Voto: 4.5/10 Titolo originale: Snow White , uscita: 19-03-2025. Budget: $270,000,000. Regista: Marc Webb.
Biancaneve (2025): la recensione del film live-action di Marc Webb
20/03/2025 recensione film Biancaneve di Gioia Majuna
Gal Gadot e Rachel Zegler sono al centro dell’ennesimo rifacimento privo di identità, tra CGI inquietante, una regia piatta e un copione senza magia

Non c’era dubbio che prima o poi sarebbe arrivato il momento di Biancaneve. Da quando Disney ha scoperto che trasformare i suoi classici animati in remake live-action fosse un metodo infallibile per incassare miliardi con il minimo sforzo creativo, nessun lavoro animato del passato è rimasto intoccato.
Tuttavia, ci è voluto più del previsto per vedere Biancaneve e i sette nani ricevere questo trattamento, chiudendo un cerchio che era inevitabile fin dall’inizio. Se questo doveva essere l’atto conclusivo di una lunga serie di rivisitazioni discutibili, ci troviamo di fronte a un epilogo deludente, incapace di giustificare la propria esistenza se non come mera operazione commerciale priva di anima.
C’è così tanto da dire sul nuovo remake live-action di Biancaneve della Disney che è quasi difficile capire da dove cominciare. Per quanto disordinato possa essere questo titolo del 2025, non si tratta di un remake offensivo. Anzi, si sforza palesemente di evitare qualsiasi controversia, nonostante sia stato preceduto da una delle campagne stampa più controverse degli ultimi anni.
E non è tutto da scagliare nel tritarifiuti: Rachel Zegler canta divinamente (vedetelo in lingua originale!) ed è una protagonista tutto sommato dignitosa. Ci sono alcuni animaletti in CGI molto pucciosi e il messaggio principale, che invita a rifiutare i tiranni e a essere buoni con gli altri, è sicuramente qualcosa di cui il mondo ha bisogno in questo momento.
Peccato che il resto dei 100 minuti complessivi sia purtroppo appesantito da scelte che sfidano ogni logica.
Il live-action si ispira direttamente al classico del 1937, mantenendone intatta l’esile ossatura narrativa: Biancaneve (Zegler) è la giovane principessa la cui bellezza – soprattutto d’animo – scatena la gelosia della sua matrigna, la Regina Cattiva (Gal Gadot).
La sovrana decide di eliminarla, ma Biancaneve riesce a fuggire nella foresta e trova rifugio presso un gruppo di ‘creature magiche’ dalla statura ridotta, che nel sostituiscono i celebri nani. Tuttavia, questa versione cerca di espandere la storia con nuove sottotrame: Biancaneve ora aspira a essere una leader come suo padre, mentre la Regina, oltre alla sua ossessione per la bellezza, è raffigurata come una despota che sottrae risorse al popolo per alimentare il proprio narcisismo.
Invece del classico principe azzurro, il film introduce Jonathan (Andrew Burnap), un ladro in stile Robin Hood – Un uomo in calzamaglia che ruba cibo dalle cucine reali e guida una sparutissima banda multicolore di briganti/attori/ribelli. Il risultato, però, è un racconto che si allunga inutilmente senza mai aggiungere profondità o valore alla vicenda originale.
Burnap prova a garantire una ventata di energia comica che sembra però appartenere a un altro film, ma è almeno moderatamente divertente e ha un po’ di chimica con la Zegler, anche se le scene tra loro sono scritte in modo così goffo da soffocare ogni spontaneità. Il problema principale è che Jonathan ricorda fin troppo da vicino il Flynn Rider di Rapunzel, anche se il suo taglio di capelli ha più un’aria alla Skeet Ulrich degli anni ‘90.
Come detto, la contestatissima Rachel Zegler è senza dubbio uno degli elementi migliori del film. Anche con una sceneggiatura (di Erin Cressida Wilson) ben poco ispirata, riesce a infondere a Biancaneve una credibilità emotiva, specialmente nelle scene musicali. La sua interpretazione è genuina, e il suo canto si distingue tra i momenti più riusciti. La sua caratterizzazione segue comunque un copione già visto nei remake Disney: un’eroina più indipendente, con sogni più concreti, ma senza mai abbandonare le strutture ormai logore della narrazione originale.
Gal Gadot offre una performance che oscilla tra il camp e il ridicolo, senza mai trovare un vero equilibrio. I suoi abiti scintillanti e pacchiani riflettono bene il personaggio: superficiale e privo di autenticità. La Gadot è fuori luogo, spesso esagerata fino al macchiettistico, e il suo personaggio non viene mai approfondito. Anche la sua canzone da solista, sebbene visivamente accattivante, contribuisce più a smorzare la tensione che a enfatizzarla.
Il problema più grande, però, è rappresentato dalle creature che sostituiscono i sette nani. Dopo le polemiche sollevate da Peter Dinklage, Disney ha scelto una soluzione che non accontenta nessuno: i nani sono infatti stati trasformati in esseri magici generati interamente in CGI, con un effetto visivo ascrivibile tra l’inquietante e il grottesco.
La nuova versione di “Andiam a lavorar” è una sequenza surreale, come un brutto incubo animato. Solo alcuni di loro hanno una personalità distinta, mentre gli altri rimangono figure anonime sullo sfondo. Il risultato è una scelta narrativa e visiva che spezza l’immersione nel film e solleva più domande di quante ne risolva.
A livello estetico, Biancaneve è un pasticcio. Alcune scene sono visivamente accattivanti, ma il film non riesce a trovare un’identità chiara. I costumi, firmati dalla sempre brava Sandy Powell, sono l’unico vero punto di forza della direzione artistica, mentre le scenografie risultano spesso artificiali e prive di coerenza con il tono della storia (pensare a Fantaghirò in certi momenti la dice lunga …).
Anche le scelte registiche di Marc Webb si rivelano piatte: le sequenze musicali, invece di sfruttare il linguaggio cinematografico, sono statiche e prive di energia.
Le nuove canzoni scritte da Pasek & Paul si inseriscono senza soluzione di continuità nel trend dei live-action Disney: brani che cercano di aggiungere profondità emotiva alla protagonista, ma che risultano poco memorabili. “Waiting on a Wish”, la canzone principale di Biancaneve, è un perfetto esempio della tipica “I want song” che fallisce nel suo intento: invece di enfatizzare un desiderio attivo, sottolinea la passività della protagonista.
E poi c’è il finale, un miscuglio di idee già viste che riecheggia in modo sospetto il climax di Wish (2023), suggerendo che Disney sia ormai intrappolata in una ripetizione infinita di se stessa. Non aiuta il fatto che sembri impantanato in un’estetica e in una narrazione che tentano disperatamente di bilanciare il realismo con la fiaba, senza però riuscire a far funzionare nessuno dei due elementi. L’effetto complessivo è straniante, quasi come se ci trovassimo di fronte a un pastiche di elementi presi da altri live-action senza una vera direzione creativa.
Forse non è forse il peggior remake Disney, ma è certo uno dei più fiacchi e privi di identità. Se questo doveva essere il culmine del progetto di rifacimento dei classici animati, allora la compagnia farebbe bene a fermarsi qui. Biancaneve non brilla, non incanta, non emoziona. Alla fine, più che Heigh-Hoooo, viene solo da dire Ehm-Nooo.
Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano di Biancaneve, nei nostri cinema dal 20 marzo:
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