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Diario da Venezia 76 | Giorno 2: Un matrimonio streamingzito per Scarlett e Adam

30/08/2019 news di Giovanni Mottola

Il dramma famigliare di Noah Baumbach per Netflix con le due star non allevia la calura lagunare, così ce ne andiamo in città per tuffarci nei capolavori della storia dell'arte della Scuola Grande di San Rocco, raccontatici dal genuino signor Alvise

venezia 76

Dopo le aspre polemiche di ieri, la produzione di J’accuse di Roman Polanski ha deciso di mantenerlo in Concorso, accettando quelle scuse ufficiali da parte della Presidente di Giuria Lucrecia Martel pretese dal co-produttore Luca Barbareschi e non del tutto arrivate. In ogni caso, il film verrà proiettato oggi e presentato dalla canonica conferenza stampa di accompagnamento, che si preannuncia infuocata. In attesa di assistere ad ulteriori schermaglie dal vivo, oggi ci si è sorbiti quelle su schermo nel film Marriage Story / Storia di un matrimonio di Noah Baumbach (Frances Ah) con protagonisti Scarlett Johannson e Adam Driver e prodotto da Netflix. Ad esso siamo grati, perché ci offre il destro per ricordare il grande Paolo Poli, quando affermava col suo genio beffardo di trovare noioso un libro come I Promessi Sposi, che inizia con un fidanzamento e termina con il matrimonio, preferendogli di gran lunga Madame Bovary, che inizia con un matrimonio e finisce con l’arsenico.

Il film di Baumbach inizia con un divorzio e finisce con uno strappalacrime accenno di riconciliazione. Non sapremo mai ciò che ne avrebbe pensato Paolo Poli. Però lo intuiamo, e lo condividiamo. Il tema della separazione e della capacità di gestirla avendo un bambino piccolo è già di suo assai impervio da trattare. Uno dei primi film a farlo fu nel 1977 Kramer contro Kramer, che proprio per questo suo pionierismo commosse un’intera generazione, anche grazie alle splendide interpretazioni di Meryl Streep e Dustin Hoffmann. Per offrire un esempio in cui l’argomento è stato trattato con toni diversi, si potrebbe citare Mrs. Doubtfire – Mammo per sempre, con l’indimenticabile performance di Robin Williams, dedito a suscitare prevalentemente il riso, ma in alcuni momenti anche la lacrima. Nel caso di Marriage Story / Storia di un matrimonio, Baumbach ha il torto di non scegliere una precisa connotazione di stile: ora tenta di strappare qualche risata con situazioni buffe o con qualche sofisticata battuta, ora punta sul sentimentalismo, ora vira sul drammatico. Il risultato è che non diverte né commuove, se non con il trucco della ruffianeria.

scuola grande di san rocco veneziaL’aspetto che invece può dirsi parzialmente riuscito è la contrapposizione tra il tentativo di separarsi pacificamente operato in prima battuta dai coniugi e la battaglia a colpi bassi che s’instaura tra loro quando si vedono costretti a ricorrere agli avvocati. Ma anche questo tema risulta in definitiva annacquato sia dalla scarsa originalità sia dal fatto che le riunioni tra cliente e avvocato così come gl’incontri a quattro vengono descritti con scene allungate più del dovuto, quasi allo sfinimento, fino a portare a due ore e un quarto un’opera che sarebbe potuta e dovuta durare almeno trenta minuti di meno. A Paolo Conte ne sono bastati meno di cinque per raccontare la stessa situazione con maggiore ironia nella poco conosciuta Parole d’amore scritte a macchina. Si consiglia al regista di recarsi, prima del prossimo film, a ripetizioni dal cantautore astigiano. Deludente poi è anche la prova dei due protagonisti, con una recitazione nevrastenica nei momenti dei litigi o piena di smorfie e mossette nei momenti in cui intendono mostrare lo sconforto.

La visione di questo film – che essendo prodotto da Netflix e deludente come qualità definiremmo “streamingzito” – ha dunque appesantito un clima che già da un punto di vista meteorologico è reso irrespirabile da un’umidità mai sentita prima al Lido. Per evitare quindi di subire troppo spesso l’escursione termica entrando e uscendo da sale dove l’aria condizionata mantiene costanti temperature siberiane, complice anche la penuria del programma odierno valeva la pena tentare un escursione in Venezia città. Qui il disagio maggiore è la perdita quasi totale del senso dell’orientamento, tra calli, callette, sotoporteghi e ponticelli. Per raggiungere la Scuola Grande di San Rocco e poter ammirare le opere di Tintoretto è stato necessario domandare aiuto ad un passante, individuato in base al fatto che, accompagnandosi egli con un cane, si poteva escludere fosse un turista. Non soltanto era un veneziano, ma della specie più genuina. A partire dal nome tipico, Alvise, e dalla profonda cultura in fatto artistico. Con una punta di civetteria riferisce che spesso lo scambiano per un professore di storia dell’arte, recuperando però immediatamente l’umiltà: “Essere nato in un posto come questo mi ha aiutato molto”. Ora è in pensione e prima lavorava alle poste, eppure mostra una competenza notevole non solo su tutte le opere degli artisti più o meno grandi della sua città (con particolare predilezione per Alvise Vivarini), ma anche sulle loro vite, approfondite sul Vasari, sul Longhi e ogni altro testo fondamentale della storia dell’arte. Compresi gli aneddoti, più o meno veritieri.

Sulla Scuola Grande di San Rocco, per esempio, rivela che il Tintoretto ottenne la commissione con un trucco che gli permise di evitare la gara che era stata indetta tra i vari artisti per ottenerla, consistente nella realizzazione di un piccolo bozzetto, che doveva fungere da prova per il primo dei dipinti, un tondo da destinare al soffitto. Con la complicità di un amico che lavorava nella Scuola, Tintoretto ottenne le misure esatte dello spazio in cui avrebbe dovuto essere collocato il dipinto finale, lo realizzò già nella versione definitiva in luogo del semplice bozzetto e poi, sempre grazie all’amico, s’introdusse nottetempo nella Scuola collocandolo nella spazio che avrebbe poi dovuto ospitarlo. L’indomani, al momento di proclamare il vincitore della gara, la visione dell’opera di Tintoretto già al suo definitivo posto mise con le spalle al muro i Confratelli, che non poterono disporne la rimozione e finirono quindi per assegnargli l’intera decorazione della Scuola. Non abbiamo domandato al signor Alvise cosa pensi di Roman Polanski. Ma il suo aneddoto su Tintoretto ci dimostra una volta di più che un uomo di scarsa etica può essere un grande artista.

Di seguito il teaser trailer ufficiale di Marriage Story / Storia di un matrimonio: