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Considerazioni finali sul Far East Film Festival 2016

01/05/2016 news di Alessandro Gamma

Dopo 9 intense giornate, quali somme possiamo trarre da questa finestra annuale sul cinema asiatico?

Dopo 9 intense giornate, oltre 70 proiezioni che hanno spaziato tra tutti i generi cinematografici, grandi ospiti e tantissime interviste, quali somme possiamo trarre da questa finestra annuale sul cinema asiatico?

Per farla non troppo lunga, andremo per punti:

Il bullismo scolastico a quanto pare è ancora una piaga sociale molto sentita e trasversale a tutti i paesi dell’Asia: è infatti un argomento centrale nel coreano The Silenced di Lee Hae-young, nei thailandesi The Forest di Paul Spurrier e Senior di Wisit Sasanatieng, nel giapponese Hime-Anole di Keisuke Hioshida e in qualche modo nel cinese Destiny di Xhang Wei.

feff 18 teatro– Nonostante la reintroduzione dopo alcuni anni dell’Horror Psycho Day, chi andava in cerca di una ‘fase 2’ del j-horror (o limitrofo…) si è messo ben presto il cuore in pace. Se qualcuno almeno ci ha provato a distaccarsi dai soliti cliché (il coreano The Silenced di Lee Hae-young, il thailandese The Forest di Paul Spurrier e il giapponese The Inerasable di Yoshihiro Nakamura), tutti gli altri hanno fatto ancora una volta affidamento a effetti speciali in CGI dozzinali e ai soliti spaventi ‘uditivi’. E se anche quello che dovrebbe essere un maestro come Kyoshi Kurosawa presenta un’opera non poco deludente, c’è ben poco da stare allegri…

I film cinesi (e di conseguenza hongkongesi) che non siano prettamente fantasy, salvo un paio di eccezioni ovviamente ostracizzate dal sistema locale (ovvero The Mobfathers di Herman Yau e Ten Years), sono tutti prevedibilissimi e presentano tutti le medesime dinamiche: i cattivi (ladri/truffatori/killer) perdono sempre, la polizia è impeccabile sempre, la superstar protagonista – quando fa parte dei buoni chiaramente – resta viva sempre.

– La Corea del Sud ci ha tenuto tantissimo a rovistare nella sua storia più o meno recente sottolineando con forza che la dominazione giapponese degli anni ’30 è stata quanto di peggio si sia mai visto. Se ne parla diffusamente nel film di apertura The Tiger di Park Hoon-jung, nel blockbuster Assassination di Choi Dong-hoon e in The Silenced di Lee Hae-young.

– I due vincitori del Gelso d’Oro alla carriera, cioè Sammo Hung e Nobuhiko Obayashi sono stati estremamente disponibili e cordiali con tutti nonostante ‘l’aura di santità’ che li circonda e che poteva farli al contrario sembrare inavvicinabili. Tutto l’opposto invece l’idol Morita Go, impossibile da fotografare (pena la querela), avvicinare e persino intervistare…

In attesa di capire quante delle pellicole qui presentate troveranno effetivamente una distribuzione nel nostro paese (ultimamente il numero è stato bassino…), ci congediamo da Udine e dal Teatro Nuovo Giovanni da Udine che ci ha ospitato in questi giorni. Al prossimo anno!

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