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Dossier | Il film sull’assedio di Leningrado di Sergio Leone: storia di un kolossal mai girato

28/09/2020 news di Marco Tedesco

Ripercorriamo attraverso le dichiarazioni e le interviste dell'epoca le vicende legate alla complessa realizzazione dell'opera, che avrebbe coinvolto De Niro e Andreotti, Spielberg ed Harrison E. Salisbury

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Nel giugno del 1986, ospite d’onore nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma, Sergio Leone parlava dei suoi futuri, confermando di essere al lavoro su un film riguardante l’assedio di Leningrado, un tragico evento che andò avanti dall’8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944:

Sto aspettando il visto dall’Unione Sovietica e mi sembra che in questa direzione ci siano aperture. Se il film sarà realizzato, sarà una coproduzione fra l’Italia e l’URSS. Su una ossatura storica, narrerà una storia d’amore fra un corrispondente americano e una donna sovietica.

Nel giungo del 1987, a oltre tre anni dall’uscita nei cinema di Cera una volta in America, Sergio Leone annunciava sui giornali l’intenzione di ‘fare le valigie’ e partire alla volta della fredda Russia, avendo appena firmato il protocollo ufficiale della coproduzione italo-sovietica per il suo film dedicato all’assedio di Leningrado.

Un progetto accarezzato da oltre 15 anni da Sergio Leone, le cui riprese sarebbero dovute partire alla fine del 1988. Un kolossal dal budget di 100 milioni di dollari, con migliaia di figuranti e decine di coproduttori di prestigio, fra i quali Rai Uno e Steven Spielberg, che aveva addirittura costretto alcune personalità politiche a intercedere personalmente (il ministro degli Esteri Giulio Andreotti e il vicepresidente del Consiglio Arnaldo Forlani per l’Italia e il ministro della cinematografia sovietica Alexander Kamscialov, nonché presidente del Comitato statale cinematografico Goskino in URSS) .

robert de niro sergio leone cinecittàPer quanto riguarda i possibili protagonisti del film, si vociferava di Robert De Niro, che aveva già ha offerto la sua disponibilità, e la top model di origine cecoslovacca Paolina Porizkova, che Sergio Leone avrebbe voluto però sottoporre a un provino.

Inoltre, veniva scritto dal Corriere della Sera che ‘L’assedio’ – questo il probabile titolo del film – sarebbe stato girato in inglese e in russo (con sottotitoli per le sequenze in quest’ultima lingua) e che gli attori sarebbero stati scelti con l’intento di rispettare le nazionalità dei vari personaggi, americana, russa, tedesca e anche spagnola.

L’avvocato Enrico Roseo, titolare della società di produzione cinematografica ‘Roseo Film’, coproduttore italiano di ‘L’assedio’, dichiarava che l’accordo con i sovietici della Sovinfilm era stato raggiunto e che i dettagli del contratto sarebbero stati finalizzati da lì a pochi mesi. I punti principali di questo accordo avrebbero previsto che i sovietici firmassero la co-sceneggiatura e si assumessero la metà dei costi del film, fornendo mezzi tecnici e servizi, realizzando le scenografie, ricostruendo la città di Leningrado e mettendo a disposizione le migliaia di comparse, che Sergio Leone avrebbe giudicato necessarie per le scene di guerra, e gli attori che avrebbero interpretare i ruoli russi. L’avvocato Roseo anticipava, inoltre, che ‘L’assedio’ sarebbe stato girato interamente in Unione Sovietica e che alla ‘Sergio Leone Production’ e ai suoi coproduttori sarebbe toccato sostenere in dollari il cinquanta per cento dei costi dell’opera.

Spingendosi ancora più in là, Enrico Roseo rivelava:

I costi del film sono già coperti. Fino al recupero delle spese noi abbiamo i diritti alla prevendita su tutti i mercati del mondo, tranne i Paesi dell’Est. Per le coproduzioni, poi, abbiamo soltanto l’imbarazzo della scelta, Steven Spielberg, George Lucas e altri americani sono interessatissimi a questa produzione, inoltre c’è la prima rete TV della Rai che, attraverso il suo direttore Giuseppe Rossini, ci ha garantito un consistente sostegno economico e un elevato contributo di immagine in questa operazione che nasce da una stretta collaborazione tra uomini di governo ed enti pubblici dell’Italia e dell’Unione Sovietica.

Nell’ottobre del 1987, nel corso di una intervista al Corriere della Sera, Sergio Leone confermava le indiscrezioni precedenti, dicendosi soddisfatto dopo il fitto scambio di messaggi telex – con esito finale positivo – tra Roma e Mosca:

È una storia che viene da lontano. Volevo fare questo film dodici anni fa dopo aver letto il libro che il giornalista americano Harrison Salisbury, del New York Times, ha scritto sui novecento giorni dell’assedio. Forse avrei potuto farlo già ai tempi di Krusciov, ma sono riuscito a riprendere il progetto solo con Gorbaciov e con la sua seconda rivoluzione. Sarà un film sulla distensione fra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, che sono due Paesi affini: adesso anzi mi pare urgente farlo, data la situazione.

Alla domanda se ci fossero state resistenze da parte sovietica, Sergio Leone spiegava:

Premetto che il libro di Salisbury non è ben visto a Mosca. Per fortuna il corrispondente dell’Unità, Giuliette Pietra, ha trovato un libro analogo scritto da due russi. L’ho fatto tradurre e ho visto che dice più o meno le stesse cose. L’ho perciò proposto come testo letterario d’ispirazione. Comunque vedremo. Andiamo incontro a grandi difficoltà. Non ci sono più i vecchi carri armati, bisognerà ricostruire tutto. L’attore principale sarà forse Robert De Niro, nella parte di un giornalista americano che s’innamora di una russa, le fa fare un bambino e muore l’ultimo giorno dell’assedio. Sarà dunque anche una storia d’amore calata nella tragedia dell’assedio, che finì con un milione di morti: un terzo della popolazione, massacrata dai tedeschi e decimata dalla fame. Ci furono anche episodi di cannibalismo.

sergio leone e robert de niro setParlando della ragione del voler girare un film simile, il regista diceva:

Me lo chiese anche un ministro dello Spettacolo sovietico, predecessore dell’attuale. Gli risposi: ma perché non lo fate voi? Avete un tema di questo spessore e ve lo fate scappare? Gli americani hanno girato “Il giorno più lungo”, voi niente di simile … Beh, abbiamo trovato un accordo. Non voglio fare un film storico, anche se la base è la storia dell’assedio.

I difensori di Leningrado andavano al fronte in tram, poi salivano sui camion per scontrarsi coi tedeschi. Ho in mente certe scene … Ma la sostanza sarà l’amore sbocciato fra l’americano, che a Leningrado si costruisce a poco a poco una nuova identità professionale, e la ragazza russa, che correva il rischio, per questo suo rapporto proibito, di farsi metter dentro per anni. Ma sapeva di poter morire da un giorno all’altro e quel rischio non la preoccupava troppo.

Infine, Sergio Leone affermava che sarebbe stato anche un film inevitabilmente politico:

La politica si rincorre, non ne possiamo fare a meno. La lavorazione del film potrebbe durare due o tre anni, ma il tema della distensione rimarrà valido. Mi sono convinto, ormai. Perciò voglio ricordare quell’inferno che fu l’assedio di Leningrado, introducendo il film con la Settima sinfonia di Sciostakovic che a quell’assedio è dedicata.

Poi, una lunga pausa dagli aggiornamenti fino all’agosto del 1988, quando Sergio Leone, presidente di giuria alla Mostra del Cinema di Venezia, parlava di un veloce viaggio blitz a Mosca (“anche se forse riceverò visite qui al Lido”), perché – finalmente – i sovietici avevano pronto il contratto per il film sull’assedio di Leningrado.

Un ulteriore aggiornamento sul film arriva nel gennaio del 1989, per bocca di Alexandr Surikov della ‘Soyuz Kinoservice’, che confermava il film aveva “una durata prevista durata di tre ore.”

Anche lo stesso Sergio Leone interveniva, spiegando:

Ho chiesto ben 2.000 carri annali per poter girare le scene di guerra, ma me ne hanno concessi solo 500, vuol dire che gli altri li faremo di cartapesta. Le trattative per la definizione del contratto sono durate ben quattro anni, ma è chiaro che per realizzare una tale opera non basta il desiderio di girare, ci vuole anche una decisione politica. Quando ad esempio gli americani girarono “Il giorno più lungo”, dietro al film non c’era la Warner Bros o la Paramount, il Pentagono. Mi sembra sia giunto ora il momento di poter fare il film in maniera molto più libera, senza pregiudizi.

Durante le riprese saranno presi degli accorgimenti per non distruggere la città una seconda volta, ma sarà necessario tuttavia eliminare parecchia retorica accumulatasi sull’argomento. Il film, in ogni caso, non sarà pronto prima di tre anni. Ci vorrà un anno per la scrittura, sei mesi per la preparazione, altri sei mesi di riprese, e infine ancora un anno per l’edizione. Per la sceneggiatura vorrei coinvolgere il sovietico Arnold Vitold, due amici italiani e, forse, l’americano Alvin Sargent, vincitore di due premi Oscar.

sergio leone 1987 premioIl Corriere della Sera confermava poi non solo il film sarebbe stato girato in russo e tedesco, ma anche che alla produzione ci sarebbe stata, da parte italiana, la Sergio Leone Corporation, mentre da parte sovietica  la Sovinfilm, la Sovexportfilm, gli studi Lenfilm e, come garante, il Comitato di Stato per la cinematografia. Per quanto riguardava le fonti storiche, Sergio Leone si sarebbe infine avvalso de 900 giorni dello scrittore e giornalista americano Harrison E. Salisbury e de Il libro dell’assedio, dei sovietici Daniil Granin e Oles Adamovich.

Come sappiamo, Sergio Leone sarebbe scomparso prematuramente il 30 aprile del 1989. Eppure, in maggio, direttamente da Cannes, il figlio, Andrea Leone, annunciava a sorpresa l’intenzione di proseguire nel progetto:

Abbiamo già ristabilito in buona parte i contatti con i russi, e anche con i finanziatori d’Oltreatlantico, coi quali papà si era accordato in vista del kolossal. Certo, non ci nascondiamo le difficoltà che, mancato lui, noi Leone dovremo affrontare per portare a termine l’impresa.

Ma sono convinto che ce la faremo. Non è ancora stato scelto il regista che sostituirà papà, si tratta di una operazione tutt’altro che semplice e molto delicata. Occorre tener conto delle esigenze di due parti, la sovietica e l’italiana, diverse per ragioni politiche, ideologiche e culturali. Sul nome del regista dovranno dire la loro anche gli americani … 

Come sappiamo, tali innumerevoli problematiche non sarebbero mai state risolte, col film che da lì a poco sarebbe stato definitivamente accantonato, almeno fino a quando il regista Jean-Jacques Annaud non lo riportò in qualche modo in vita nel 2001 con Il nemico alle porte, che si basava appunto sul soggetto scritto da Sergio Leone.

Do seguito una scena del film: