Voto: 5/10 Titolo originale: Doom , uscita: 20-10-2005. Budget: $60,000,000. Regista: Andrzej Bartkowiak.
Dossier: Doom di Andrzej Bartkowiak (2005), a lezione di darsi la zappa – spaziale – sui piedi
20/04/2023 recensione film Doom di Marco Tedesco
Dwayne Johnson e Karl Urban sono i protagonisti di un fanta-horror che prende il popolare videogioco originale o lo maciulla, al servizio della visione distorta di Hollywood
Chiunque sia cresciuto negli anni ’90 giocando coi videogiochi di genere ‘sparatutto’ si è per forza di cosa a un certo punto cimentato con l’epocale Doom della id Software. Capace di raggiungere vendite stellari e di far esaltare milioni di ragazzi, il videogioco pubblicato per la prima volta nel 1993 resta – ancora oggi, dopo innumerevoli seguiti e aggiornamenti – un’esperienza infinitamente preferibile alla visione dell’omonimo adattamento hollywoodiano del 2005.
Diretto da Andrzej Bartkowiak (Amici x la morte, Romeo deve morire), questa all’epoca attesissima trasposizione si rivelò un prodotto mediocre e sciatto, un pasticcio di ‘serie D’ che suono più come una scopiazzatura brutale di Alien che un tentativo di raccontare una storia avvincente (e magari vagamente fedele al VG …).
È veramente incredibile quante volte Hollywood abbia fallito nel tentativo di trasformare i videogiochi più popolari in film altrettanto dignitosi. E Doom – che pure pesca ispirazioni da Doom 3 del 2004 – è quel tipo di fallimento lampante che rafforza ulteriormente gli stereotipi negativi intorno a queste reiterate operazioni.
La storia è semplice e lineare. Un gruppo di marine cazzutissimi si reca su Marte, dove qualcosa nelle profonde e oscure viscere di un laboratorio ha fatto strage degli scienziati presenti. Dopo aver vagato a lungo in tunnel tenebrosi, il team scopro che cosa ha generato quel caos. Ne seguono molte grida e morti, seguite da rivelazioni ‘scioccanti’ sulla manipolazione genetica.
Se si rimane svegli abbastanza a lungo per arrivarci, si può anche rimanere leggermente sorpresi dal grande colpo di scena del film (che, a parte la sequenza iniziale in CGI, rappresenta l’unico elemento guardabile di Doom …).
È importante ammettere che il miglior lavoro di recitazione lo compie Dwayne ‘The Rock’ Johnson, che interpreta Asher “Sarge” Mahonin. Pensa alla missione, senza il minimo accenno di leggerezza o auto-parodia. Per quello che è, è una performance decente. Karl Urban, al tempo da poco reduce da un paio di film de Il Signore degli Anelli, ha una storia alle spalle che gli permette di distinguere il personaggio di John Grimm (alias ‘Reaper’ …) dal resto del gruppo.
Rosamund Pike interpreta la sorella di John, Sam. È ‘degna di nota’ perché è l’unica donna del cast (come la collega Kiera Knightley, aveva scleto di fare il salto da Jane Austen a copioni assai meno poetici …). Tutti gli altri sono solo in attesa di riempire un sacco per cadaveri.
Le somiglianze tra Doom e i seminali Alien / Aliens – Scontro finale sono troppo evidenti per essere ignorate, a partire dai parassiti che si ‘arrampicano’ dentro un ospite umano. Ma il regista Andrzej Bartkowiak non è certo Ridley Scott o James Cameron. E così preferisce sostituire la suspense e l’azione intensa che quei due registi avevano infilato splendidamente nei loro film con manciate di tedio.
Per un po’, Andrzej Bartkowiak lascia intravedere i mostri solo a metà. È più un caso di necessità che di stile vero e proprio, come ci rendiamo bene conto quando finalmente riusciamo a vedere per bene una delle creature, che sembra uscita da un episodio degli anni ’70 di Doctor Who. Le sequenze d’azione non sono peraltro ben coreografate. Spesso, a causa della scarsa illuminazione, è difficile capire cosa stia succedendo. In quelle rare occasioni in cui riusciamo, vorremmo non esserci riusciti.
Come inevitabile – e doveroso – omaggio ai fan del videogioco (fino a qui piuttosto ‘maltrattati’ …), per, il regista saggiamente include una sequenza lunga addirittura cinque minuti presentata dalla prospettiva dello ‘sparatutto in prima persona’. Una intuizione giusta, che si protrae troppo a lungo e – più che altro – finisce col lasciare perplessi e frustrati i non giocatori (oltre che lasciare con l’amaro in bocca gli altri).
Costato circa 60 milioni di dollari, Doom ne incassò globalmente appena 58, vedendosi tranciate sul nascere eventuali velleità di sequel, a ennesima dimostrazione di come il passaggio di medium continuasse a costituire un rebus insormontabile da decifrare per gli studi di Hollywood golosi di sfruttare sul grande schermo i nomi di property dalla grande fanbase.
Insomma, in Doom non c’è quasi nulla per titillare lo spettatore medio, anche per quello che adorasse scene d’azione caciarone e rozze o atmosfere da fanta-horror straight-to-video. Siamo davanti solo a una perdita di tempo, in cui l’unico elemento che invita all’interattività di chi guarda è il parlare allo schermo commentando la stupidità dei personaggi, degli sceneggiatori, del regista e di noi stessi per aver sprecato due ore di vita.
Di seguito trovate la celebre scena in prima persona di Doom:
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