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Voto: 4/10 Titolo originale: Hitman: Agent 47 , uscita: 20-08-2015. Budget: $35,000,000. Regista: Aleksander Bach.

Dossier: Hitman – Agent 47 (2015), tradire l’essenza del videogioco con azione senz’anima

13/12/2024 recensione film di Marco Tedesco

Nel 2015 Rupert Friend era il protagonista di un film che trasformava il personaggio di 47 in una figura meno enigmatica e più simile a un supereroe, con scelte narrative deboli e una sceneggiatura che penalizza la potenza del concept

Hitman Agent 47 (2015) film friend

I videogiochi sono spesso considerati il “fratello minore” dei film, una loro estensione logica: l’immagine in movimento diventa immagine interattiva. Così come in passato molti non consideravano il cinema una forma d’arte ma piuttosto una merce da sfruttare, anche i videogiochi sono visti come un’industria incapace di produrre qualcosa di significativo.

Persino critici illustri come Roger Ebert li hanno definiti “pallide imitazioni” e “forme d’arte inferiori”. Se giustificare il mezzo interattivo dei videogiochi richiede un altro tipo di discussione, è importante essere consapevoli del loro attuale sforzo di legittimazione, soprattutto quando si analizzano i film basati su proprietà videoludiche.

Hitman: Agent 47 è tratto dai popolari videogiochi Hitman, che permettono ai giocatori di vestire i panni dell’Agente 47, un assassino che pianifica omicidi in mondi che si presentano come enormi puzzle. Il giocatore deve utilizzare furtività, travestimenti, attrezzature e forze letali o non letali per progredire, con l’obiettivo di diventare un “assassino silenzioso” che attraversa inosservato, uccidendo solo il bersaglio contrattato. Un sistema tanto flessibile però si adatta male al cinema, ma almeno offre una base per sviluppare scenari e sequenze d’azione che possano cercare di suscitare lo stesso stupore e brivido dei giochi originali.

Purtroppo, il regista Aleksander Bach e lo sceneggiatore Skip Woods sacrificano tutto questo per un film d’azione debole, che riesce a rendere i suoi attori più “morti” e stereotipati rispetto al personaggio bidimensionale e poligonale del gioco. Rupert Friend interpreta l’Agente 47, riuscendo a infondere nel personaggio una ferocia controllata ed economica, finché non apre la bocca e rovina tutto.

Hitman Agent 47 (2015) film posterLa colpa ricade principalmente sulla sceneggiatura, che lo costringe a pronunciare battute sarcastiche in stile Bond, nonostante il suo personaggio sia completamente incoerente con tale atteggiamento. Gli unici riferimenti al gioco sono alcune allusioni al Programma Agenti e qualche inquadratura che riprende le immagini promozionali di vari capitoli della serie.

Questo non significa che non ci sia qualche buona idea di base. All’inizio, l’Agente 47 si confronta con il personaggio di Zachary Quinto, John Smith, un altro agente che cerca di proteggere Katia (Hannah Ware) dall’assassino.

Il cambio di prospettiva, con 47 ridotto da agente inesorabile a protagonista opposto, sembrava un’idea intrigante che rispecchiava le esperienze del videogioco. Purtroppo, l’idea viene abbandonata troppo presto, con la trama che fa un improvviso “cambio di fronte”, sostituendo il protagonista con l’antagonista senza alcuna grazia e mantenendo Katia come un semplice macguffin da manipolare.

La sceneggiatura soffre di momenti imbarazzanti e tempistiche sbagliate, ma viene trattata con serietà assoluta, facendo sì che l’intero film rischi di diventare una commedia involontaria. I super-soldati alla Bourne non funzionano se non sono personaggi sviluppati e empatici, con motivazioni che vadano oltre il semplice omicidio. Nei giochi, questi personaggi sono accettabili come fantasie di potere, perché il giocatore può dare loro un significato più profondo attraverso le proprie azioni. Qui, invece, la scrittura e la direzione deludono, lasciando i ruoli principali quasi intercambiabili.

Hannah Ware è sotto-utilizzata nel ruolo della donna legata ai creatori del Programma Agenti, passando da macguffin umano a super-soldato. Questo consente al film di inserire scene inutili di precognizione e azione sopra le righe, ma la mancanza di freschezza e la CGI di bassa qualità rovinano ogni sensazione di peso o impatto. La totale assenza di tensione rende le scene di combattimento e inseguimenti difficili da seguire, con il personaggio di 47 che, in più occasioni, compie azioni completamente inadeguate al suo modus operandi da assassino silenzioso.

I videogiochi consentono una maggiore profondità attraverso la libertà d’azione e la costruzione del mondo, e anche le trame più semplici possono diventare straordinarie grazie alle storie discrete che il giocatore crea con le proprie scelte. Le adattamenti che rinunciano a colpi di scena interessanti, come quello che accade nel primo atto di questo film, non fanno che sminuire il potenziale di sinergia tra giochi e film. Alcuni richiami all’idea di vivere il mondo come un gioco e alcune scene ben girate che catturano il contrasto tra il rosso, il nero e il bianco dell’universo di 47 potrebbero attrarre chi ha mai pensato di farsi tatuare un codice a barre sulla nuca, come il suo enigmatico eroe.

Ma alla fine, anche questi spettatori potrebbero cambiare idea dopo gli ultimi colpi di scena assurdi e senza senso. Forse il prossimo contratto di 47 si svolgerà in un gioco, perché in celluloide sembra non riuscire proprio a farsi valere.

Il una scena clou di Hitman – Agent 47:

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