Titolo originale: Dead Trigger , uscita: 19-07-2017. Budget: $10,000,000. Regista: Mike Cuff.
Dead Trigger | Recensione del film di zombi con Dolph Lundgren
07/12/2019 recensione film Dead Trigger di Francesco Chello
Il biondo attore svedese è lo svogliato protagonista dell'adattamento poverissimo e mediocre dell'omonimo fortunato videogioco survival horror
Negli ultimi 20/25 anni il rapporto tra videogames e cinema si è fatto sempre più stretto. Il mondo videoludico è una consolidata fonte di ispirazione per quello cinematografico, che vi attinge spesso e volentieri, portando sullo schermo trasposizioni di videogiochi più o meno celebri (il nostro dossier in merito). Il potenziale di svariati videogames è cinematograficamente intrigante, spesso si presta ad uno sviluppo su celluloide che, però, non sempre viene curato nel modo giusto. Anzi, a voler fare una stima alla buona senza tediarvi con un approfondimento che necessiterebbe di tempo e spazio differenti, si può dire che il filone non sia tra i più fortunati in quanto a esiti qualitativi e che, probabilmente, i titoli meno riusciti superano quelli degni di nota. Dead Trigger, purtroppo, non sfugge a questa statistica, piazzandosi di diritto tra quelli dimenticabili.
Il film è tratto dall’omonimo videogame a tinte horror della Madfinger Games, sviluppato per le piattaforme iOS e Android. Lanciato il 26 giugno del 2012, colleziona oltre 30 milioni di download; risultati eccellenti che portano inevitabilmente ad secondo capitolo, uscito nell’ottobre 2013 ancora per iOS e Android oltre che Facebook e Windows Phone, e che supera di gran lunga i numeri del predecessore.
La versione cinematografica vive una genesi piuttosto travagliata che complica quelle che, presumibilmente, erano già delle premesse scricchiolanti. Mike Cuff, regista di programmi educativi, spot pubblicitari e spettacoli teatrali, si assicura i diritti nel 2015; sviluppa uno script insieme ad Heinz Treschnitzer con l’intenzione di dirigerlo personalmente. Dopo pochi giorni di riprese, avvenute in Messico a maggio del 2016, Cuff lascia la produzione per alcuni dissapori, la regia passa nelle mani di Scott Windhauser, che riscrive parte della sceneggiatura insieme al protagonista Dolph Lundgren (non accreditato come autore).
Il terremoto in cabina di regia non lascia indifferente la Madfinger Games, che ritira il proprio appoggio al film, in quanto la sceneggiatura inizialmente approvata risulta modificata in maniera abbastanza radicale. Mike Cuff e la Madfinger abbandonano di fatto la nave, nonostante i loro nomi siano tuttora presenti nei credits di Dead Trigger. Non è un caso, quindi, che un film girato nel 2016 e pronto nel 2017 (quando riesce a fare una capatina al Moscow Film Festival) venga fondamentalmente rilasciato tra la fine del 2018 e la prima metà del 2019 quasi ovunque in streaming o DTV, con la Saban Films (tra i distributori) che negli USA riesce incredibilmente a strappare una release nei cinema. Sul nostro mercato è arrivato, invece, da poche settimane, in DVD e blu-ray targati Koch Media.
Nella sua versione videoludica, Dead Trigger è sostanzialmente uno sparatutto in cui gli zombi sono i bersagli continui di una missione itinerante. Se già in partenza la fonte non è delle più articolate, la trasposizione cinematografica non si sforza minimamente di rendere più corposa la trama portante. Sceneggiatura, quindi, esile ed elementare (e scontata), storia di sopravvivenza (zombie) con elementi base inclusa la potente corporation che decide le sorti della povera gente. Non mi aspettavo certo chissà quali risvolti di trama, ma quanto meno uno spunto iniziale meno stupido di quello poi scelto, oltre ad una caratterizzazione migliore dei personaggi protagonisti che finiscono tra i diversi difetti del film in questione.
L’idea di reclutare i membri del CSU, le unità speciali anticontagio, selezionando giovani videogiocatori fa immediatamente crollare la credibilità dell’aspetto action. In un film che parla di soldati (particolarmente skillati) alle prese con orde di morti viventi, non è accettabile che quei ruoli vengano ricoperti da giovani dediti a videogames e realtà virtuale. La cosa finisce per ripercuotersi su Dolph Lundgren (dai capelli insolitamente scuri, che riportano in qualche modo al suo Vendicatore / Punisher), a cui viene affidato il personaggio di Kyle (presente nel videogame originale della Madfinger), un protagonista che andava sfruttato sicuramente meglio. Il background viene lasciato a due parole in un racconto introduttivo di un comprimario, ma è soprattutto la sua centralità a non essere costante.
La sua figura viene affiancata da quel manipolo di ragazzetti insopportabili di cui parlavo prima, che gli rubano inutilmente spazio con dinamiche trascurabili, personaggi assortiti in maniera scontata e capitanati da una specie di Tobey Maguire dei poveri, con l’unica consolazione da riscontrare nel fatto che muoiono quasi tutti. Per non parlare del gruppetto femminile che arriva in supporto, le cui componenti sfoggiano trucco e pettinature cool ed armi metallizzate che il minimo che puoi fare è tifare per gli zombie affinché pongano un limite alla decenza. In un film di questo tipo devi saper valorizzare uno come Dolph Lundgren, se poi aggiungiamo che la performance dello svedese è meno grintosa del solito, quasi stanca (o poco motivata), allora la frittata è fatta. Il 62enne attore svedese conserva la presenza necessaria per questi ruoli, armi alla mano non si fa certo pregare per usarle, ma con mio disappunto, sembra abbia il freno tirato in qualche sequenza d’azione un pelino più elaborata di Dead Trigger, roba che non richiedeva nemmeno chissà quale impegno eclatante – su tutte, un corpo a corpo privo di coreografia in cui ricorre a un utilizzo ingiustificato (e biasimabile) di una controfigura che una regia approssimativa non si preoccupa nemmeno di nascondere, con la faccia dello stuntman ben visibile in più di un’occasione. Gli altri volti maturi sono quelli di Isaiah Washington, che esce di scena quasi subito, e di Oleg Taktarov, traditore e antagonista di Lundgren.
Il paradosso è che nel momento in cui cerca di imbastire quel minimo di trama, il film funziona meno. La parte centrale perde ritmo, l’abbozzo di piano cospirativo ha il sapore del riempitivo. Alla fine, l’aspetto in cui Dead Trigger funziona meglio è quello più elementare e vicino alla fonte originale, vale a dire sparatorie e non morti. Nel primo e nel terzo atto non mancano scene di massa con stragi di zombi e diverse vittime tra gli esseri umani. Apprezzabile gusto per sangue e morsi, cadaveri ambulanti spappolati e parti del corpo che volano, peccato solo per l’abuso degli effetti sanguinolenti in una CGI non proprio entusiasmante, meglio il make up degli zombie (almeno quelli presenti nelle inquadrature ravvicinate) così come alcuni effetti prostetici.
In definitiva, Dead Trigger è un prodotto abbastanza povero, il budget risicato è evidente; non ci sono molte informazioni sulla cifra realmente investita, in rete qualcuno parla di 10 milioni di dollari, che francamente mi sembrano uno sproposito per quello che effettivamente compare sullo schermo, ipotesi che tenderei a scartare a meno che il biondo protagonista non abbia goduto di un cachet particolarmente generoso. Ad ogni modo, se proprio avete voglia di un Dolph Lundgren che combatte gli zombi in un film a basso costo e un po’ ignorante, vi direi di virare su La Battaglia dei Dannati (Battle of the Damned) del 2013.
Di seguito il trailer internazionale di Dead Trigger:
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