Home » Cinema » Azione & Avventura » Dossier: Pink Flamingos di John Waters, quei disgustosi fenicotteri rosa

Voto: 8/10 Titolo originale: Pink Flamingos , uscita: 17-03-1972. Budget: $12,000. Regista: John Waters.

Dossier: Pink Flamingos di John Waters, quei disgustosi fenicotteri rosa

18/03/2022 recensione film di William Maga

Nel 1972 il provocatorio regista presentava all'America un film autenticamente offensivo e oscenamente divertente

Pink Flamingos film 1972 divine waters

Il commento sociale nei film implica necessariamente una padronanza del mezzo adeguatamente ‘alta’, altrimenti si rovina tutto. Pink Flamingos – Fenicotteri Rosa, presentato in anteprima in un’unica sala cinematografica presa in affitto a Baltimora la bellezza di 50 anni fa, presenta un commento ‘antisociale’. Va proprio nell’altra direzione. Scritto, diretto, prodotto, girato, montato e narrato da quell’icona della controcultura che è John Waters, il lungometraggio – ancora oggi inedito in DVD e BD in Italia – porta sullo schermo fondoschiena ‘canterini’, scene sessuali che coinvolgo pollame e spuntini a base di escrementi di cane. Insomma, uno Cinema spartiacque.

Pink Flamingos è stato il primo capitolo della cosiddetta “Trilogia del trash” di John Waters, che avrebbe incluso successivamente Agitazione femminile (1974) e Nuovo punk story (1977). Ha addirittura spinto il poeta del beat William S. Burroughs a dichiarare il filmmaker il “Papa del trash”, venendo il film considerato persino più osceno di I rifiuti di New York / Trash di Andy Warhol. Scritta e diretta da Paul Morrissey, quell’opera del 1970, che parlava di un eroinomane che cercava di ‘farsi’ e di fare sesso, aveva avuto un forte impatto su Waters, così Andy Warhol decise di premiarlo consigliando Pink Flamingos niente meno che a Federico Fellini.

Pink Flamingos film posterPink Flamingos racchiude(va) elementi camp, kitsch, di grottesco e di disgusto, un film progettato appositamente per far star male il pubblico. Quando venne distribuito per la prima volta, Variety lo definì “uno dei film più vili, stupidi e ripugnanti mai realizzati“. E John Waters, che si era auto proclamato “il re dello squallore“, “il principe del vomito” e “il padrino del disgusto“, mise in evidenza quella citazione sul poster del film.

Per me, il cattivo gusto è tutto ciò di cui parla il mondo dell’intrattenimento“, ha scritto John Waters nel suo libro di memorie dal titolo Shock Value (pubblicato anche in Italia). “Se qualcuno vomita guardando uno dei miei film, per me è come ricevere una standing ovation“.

“Ci sono solo due tipi di persone, quelli della mia specie e gli stronzi”

Pink Flamingos è zeppo di questi tipo allegria. È stato messo alla berlina per aver portato sullo schermo stupri, omicidi, incesto, cannibalismo, omicidio di poliziotti, bestialità, necrofilia, sadismo, masochismo e coprofagia, con quest’ultima che è stata inclusa, secondo il regista stesso, solamente per far sì che i critici la cercassero. “Anche la pornografia stava cominciando a diventare legale negli Stati Uniti, il che lasciava l’exploitation e i film d’autore senza nessun altro posto dove andare”, ha detto John Waters a The Guardian. “Così provai a pensare a cose che non erano ancora illegali nei film, ma che avrebbero dovuto esserlo. Ho sempre saputo che mangiare merda di cane sarebbe stato il finale perfetto!”.

La scena più famigerata del film è un piano sequenza. La protagonista Babs Johnson (Glenn Milstead, meglio conosciuta come Divine), accompagna il suo cane lungo un marciapiede di Baltimora finché non fa i suoi doveri. Lei si china, li raccoglie, li mette in bocca, mastica e sorride, il tutto sulle note di “How Much Is That Doggie in the Window”. Non ci sono tagli. È tutto reale. È cinema verité nella sua più vile veridicità.

Per dire, a Mel Brooks sono bastati pochi effetti sonori per ottenere la scena della scoreggia di Mezzogiorno e mezzo di fuoco per finire in ogni elenco di “film disgustosi”. Nessuno ha mai scambiato il ‘gel’ per capelli di Cameron Diaz in Tutti Pazzi per Mary per qualcosa di diverso da un qualche prodotto alternativo.

Era solo un piccolo stronzo di cane, e l’ha resa una star“, dichiarò allegramente John Waters ai giornalisti durante una conferenza stampa. A dirla tutta, dopo Pink Flamingos Divine si lamentò in diverse occasioni che le persone credessero che lei mangiasse regolarmente escrementi di cane.

Pink Flamingos film 1972Detto questo, Pink Flamingos era (è) repulsivo, ma per una ragione precisa. Attaccava frontalmente il conformismo della classe media, i tipici valori della famiglia e l’omologazione suburbana. I personaggi del film affrontano di petto le tradizionali percezioni del gusto, sfidano la sessualità, il genere, la cultura e la ‘resistenza’ intestinale. È stato rivoluzionario. Ha ridisegnato i confini dell’umorismo osceno, aprendo la strada a classici come Animal House, Porky’s e tutti i loro imitatori mainstream.

Nessuno ha mai eguagliato Pink Flamingos, e come avrebbero potuto? La trama del film è una battaglia per aggiudicarsi il titolo di “Persona più sudicia del mondo”.

Atti osceni a buon mercato

John Waters perse in prestito 12.000 dollari da suo padre per realizzare Pink Flamingos e sostiene che i suoi genitori non l’hanno mai visto. Nel film, l’attuale detentrice del titolo di “persona più sudicia del mondo” è Babs. Vive in una roulotte rosa, nei boschi, con il rozzo figlio Crackers (Danny Mills) e la sua ragazza Cotton (Mary Vivian Pearce). I fenicotteri rosa nel brullo terreno conferiscono alla casa mobile un’atmosfera ‘calda’. La madre di Babs, Mama Edie (Edith Massey), viene tenuta in una culla, nella quale giace vestita da bambina piccola e vive di una dieta a base di “uova, uova, uova”. In una scena indimenticabile, Cotton osserva Crackers che fa sesso con una donna in un pollaio, schiacciando estaticamente un pollo vivo a morte tra i loro corpi.

I principali contendenti al ‘trono’ sono Connie e Raymond Marble (Mink Stole e David Lochary), e con buona ragione. Guadagnano i loro soldi alla vecchia maniera: spacciano eroina ai ragazzi delle scuole superiori e vendono i bambini di coppie lesbiche, che sono stati partoriti da ragazze adolescenti che hanno rapito, rinchiuso in uno scantinato e violentato.

Uccidi tutti quanti adesso!“, proclama pubblicamente Babs come sua dichiarazione di intenti. “Perdona l’omicidio di primo grado! Sostieni il cannibalismo! Mangia la merda! Il sudiciume è la mia politica, il sudiciume è la mia vita!” La famiglia Johnson accumula pian piano un seguito. Entro la fine di Pink Flamingos, il conteggio delle vittime raggiunge la copertura nazionale e diventa un caso mediatico che il pubblico cinematografico non vedrà più fino a Natural Born Killers.

Gli assassini di massa hanno un enorme fascino nel mondo di Divine. Pink Flamingos è un film cult sotto diversi aspetti. In una scena, Babs passa davanti ai graffiti che dicono “Free Tex Watson“, uno degli assassini del caso di Charles Manson. Un’immagine incorniciata di Susan Atkins è appesa al muro di un appartamento.

Pink Flamingos film 1972 watersSono andato al processo contro la Famiglia di Manson subito prima di realizzare Pink Flamingos“, disse John Waters al Guardian. “Ebbe un enorme effetto su di me. Erano le persone più riprovevoli realmente esistenti”.

Un cult?

I film cult sono più che semplici film favoriti da un certo numero di individui. Sono essi stessi ‘cultura’. I blockbuster sono amati, ma lo status di ‘culto’ denota un tipo speciale di ossessione.

Pink Flamingos è il film cult per eccellenza. Non è un’opera che ha floppato al botteghino ma si è guadagnato un seguito popolare. Non è mai stato popolare. Non è nemmeno oggi popolare. Il film è stato realizzato da reittti che disprezzavano le convenzioni ed è stato proiettato al di fuori dei normali circuiti cinematografici. Il Rocky Horror Picture Show ha goduto di un’intera corsa nelle sale prima di essere consegnato alle proiezioni di mezzanotte. Pink Flamingos ha iniziato già da lì.

Dopo la sua prima mondiale al Baltimore Film Festival il 17 marzo 1972, presso l’Università di Baltimora, la New Line Cinema scelse Pink Flamingos per la distribuzione. L’allora neonata compagnia indipendente prenotò una proiezione di una notte a New York all’Elgin Theatre, dove sono iniziati i film di mezzanotte.

I film di mezzanotte furono scoperti dopo che le proiezioni di Reefer Madness Louis J. Gasnier ottennero un ironico successo dopo ‘fuori orario’ durante i fine settimana. El Topo di Alejandro Jodorowsky ne prese presto il posto, divenendo il primo vero “film di mezzanotte”. A partire dal 18 dicembre 1970, il film è andato in onda tutte le sere nel cinema distrettuale di Chelsea fino alla fine del giugno del 1971. Eraserhead di David Lynch sarebbe stato poi presentato in anteprima a mezzanotte all’Elgin Theatre.

Pink Flamingos attirò 100 persone nella sua serata di apertura nel febbraio 1973, e fece il tutto esaurito in entrambi gli spettacoli quando venne prolungato al fine settimana successivo. Fu in cartellone all’Elgin Theatre per un anno prima di espandersi in altre città. Venne quindi proiettato al New Art di Los Angeles per un intero decennio.

Autenticamente offensivo e oscenamente divertente

Pink Flamingos è stato dichiarato ‘osceno’ a Hicksville, Long Island e in Svizzera. Attualmente è classificato NC-17 dall’MPAA, che ha notato che il film contiene “perversità estreme mostrate in modo esplicito“.

Pink Flamingos film 1972 divineVenne infatti distribuito prima dell’entrata in vigore del codice MPAA e un divieto ai minori di 18 anni non significava fallimento assicurato. Per esempio, Melvin Van Peebles promosse il suo Baadasssss Song di Sweet Sweetback come “classificato Rated X da una giuria tutta bianca!” in fase promozionale. A nessuno di questi due titoli potrebbe mai essere assegnata una valutazione ‘R’, perché entrambi presenta(va)no sesso reale quando solamente l’attività sessuale “realisticamente simulata” avrebbe potuto superare l’approvazione della censura. La sequenza della fellatio non simulata tra Babs e Crackers era un commento sul “porno chic” che trapelava nei film mainstream, che avrebbe raggiunto il picco quando il pornografico Gola profonda sconvolse i botteghini americani nel giugno del 1972.

A Boston, Pink Flamingos fu presentato in un cinema porno gay. Il film di John Waters respingeva le politiche anti omosessuali in voga al tempo, sollecitando l’assimilazione e anticipando le accuse radicali del movimento New Queer Cinema degli anni ’90. Ancora oggi occupa un posto vitale e influente nella cultura, nella politica e nell’identità LGBTQ. È disinibito, imperturbabile, impenitente e innegabilmente individuale. È unico nel suo genere. Girato con attori dilettanti troppo inesperti accorgersene, ha distrutto con disinvoltura i tabù degli USA con ingenua allegrezza e momenti ferocemente divertenti.

Ancora più potente in un 2022 dove regna il politically correct, la “cancel culture” non toccherà mai Pink Flamingos, perché si auto annullerebbe. John Waters avrà pur flirtato con il successo mainstream in successi commerciali come Grasso è bello, Cry-Baby e La signora ammazzatutti (la recensione), ma si è davvero impegnato nell’etica dei film underground con Pink Flamingos. E probabilmente anche noi che lo amiamo dovremmo impegnarci.

Di seguito trovate una scena di Pink Flamingos – Fenicotteri Rosa:

Fonte: DofG

Johnny Depp La maledizione della prima luna (2003)
Azione & Avventura

Pirati dei Caraibi: Disney valuta il ritorno Johnny Depp; lo stato della saga

di Redazione Il Cineocchio

Jack Sparrow è l'unico in grado di rilanciare il franchise e il destino degli adattamenti dei parchi a tema

babygirl film Nicole Kidman e Harris Dickinson 2024
Azione & Avventura

Babygirl: la recensione del film a tinte erotiche di Halina Reijn

di Gioia Majuna

Nicole Kidman e Harris Dickinson sono i protagonisti di un'opera audace e provocatorio che esplora potere, desiderio e vulnerabilità con sofisticatezza, rischiando di dividere il suo pubblico

Azione & Avventura

The Order (2024): la recensione del film sul suprematismo diretto da Justin Kurzel

di William Maga

Jude Law e Nicholas Hoult sono al centro di un'opera che affronta un tema complesso e rilevante, ma si rivela un esercizio di genere incapace di distinguersi per originalità o profondità