Voto: 6.5/10 Titolo originale: Alien Resurrection , uscita: 12-11-1997. Budget: $70,000,000. Regista: Jean-Pierre Jeunet.
Dossier: Alien – La Clonazione di Jean-Pierre Jeunet, l’acido scorre nelle vene
27/09/2024 recensione film Alien - La clonazione di Claudio Porta
Tra DNA ibrido e legami mostruosi arriva nel 1997 il dilemma morale di Ripley nel quarto capitolo della saga
Nel 1997 la Brandywine Productions di David Giler e Walter Hill, insieme a Gordon Carroll e Bill Badalato, aggiunge un nuovo tassello alla saga di Alien con il nuovo capitolo “La Clonazione / Resurrection”. Questo investimento da 70 milioni di dollari risulta particolarmente azzardato per diversi motivi: cinque anni prima Alien 3 (1992), al netto di una ricezione di pubblico mediocre, è stato il film che patendo una lunga serie di interferenze e conflitti interni sulla realizzazione ha rischiato di non arrivare a compimento, oltre a mettere a rischio la carriera in ascesa di un giovane e brillante regista, David Fincher.
Ancora più importante, il personaggio pivotale di Ellen Ripley (Sigourney Weaver) alla fine del terzo film si sacrifica lasciandosi cadere in un altoforno, sapendo di avere in sé l’unico feto esistente di una regina madre aliena, chiudendo così in maniera definitiva la saga con una doppia morte dal peso specifico enorme.
A dipanare questo intreccio viene chiamato Joss Wheadon (The Avengers, Agents of S.H.I.E.L.D, Quella casa nel bosco), al quale viene assegnata la delicatissima parte della stesura dello script. Alla domanda impossibile di come vedere ancora Ripley viva dopo una morte senza speranza, Wheaton trova una soluzione interessante ed a tratti geniale, mentre a Jean-Pierre Junet (Delicatessen, Il favoloso mondo di Amelie) viene affidato il timone della regia.
Storia di una resurrezione
Duecento anni dopo la sua morte sul pianeta/colonia penale Fiorina “Fury” 161 (nel 2379) un campione del sangue di Ripley proveniente dalla colonia viene utilizzato per ricerche biologiche sulla nave militare USM Auriga per tentare di clonare l’eroina perduta.
Dato che ai tempi dell’episodio precedente era stata infettata, Ripley aveva in sé anche il DNA alieno e infatti lo scopo degli esperimenti di clonazione è di accedere al suo genoma xenomorfo per riprodurlo a scopo militare.
Questa missione ormai non più occulta ma diventata una costante degli episodi precedenti, risulta essere il trait d’union che lega l’onnipresente compagnia Weyland Yutani alle vicende della saga. Altra curiosità ‘collante’ con la compagnia risulta la celebre modalità con cui
L’equipaggio interpella il computer di bordo delle astronavi: nel primo Alien il computer della Nostromo si chiamava “Mater” (Mother, nella versione originale), in questo episodio il computer di Auriga viene chiamato “Pater” (Father, nella versione originale).
Il Generale Peres (Dan Hedaya) è il caricaturale comandante di Auriga, mentre i dottori Wren e Gediman (J.E. Freeman e Brad Dourif) sono i fautori degli orribili esperimenti di clonazione attraverso i quali sono già riusciti a riprodurre 12 Xenomorfi, una Regina madre e…una nuova Ripley.
Una navetta di mercenari, la Betty, arriva con un carico di cavie umane in criostasi destinate ad essere impregnate per “partorire” nuovi alieni da utilizzare. Il questionabile equipaggio di questa nave include diversi membri tra cui il capitano Frank Elgyn (Michael Wincott), Ron Johner (Ron Perlman) ed il sintetico Annalee Call (Winona Ryder).
Ad un certo punto avviene qualcosa di imprevedibile, alcuni degli alieni-cavia mostrano una capacità organizzativa sorprendentemente avanzata ed evadono, iniziando a fare strage del personale della nave. Ripley, chiamata “Numero 8”, in quanto clone viene tenuta imprigionata per subire esperimenti, ora è una nuova versione di sé: con acido nel sangue, forza straordinaria e una capacità di collegamento agli alieni dovuta al suo DNA ibrido.
Il numero 8 deriva dagli esperimenti di clonazione tentati prima di arrivare all’ultima ‘versione’ e durante lo sviluppo della storia arriverà ad un confronto agghiacciante: troverà il laboratorio dove è stata riprodotta e vedrà i suoi 7 tentativi precedenti abortiti… .
Mentre gli alieni evasi continuano la strage sulla Auriga, i mercenari insieme a Ripley e pochi altri cercano un modo per raggiungere la navetta Betty e scappare. La fuga diventa rocambolesca ed il numero di sopravvissuti diminuisce ulteriormente, soprattutto quando dovranno passare in apnea un lungo tratto sommerso dall’acqua inseguiti da Xenomorfi, per poi emergere in un pozzo… pieno di uova aliene in procinto di schiudersi.
Call, fin dall’inizio interessata alla figura di Ripley, dopo essere stata uccisa dal dottor Wren nel pozzo delle uova riappare mostrando a tutti la sua natura sintetica, oltre al suo obiettivo: fermare gli esperimenti di clonazione e distruggere ogni campione che possa essere utilizzato per ricreare gli alieni, portarli sulla Terra e annientare l’umanità. A questo scopo si interfaccia al computer della Auriga e programma lo schianto della nave contro il nostro pianeta in modo da annientarla con il suo contenuto.
Mentre il conto alla rovescia procede inesorabile i sopravvissuti riescono ad accedere alla Betty ma perdono Ripley, che ‘sente’ il richiamo degli alieni e si fa inghiottire da un nido di Xenomorfi attraverso il quale raggiunge quelli che sente suoi simili. Il nido contiene la regina aliena, in procinto di dare alla luce suo figlio e qui assistiamo ad una trovata geniale: essendo prodotta utilizzando il DNA ibridato di Ripley anche la regina possiede una parte delle caratteristiche umane e si è distaccata dal ciclo vitale originale della saga: ora non ha più bisogno di produrre uova per dare alla luce nuovi figli, li può partorire direttamente.
La creatura che nasce è il “Newborn“, il primo vero ibrido del franchise. Questo però non riconosce la sua madre originaria ma la vede in Ripley/Numero 8, difatti uccide la regina madre e cerca 8, che sta fuggendo verso la Betty ormai in fase di decollo e riesce a saltarvici sopra.
Il blocco di un portello fa si che Call debba andare ad investigare il problema finendo per imbattersi nel Newborn, anch’esso riuscito a salvarsi sulla navetta. Mente lo scontro tra i due inizia, Ripley sente che qualcosa non va: scende ad aiutare Call e incontra il suo “figlio” che, buon sangue non mente, riconoscendola non la aggredisce.
In questo momento l’eroina scopre quanto il mostro la senta e la veda davvero come madre e in un lungo momento di bonding dove il legame affettivo tra i due sembra fiorire, Ripley mette invece in atto una terribile decisione: usa l’acido che ha al posto del sangue per bucare uno dei finestrini, che inizia a risucchiare nel vuoto il Newborn, svuotandolo a partire delle sue membra per proiettare poi tutti i brandelli del suo corpo nello spazio.
Seppure orribile, la scena è commovente, perché il dolore di una madre che decide di sacrificare il suo quasi-figlio diventa straziante guardando la faccia disperata ed urlante del mostro che mentre viene lentamente dilaniato, fino agli ultimi istanti di vita con gli occhi le chiede “perché mi hai fatto questo?”.
La nave si avvicina finalmente alla terra e le due protagoniste guardano e commentano lo splendore del nostro pianeta che ormai scorre sotto di loro. Quando Call chiede “Adesso.. che succede?” la risposta di Ripley rappresenta la summa del suo vissuto attraverso gli episodi della saga: “Non lo so… anche io sono una straniera qui”.
Le facce del mostro
La storia del franchise di Alien ha sempre rivolto una costante attenzione all’evoluzione degli alieni e proposto qualcosa di nuovo riguardo la struttura delle creature, oppure ne ha create di nuove : dalla Regina madre del secondo episodio creata dallo Stan Winston Studio fino al Newborn di questo quarto episodio, progettato dalla ADI Amalgamated Dynamics di Tom Woodruff e Alec Gillis (già coinvolta in Alien 3).
Una curiosità: in alcune scene ravvicinate del Newborn è Woodruff in persona ad essere l’attore dentro al costume.
Il Newborn rappresenta una nuova fase e, come visto sopra, un distacco dall’ormai nota linea evolutiva Uovo / Facehugger / Chestburster / Xenomorfo , in quanto l’idea di clonare il DNA di Ripley determina la fusione dei caratteri umani ed alieni in una nuova linea con caratteristiche di entrambe le razze. La versione originale pensata da Joss Wheadon era completamente diversa, ma attraverso i confronti tra i bozzetti e le idee del regista Jean-Pierre Junet si è giunti ad una versione definitiva nettamente più umanizzata.
Già da una prima occhiata si notano differenze dallo Xenomorfo originale, a partire dalla tipica testa oblunga senza occhi che invece ora anteriormente è forma di teschio, senza mascella retrattile e con denti simili a quelli umani oltre alla pelle biancastra, la mancanza della coda e dei tubi sulla schiena, una altezza imponente e grandi mani a 3 dita.
Anche dal punto di vista caratteriale la differenza è netta, in quanto contrariamente all’alieno originale fatto di puro istinto di sopravvivenza ed aggressività, il Newborn mostra emozioni come affetto, rabbia e paura, oltre ad avere comportamenti impulsivi simili a quelli di un bambino umano.
Una curiosità risiede nel legame tra i bozzetti che hanno portato al Newborn e una serie di vecchi schizzi del creatore di Alien, il geniale Hans Ruedi Giger: l’applicazione di una faccia da teschio umano all’inizio della testa, faceva parte dei prototipi del primo Alien del 1979, che nella versione finale è divenuto senza viso e senza occhi.
Questa opzione era stata contemplata in modo talmente serio da arrivare alla costruzione di una testa funzionante da parte del famoso effettista Carlo Rambaldi (Oscar per E.T. e King Kong) per le riprese ravvicinate, poi modificata a favore della versione più liscia, inquietante ed iconica dell’alieno definitivo.
Questo Alien segna anche l’esordio dell’utilizzo di alcuni Xenomorfi riprodotti nella loro interezza in CGI, creati dai Blue Sky Studios di Chis Wedge/20th century fox in particolar modo per le scene subacquee, in quanto le dinamiche di nuoto degli Xenomorfi in formato reale sarebbero risultate impossibili da riprodurre meccanicamente.
Ripley release 8.0
Dopo avere visto nei tre episodi precedenti una Ellen Ripley che vive il suo arco evolutivo fino a diventare quel prototipo della “final girl” riconosciuto ormai ovunque, in questo quarto film la nostra eroina cambia radicalmente. La clonazione del DNA fuso con quello dell’ alieno che portava in sé durante la sua morte, produce un essere che in apparenza è una persona con corpo e viso della nostra protagonista, ma la realtà è ben diversa: i suoi ricordi sono confusi se non nulli, possiede capacità fisiche straordinarie, oltre ad avere sangue misto ad acido e la capacità di sentire / comunicare con gli alieni.
A proposito delle nuove caratteristiche fisiche di Numero 8, si ha un saggio di quanto sia cambiata la protagonista nella scena dell’incontro di basket con il personaggio Ron Johner (Perlman) che con la scusa di fare una partita cerca il confronto fisico ma in pochi secondi ne esce malconcio, come pure il suo collega Christie (Gary Dourdan). In quell’episodio si capisce anche che il sangue
della nuova eroina è composto da acido, come gli Xenomorfi.
Una curiosità: alla fine della scena, Numero 8 prende la palla da basket e mentre se ne va fa canestro tirandola con una sola mano dietro le spalle, senza guardare. Questa scena è reale ed era stata voluta fortemente da Sigourney Weaver, che si era allenata duramente per non utilizzare nessun trucco meccanico o CGI. Dopo diversi tentativi andati a vuoto, nell’ultimo tiro prima di desistere ha effettuato un “Ciuff” perfetto scatenando l’ovazione dei presenti incluso Perlman, che uscendo dalla parte ha anche rischiato di rovinare la preziosissima scena.
E a proposito di tiri perfetti, potete notare il richiamo a questa scena nel prequel Prometheus, dove il sintetico David, durante il lungo viaggio dell’astronave, effettua diverse attività tra cui anche giri in bicicletta nell’area basket/palestra e centri il canestro, sempre pedalando, con un tiro ad un braccio.
Tornando alla “Nuova Ripley”, questa versione della protagonista nasce fondendo due idee: quella di tenere un involucro rassicurante con la faccia che lo spettatore desidera ancora vedere, sviluppando però all’interno una creatura che di umano ha mantenuto alcuni tratti, in parallelo con quelli alieni. Durante il film la protagonista contiene e si dibatte tra le due nature, mostrando questo conflitto in più momenti.
Quando i primi Xenomorfi evadono, la Ripley versione Numeo 8 sente a distanza cosa sta succedendo e sorride all’idea che i suoi simili si stiano liberando dalla prigione dove vengono utilizzati come cavie, anche se poi scappa quando stanno per sfondare la porta della sua cella.
Anche quando si arriva al momento straziante in cui Numero 8 entra nel laboratorio dove era stata prodotta e si trova vis-à-vis con i 7 esperimenti abortiti per svilupparla, non riesce a mascherare il disgusto per l’abominio che sta vedendo e per la razza che l’ha compiuto.
L’orrore giunge poi al culmine quando abbandonata in un angolo vede la settima versione di sé, semi completa ma mostruosamente deforme e tenuta in vita da una serie di tubi , che con un filo di voce la supplica di ucciderla. Numero 8 la brucerà (o si brucerà?) liberandola/si dalla sofferenza, ma questo terribile momento rafforzerà il distacco tra la sua natura e quella umana.
Verso la fine del film, Numero 8 salta sulla navetta Betty appena in tempo per salvarsi e ritrovarsi poco dopo in un faccia a faccia con il Newborn: esso la riconosce come madre e anche lei come creatura simile ad un figlio, tuttavia capisce anche che portarlo sulla Terra è impossibile non solo per il suo singolo potenziale distruttivo, ma soprattutto per impedire alla Weyland-Yutani di utilizzarlo come cavia (come è successo anche a lei) e portare a termine il loro piano di produzione di armi biologiche.
Deve quindi prendere un’altra atroce decisione: uccidere ciò che sente parte della sua natura.
Con l’arrivo di Numero 8 e Call sulla Terra finisce la saga con Ellen Ripley come protagonista, in quanto i successivi film della serie si focalizzeranno su cosa era successo prima di Alien (Prometheus e Covenant) e cosa era accaduto tra Alien e Aliens scontro finale (Romulus).
Anche se un quinto film era stato concepito dal regista Neil Blomkamp (District 9, Elysium, Humandroid) con la benedizione di Sigourney Weaver ed era pronto anche uno script nel cassetto di James Cameron, purtroppo nessuno dei due ha trovato le condizioni per venire alla luce. Nonostante queste notizie sconfortanti, i fan possono però continuare a seguire le terrificanti storie di invasioni Xenomorfe che infine riescono a raggiungere la Terra con l’imminente serie Alien: Earth di Noah Hawley.
Di seguito la scena finale di Alien – La Clonazione:
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