ‘controfigurano’ quelli polari che dovrebbero essere la vera ambientazione. A questo però si aggiunge una piccola sfumatura tematica, in un film che ha in mente una strategia principale: alzare il suo volume drammatico un po’ per volta.
Presentato in anteprima al Festival di Cannes del 2018 nella sottocategoria ‘Midnight’ fuori competizione, Arctic mantiene quello che promette sulla locandina in un modo teso ma sorprendentemente poco eclatante, data l’estetica pop indie delle clip e degli annunci di YouTube che hanno reso celebre il regista. E se la produzione precedente di Joe Penna non sarà un punto di riferimento per il pubblico, altri titoli ‘di sopravvivenza’ lo saranno senz’altro. I cugini più stretti sono racconti di intraprendenza umana e di resilienza di fronte a pericoli sempre maggiori, come 127 Ore e All Is Lost. Ma qui la sceneggiatura ‘gioca il jolly’: questa volta, l’eroe ha qualcun altro da mantenere in vita, non solamente se stesso.
È una mossa intelligente, quasi d’essai, aprire Arctic dopo il disastro, non con esso. Quando incontriamo per la prima volta il personaggio di Mad Mikklelsen, Overgård, sta spazzando via meticolosamente la neve dalla tundra per creare quello che si rivela essere un gigantesco segnale di SOS. È chiaramente bloccato in quel lungo da un po’ di tempo, rintanato dentro un aereo a elica precipitato da qualche parte in questo deserto ghiacciato.
Overgård, una abbacinante figura in giacca cremisi nel mezzo di una distesa infinita di bianco, segue una routine prestabilita progettata per tenere alto il morale e il fisico: controllare se i pesci sotto il ghiaccio abbiano abboccato alle lenze che ha sistemato su un lago; arrancare nella neve fino a un’altura per azionare un trasmettitore / localizzatore di emergenza con un verricello manuale; costringendosi a rispettare un’agenda rigida, il suo viso straziato e determinato suggerisce che è più facile convivere con la disperazione se riesci a suddividerla in blocchi di tempo prestabiliti.
Un minaccioso avvistamento di un orso polare è presto seguito da un momento di disperata speranza, ma l’elicottero che è stato inviato per salvare Overgård viene a sua volta scagliato a terra da una tormenta, costringendolo a prendersi cura dell’unica sopravvissuta, una co-pilota donna (Maria Thelma Smáradóttir) che è gravemente ferita e che trascorrerà la maggior parte del resto di Arctic in uno stato semi-comatoso.
Le sceneggiature dei survival movies spessissimo fanno scaturire un grave pericolo per i personaggi da situazioni di ‘impossibile stupidità umana’, e anche Arctic non fa eccezione. Ad esempio, dopo che Overgård è partito a piedi, trascinandosi dietro la sua compagna ferita su una slitta (già di per sé una decisione discutibile …), c’è almeno una seria interruzione della tensione generatasi fin lì che farà urlare il pubblico “Ma perché non ha soltanto … ??”.
Meglio concentrarsi allora sulle piccole cose, che è ciò che Arctic sa fare meglio: la gioia di trovare un accendino usa e getta nell’elicottero caduto, la soddisfazione di riuscire a coprire altre poche centinaia di metri di tundra o di avere l’energia sufficiente per scavare una buca nella neve. Una colonna sonora elettronica che ricorda in qualche modo Gustav Mahler sottolinea bene sia la maestosità dell’implacabile ambientazione naturale del film, sia le note più aggraziate e quelle di basso più cupe adeguate al piccolo dramma umano che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi.
E se alla fine c’è qualcosa di un po’ troppo lineare nell’avanzamento quasi silenzioso del protagonista, non si può negare che Joe Penna riesca a gestire in modo efficiente un crescendo così tanto inflazionato.
Di seguito il trailer internazionale di Arctic, nel catalogo di Amazon Prime Video dal 5 maggio:
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