Voto: 7/10 Titolo originale: Near Dark , uscita: 02-10-1987. Budget: $5,000,000. Regista: Kathryn Bigelow.
Dossier: Il Buio si Avvicina di Kathryn Bigelow (1987), un assalto punk alla giugulare
17/04/2023 recensione film Il buio si avvicina di Sabrina Crivelli
Bill Paxton e Lance Henriksen sono tra i protagonisti di un horror che rileggeva bruscamente il mito dei vampiri
Vincere un premio Oscar per la regia di The Hurt Locker nel 2009 rese Kathryn Bigelow una delle registe più quotate di Hollywood. Non solo, è riuscita poi a distinguersi negli anni successivi con uno stile unico e inconfondibile, portato avanti con film come con Zero Dark Thirty (2012) e Detroit (2015). Il suo nome è diventato sinonimo di azione e tensione, mentre la scelta dei soggetti per i suoi film le ha fatto conquistare un posto di rilievo nel regno dei docu-buster, in cui fatti realmente accaduti diventano la base e fonte d’ispirazione di una cinematografia estremamente coinvolgente.
Da quando è diventata la prima donna a vincere un Academy Award per la miglior regia, indubbiamente lo stile Kathryn Bigelow è cambiato, alcuni ritengono si sia evoluto, altri invece che abbia smarrito qualcosa; e, in effetti, alcuni titoli appartenenti alla sua precedente produzione tradiscono un’estetica più oscura e morbosamente complessa. Con The Loveless (1981) e il sottovalutato Strange Days (1995), ad esempio, la regista ha declinato le convenzioni di genere in modo inedito, ribaltando le aspettative del pubblico connesse ai film sui motociclisti e di fantascienza.
Uno sguardo inedito: gotico, western e vampiri
Le tematiche che hanno dominato le prime fasi della sua carriera sono inoltre caratterizzate da una forma quasi poetica di violenza, l’ibridazione tra diversi generi e un punto di vista unico e personale, emergono con particolare potenza visiva e simbolica in Il Buio si Avvicina (Near Dark, 1987), un vampire movie caratterizzato da una gloriosa sete di sangue e dall’analisi sul mito del selvaggio West e sul modo in cui il cinema rappresenta gli stili di vita tradizionali.
La sceneggiatura di Kathryn Bigelow e di Eric Red destruttura il sotto-genere vampiresco arrivando fino ad esplorarne i fondamentali e, al contempo, fonderli con gli elementi chiave del cinema western.
Il Buio si Avvicina è ambientato in una cittadina dell’America rurale con i suoi bar di bifolchi, le fattorie e gli allevamenti di bestiame, un luogo in cui non molto tempo prima insediato da pionieri e cowboy che sterminarono la popolazione indigena e diedero vita a una propria rielaborazione romantica del processo di colonizzazione. L’individualismo che aleggia tra gli allora sostenitori del cosiddetto ‘Destino manifesto’ sostituisce nel film i convenzionali stilemi gotici del sotto-genere vampiresco.
Prendendo infatti in esame l’immaginario inizialmente legato al sottogenere, gli scenari ottocenteschi e l’aura europea dominavano i capostipiti della letteratura vampiresca: il romanzo di Bram Stoker, Dracula. Gli stessi sono poi ripresi nella nutrita filmografia ad esso ispirata, siano essi adattamenti veri e propri come il classico con Bela Lugosi del 1931, oppure uno degli innumerevoli altri titoli che ne raccolgono l’eredità. Pensate che la sola Hammer ha prodotto più di una dozzina di film di vampiri con il conte Dracula, la sanguinaria contessa Elizabeth Bathory (anche lei ritenuta un vampiro), o quantomeno un’ambientazione gotica di marca stokeriana.
Una prima parziale rivisitazione dell’immaginario gotico originale avvenne negli anni Sessanta, quando i vampiri fecero il proprio debutto nel cinema di fantascienza, in cui primeggiano L’ultimo uomo della Terra (Last Man on Earth, 1964) diretto da Ubaldo Ragona o da Sidney Salkow (in base alla fonte) e basato sul romanzo di Richard Matheson Io sono leggenda, e Terrore nello spazio (1965) di Mario Bava.
La vera rivoluzione arriva però solo negli anni settanta con Wampyr (1978) di George A. Romero, in cui quello che sembra un normale ragazzo della Pennsylvania, Martin per l’appunto, seduce e succhia il sangue di un gruppo di donne. Senza essere dotato di canini – o di altro tratto distintivo del conte Dracula e della sua mostruosa progenie, il protagonista potrebbe essere un vampiro o semplicemente un soggetto mentalmente disturbato. Ne emerge un ritratto complesso che rilegge la raffigurazione dei mostri letterari come possibili riflessi dei desideri, paure e impulsi interiori più oscuri.
Il Buio si Avvicina è uno dei primi film importanti di vampiri ad accantonare non solo i costumi d’epoca e i riferimenti storici solitamente associati al sottogenere, ma anche alcune delle caratteristiche tradizionalmente legate ai succhiasangue. Anche Ammazzavampiri (1985) di Tom Holland e Ragazzi perduti (1987) di Joel Schumacher hanno evitato le atmosfere gotiche alla Bram Stoker; eppure, in questi film, i vampiri sono rimasti creature sovrannaturali simili a pipistrelli che dormono in bare o appesi al soffitto, evitano gli specchi, hanno canini che spuntano visibilmente e la solita avversione per l’acqua santa e i crocifissi.
In Il Buio si Avvicina non viene mai menzionata la parola “vampiro” e i suoi vampireschi protagonisti, un clan messa di assassini nomadi, non hanno canini, ma solamente sete di sangue, unghie notevoli e l’immortalità. Come ha osservato giustamente lo scrittore Leo Braudy, i vampiri di Il Buio si Avvicina ricordano le famiglie disfunzionali al centro di Non aprite quella porta ( 1974) di Tobe Hooper o di Le colline hanno gli occhi (1977) di Wes Craven – che è a sua volta un omaggio al cult hooperiano -. Tuttavia, il legame tra i membri della ‘famiglia’ di vampiri in Il Buio si Avvicina rivela è molto più profondo e affettuoso.
I due leader, Jesse (Lance Henriksen) e Diamondback (Janette Goldstein) – la sua amante di lunga data – incarnano figure quasi genitoriali. Completano il nucleo famigliare, il problematico e violento Severen (Bill Paxton), l’eternamente adolescente Homer (Joshua John Miller) e Mae (Jenny Wright), una predatrice relativamente gentile, almeno se comparata ai fratelli acquisiti.
I cinque vivono e cacciano insieme, percorrendo strade secondarie – sempre alla ricerca di nuove vittime – in un camper dai finestrini oscurati. Insomma, i cinque sono decisamente lontani dalla nobiltà ottocentesca e gotichegginte che circondava il conte Dracula e il fatto che il loro terreno di caccia sia il selvaggio West in qualche modo rielabora in maniera dissacrante il mito ad esso legato.
Il vampirismo come fuga da una vita convenzionale
Il Buio si Avvicina si apre con un’immagine evocativa: una zanzara punge Caleb (Adrian Pasdar), un giovane cowboy che vaga alla deriva per le strade notturne di una piccola città dell’America occidentale. Durante una serata con gli amici, scorge Mae mentre mangia un cono gelato.
La sceneggiatura di Kathryn Bigelow e di Eric Red conferisce alla scena un’atmosfera malinconica e ricca di ambiguità, soprattutto quando Caleb alla bella sconosciuta chiede una legata del suo gelato. “Un morso?”, replica lei riflessiva. “Si, mi piace da morire”, afferma subito lui. Lei echeggia ammiccante: “Da morire?”. Le prime due parole che Mae pronuncia nel film, “mordere” e “morire”, sono un’inquietante presagio di ciò che verrà.
Trascorre una manciata di minuti. Mae accetta di fare un giro in macchina con Caleb. Lui le chiede con insistenza un bacio, ma ottiene invece un bel morso sul collo. Così inizia la sua metamorfosi in vampiro poco prima dell’alba che, In Il Buio si Avvicina, è tratteggiata come una malattia devastante con un periodo di incubazione di pochi minuti. Caleb si incammina verso casa trascinandosi in preda agli spasmi attraverso un campo.
Il suo corpo inizia ad emettere una nuvola di fumo non appena la luce dell’alba colpisce la pelle. Sopraggiunge d’improvviso però la famiglia di Mae, che rapisce il ragazzo tirandolo dentro al loro camper a pochi metri dal padre e dalla sorellina. Nonostante il salvataggio, i cinque vampiri non sembrano sentire particolare necessità di aggiungere un nuovo membro al loro clan. Tuttavia, Jesse concede al nuovo arrivato – spaventato e malconcio – una settimana per dimostrare di essere in grado di cacciare e nutrirsi. Se ce la farà, Mae gli promette l’immortalità.
Il Buio si Avvicina non assomiglia a nessun film di vampiri che lo ha preceduto. Il termine di paragone più immediato a livello visivo potrebbe essere Blood Simple – Sangue facile (Blood Simple, 1985), esordio cinematografico di Joel e Ethan Coen in cui paesaggi spogli e desolati e un’estetica da cowboy moderno simili all’horror di Kathryn Bigelow sono combinati a un repertorio un neo-noir.
A ciò si aggiunge la fotografia chiaroscurale di Adam Greenberg, – prima direttore della fotografia di Terminator (1984) e Terminator 2: Il giorno del giudizio (Terminator 2: Judgment Day, 1991) per l’ex marito della Bigelow, James Cameron, che evoca a tratti il lavoro di Robby Müller in Paris, Texas (1984) o di Wim Wenders nell’uso di iridescenti luci al neon. Le strade vuote, di notte, appena cosparse d’acqua dalla troupe e illuminate dai lampioni, fanno sembrare Caleb e la sua nuova famiglia di vampiri gli unici abitanti della Terra.
In alternativa, Greenberg gira scene diurne sature di polvere, creando fasci di luce solare pulviscolare che ci trasmettono una profonda consapevolezza della sostanza di cui sono fatti, rendendo così concreto il pericolo che rappresenta per la famiglia di vampiri. Si tratta di un’immagine che ricorre sia nella locandina del film che in una scene in cui la polizia mette all’angolo la famiglia di vampiri mentre si trova in una stanza di motel. Gli agenti sparano contro gli avversari creano decine di fori di proiettile nei muri della struttura attraverso cui passa la luce; e i raggi solari feriscono i vampiri assai più delle armi da fuoco.
Vale la pena notare anche che Greenberg non è l’unico punto di contatto con James Cameron: Lance Henriksen, Bill Paxton e Janette Goldstein sono tutti apparsi nei panni dei marine coloniali protagonisti di Aliens – Scontro finale (1986) secondo capitolo diretto da Cameron della celebre saga creata da Ridley Scott. E non è tutto: il titolo del fanta-horror con protagonista Sigourney Weaver appare anche anche sul cartellone di un cinema sullo sfondo in un delle sequenze di Il Buio si Avvicina.
Uno dei pochi aspetti del romanzo di Bram Stoker – e annesso immaginario – che Kathryn Bigelow ripropone nel suo film è la promessa di immortalità che Mae prospetta a Caleb, come Dracula fece prima con Mina. Sia nel capolavoro della letteratura gotica che in Il Buio si Avvicina viene vagheggiata una via di fuga della banalità della vita convenzionale verso qualcosa di strano e diverso: la prospettiva di un’alternativa alla normalità attraverso l’acquisizione di una vita eterna. Nelle sequenze di apertura, vediamo Caleb intrappolato nella noiosa quotidianità di una cittadina dell’America rurale senza particolari prospettive per il futuro, se non lavorare nella piccola fattoria di famiglia.
D’altra parte, Mae, mostrata per la prima volta in un inquadrata in un campo medio, sembra innocua mentre mangia il suo cono gelato, ma scopriremo che è uno stratagemma per attirare le sue prede. Ebbene, la bella sconosciuta, all’apparenza normale, incarna in verità per Calebl la possibilità di un futuro illimitato.
Alla fine, dopo che Caleb che Mae sono salvati da quella che Stoker chiamava “la maledizione dell’immortalità” (in cui avrebbero trascorso “un’era dopo l’altra, ad aggiungere nuove vittime e a moltiplicare i mali del mondo”) grazie alle trasfusioni di sangue praticate dal padre di lui, il protagonista ottiene il meglio dei due mondi: una vita diversa accanto a Mae, ma libera dalla pulsione omicida del vampirismo.
La stessa maledizione dell’immortalità che vediamo propagarsi, invece, grazie a Homer, il vampiro centenario, intrappolato nel corpo di un bambino, che usa il suo aspetto innocente per ingannare le sue vittime simulando, d esempio un incidente in bicicletta. Nonostante l’aspetto e gli atteggiamenti infantili che appaiano in qualche modo simpatici (soprattutto quando piange come un bambino per paura della luce del giorno e si consola tra le braccia di Diamondback), la sua vera natura ci è rivelata quando cerca di trasformare la sorellina di Caleb in un vampiro che possa fargli compagnia.
In generale, per quanto si possa simpatizzare con la famiglia di vampiri nella prima metà di Il Buio si Avvicina, ogni possibile empatia crolla in seguito, quando si mettono prima a sbeffeggiare e poi a macellare gli avventori e il proprietario di una bettola locale. Provocando una rissa sperano infatti di indurre Caleb a uccidere la sua prima vittima. È una delle sequenza più riuscite del film per il fatto che mostra la vera natura dei vampiri, e Severen in primis (Bill Paxton è qui magnificamente scatenato), quando si dilettino a torturare e spaventare le proprie vittime. E giocano con il loro cibo come un gatto con il topo, ma con un piacere più organicamente sanguinario.
L’apoteosi del gore è raggiunto quando i vampiri Jesse e Diamondback riempiono un bicchiere di birra vuoto con il sangue sgorgato dalle ferite di una cameriera che hanno appena sgozzato, Severen torce il collo di un motociclista e taglia il collo del barista con il suo sperone. Mae rivela il suo lato sadico ballando con un ragazzo (James Le Gros) che ha appena assistito a un massacro, tenendolo così in caldo per il suo spasimante.
Caleb però si oppone all’uccisione della preda inerme, la quale nel frattempo coglie l’occasione per fuggire e denunciare alla polizia quanto accaduto, scatenando una serie di eventi che si concludono con la morte dei membri del clan di Jesse. Il tutto però solo dopo che i vampiri hanno concluso il loro lavoro al bar e danno fuoco al locale.
Riaffermazione delle convenzioni sociali, o loro messa in discussione?
Ritornando d’altra parte a interpretare il film alla luce degli archetipi del cinema western, i vampiri di Il Buio si Avvicina occupano il ruolo tradizionalmente destinato ai nativi americani, almeno secondo l’immaginario legato alla cinematografia di John Ford, in cui venivano dipinti come selvaggi e indomabili. Come loro, i vampiri irrompono nelle città, bruciando edifici e lasciano una scia di cadaveri alle loro spalle.
Vivono una vita nomade, libera dal giogo di leggi e convenzioni vigenti nella società dei coloni, che non comprendono invece la loro esistenza libera e in sintonia con la natura. Mae insiste sul fatto che, ora che Caleb è immortale, possono fare tutto ciò che vogliono “fino alla fine dei tempi”, intendendo con ciò che vi siano più limiti temporali o morali nella loro vita vampiresca. Creature selvagge e sovrumane, Mae e i suoi simili percorrono le coste occidentali sfidando invece la società definita dalla cultura europea.
E, proprio come fanno i Comanches in Sentieri selvaggi (1956) di John Ford, rapiscono i bambini e cercano di integrarli nella loro tribù. Il padre e la sorella di Caleb, quindi, occupano il ruolo di John Wayne nel nostro parallelo fordiano, inseguendo i nativi fino a quando non si trovano di fronte a una dura realtà: Caleb, si è quasi convertito potrebbe essere ormai una causa persa.
Non c’è da stupirsi nemmeno che Kathryn Bigelow abbia voluto per i suoi vampiri non con abiti gotici in stile ottocentesco, ma uno stile quasi punk, fatto di giacche di pelle e jeans strappati, per rappresentare un’identità culturale più familiare agli spettatori degli anni Ottanta e immediatamente associabile al tipo anticonformista. Questi vampiri punk diventano allora, come i nativi del cinema fordiano, un emblema di contro-cultura e il simbolo di ribellione agli occhi di una società conservatrice.
Il fatto che i vampiri incarnino poi, allo stesso tempo, il ruolo di villan del film e l’alternativa alle forme di vita ‘convenzionali’ potrebbe inizialmente far pensare che in Il Buio si Avvicina ci sia un tentativo di riaffermazione del pensiero dominante; insomma, una formula che flirta con idee di ribellione solo per poi riaffermare l’ordine precostituito. Caleb, il più insipido degli eroi, un attraente cowboy che rimane passivo per gran parte del film, sogna di fuggire da una vita banale nella fattoria dei suoi, dove lavoro, senso del dovere e vincoli famigliari rappresentano la regola. Con l’aiuto di Mae, spera di lasciarsi alle spalle tutto per una vita anti-convenzionale.
Tale impulso a sfidare i canoni sociali è reso a livello visivo nel vivido contrasto tra la sua esistenza condotta alla luce del sole e quella di Mae nell’oscurità. La differenza tra i vampiri e gli esseri umani è la differenza tra il giorno e la notte. Forse proprio per questo, Caleb e Mae sono maggiormente attratti l’uno dall’altra proprio nel momento di passaggio tra i due opposti, nel tramonto e nell’alba. Questi costituiscono i momenti del film in cui i due amanti sembrano più legati tra loro.
Alla fine, tuttavia, Caleb rifiuta lo stile di vita non convenzionale del vampirismo e, con Mae al suo fianco, fa il suo ritorno all’interno della società. “Siamo a casa” le dice in una delle sequenze finali, ad indicare il loro futuro al sicuro tra le mura domestiche. “Ho paura”, replica lei, guardando l’alba per la prima volta dopo tanto tempo. “Non averne”, dice Caleb, “è soltanto il sole”. Questo finale ha portato alcuni studiosi ad accusare Il Buio si Avvicina di affermare una visione del mondo neo-conservatrice.
In alternativa, ci si potrebbe soffermare sul fatto che Kathryn Bigelow abbia rappresentato in maniera particolarmente accattivante il clan di Jesse e che Il Buio si Avvicina si concentri molto più a lungo sul seducente stile di vita anti-convenzionale dei vampiri, che sull’ordinaria quotidianità di Caleb nella sua fattoria.
La loro libertà di agire seguendo ogni impulso più sfrenato e violento, e il piacere e il potere insiti in tale libertà d’azione, diventa ancor più evidenti nella scena del bar, quando Caleb colpisce un uomo, mandandolo dall’altra parte del bancone e contro un muro. Una breve inquadratura di Caleb ce lo mostra, allo stesso tempo, divertito e incantato dalle sue nuove capacità.
Tra la forza di Caleb, la promessa di immortalità e il suo legame romantico con una creatura della notte, Mae, Il Buio si Avvicinafa enfatizza il volto attraente del vampirismo. In questo modo, Kathryn Bigelow suscita in noi interrogativi più complessi, nonostante – almeno in apparenza – la traiettoria del film suggerisca il ripristino dello status quo, e perciò un approccio piuttosto conservatore in termini di norme sociali.
Se applichiamo lo stesso ragionamento ad alcune saghe successive incentrate sui vampiri, come Twilight – nato dai romanzi di Stephenie Meyer e poi adattato nell’omonimo franchise cinematografico -, qui viene abbracciato uno stile di vita progressista in cui si fantastica la pacifica coesistenza tra esseri umani e i vampiri, seppure in veste meno ferina (non si nutrono di sangue umano e la loro pelle brilla alla luce del sole). Per contro, pur presentando nel suo finale il ritorno a uno stile di vita convenzionale, Il Buio si Avvicina si confronta in maniera più problematica e ambigua con il tema trattato proprio perché ci presenta, in forma decisamente allettante, le alternative all’ordine stabilito delle cose.
La spinta di attrazione e repulsione tra la luce e l’oscurità continua a risuonare in Il Buio si Avvicina. Tale duplice simbologia costituisce, insieme alla riflessione sulla contrapposizione di stili di vita convenzionali e anticonformismo, uno dei fondamenti dell’uso postmoderno dell’immaginario di genere da parte di Kathryn Bigelow. Ed è alla base della sua autorialità. Sequenza dopo sequenza, il film ci offre un’alternativa non banale e inedita, preferendo operare negli spazi sfumati tra giorno e notte.
Così, nessuno dei due poli opposti nel film è del tutto privo di problematicità, o prevale in maniera netta sull’altro. Al contrario, si tratta di esempio di cinema di genere ricco di livelli interpretativi e possibili spunti di riflessione, confezionato con una serie di tratti distintivi tipici degli anni Ottanta: l’allegra colonna sonora dei Tangerine Dream, la performance sfrenate di Lance Henriksen e Bill Paxton e le scene di violenza estrema, a tratti esagerata (come quella in cui Caleb si lancia con un camion contro Severen, che sopravvive solo per diventare un ammasso di sangue e ossa attaccato al cofano).
In conclusione, possiamo goderci Il Buio si Avvicina anche semplicemente come una ‘forma di evasione vampiresca’. Eppure, il film si distingue nettamente dal cinema di vampiri dello stesso periodo, come ad esempio Ragazzi perduti – uscito proprio lo stesso anno. Dietro un parvenza insieme familiare e inconsueta, Il Buio si Avvicina traduce ed esplora le dinamiche sfuggenti tra due mondi contrastanti, ed è proprio tale ambiguità che continua tuttora a incantare gli spettatori grazie all’incantesimo dell’estetica spigolosa e scabro di Kathryn Bigelow.
Di seguito trovate il trailer italiano di Il Buio si Avvicina:
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