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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Popeye , uscita: 12-12-1980. Budget: $20,000,000. Regista: Robert Altman.

Dossier: Popeye – Braccio di Ferro di Robert Altman, uno sgangherato musicomic

03/04/2020 recensione film di William Maga

Nel 1980, Robin Williams e Shelley Duval erano i protagonisti di una bizzarra e personalissima trasposizione live action del celebre fumetto di E.G. Segar

popeye - braccio di ferro film 1980 robin

Premiato come il peggior film degli anni ’80 dalla Hastings Bad Cinema Society, Popeye – Braccio di Ferro – l’adattamento a mo’ di musical da parte di Robert Altman dell’amata striscia a fumetti e dei cartoni animati dell’era della depressione (un musicomic!) – è un vero enigma. Opera divisiva che ha segnato, se non incarnato, il grande passo falso nella carriera del regista, il nome ‘Braccio di Ferro’ possedeva all’epoca – ben più di oggi – un immenso appeal commerciale, ma nelle mani di un filmmaker che lo avrebbe piegato alle sue personali regole, la trasposizione dal vivo era destinata a inevitabile insuccesso.

Popeye Braccio di ferro film 1980 posterSe Popeye – Braccio di Ferro è costantemente citato come uno degli esempi lampanti di flop, questa etichetta non è però del tutto veritiera. Gli incassi complessivi al botteghino sono stati discreti (49 milioni di dollari a fronti di un budget schizzato a 20), e la successiva popolarità in home video generò profitti considerevoli per gli studi che lo avevano finanziato. Eppure, venne bollato come disastro perché le sue intenzioni erano in aperto contrasto con ciò che un regista iconoclasta e indipendente come Robert Altman aveva precedentemente prodotto – inoltre, era per metà un film Disney, quindi le aspettative erano a dir poco altissime.

Che il regista sia riuscito a girare un adattamento di un fumetto umoristico per ragazzini con un Robin Williams (che peraltro dovette ridoppiarsi in studio perché i suoi mugugnii erano risultati incomprensibili in presa diretta) equipaggiato con grosse braccia muscolose prostetiche e un branco di personaggi agghindati in modo bizzarro e non aver sconfinato pesantemente nel grottesco ha del miracoloso. Se esiste quindi un film capace di attestare la singolarità di Robert Altman, quello è proprio Popeye – Braccio di Ferro.

Rivoluzionaria co-produzione tra Paramount (che possedeva i diritti sul bisbetico personaggio) e Disney (nel bel mezzo della nota crisi degli anni ’80), Popeye – Braccio di Ferro venne concepito come un diretto concorrente all’opzione esercitata dalla rivale Columbia Pictures sul musical di grande successo a Broadway Annie. Come potrete intuire, l’accoppiata formata di Robert Altman e Walt Disney Pictures è a dir poco sconcertante. Onnivoro quando si trattava di generi, li aveva quasit toccati tutti – il war movie (M.A.S.H.); il western (I compari); film noir (Il lungo addio) e crime (Gang); la commedia satirica (Nashville) – e aveva ottenuto un notevole successo di critica.

Quando Nashville venne distribuito nel 1975, Robert Altman era un pioniere della Nuova Hollywood che godeva di grande stima, un autore americano dall’impronta unica. Post-Nashville, tuttavia, fu oggetto di una reazione popolare. Mentre Tre donne (1977) e un paio di altri titoli di fine anni ’70 ottennero il plauso della stampa, si trattò di produzioni finanziariamente e distributivamente complicate. Quando il produttore di Popeye – Braccio di Ferro, Robert Evans, si mise alla ricerca di un regista  per il suo film – dopo aver inizialmente pensato ad Hal Ashby, Arthur Penn e Mike Nichols – Robert Altman disse immediatamente di si all’offerta, il che, dato il suo curriculum, fu quanto meno bizzarro.

Anche se si trattava di una grande produzione, Robert Altman avrebbe diretto a modo suo – sua la scelta degli attori e delle location, suo lo stile per suscitare performance empatiche. Gli studi avrebbero voluto come protagonisti Dustin Hoffman e Lily Tomlin, ma il il nuovo arrivato Robin Williams – appena uscito dalla fortunatissima serie TV Mork & Mindy – fu una scelta perfetta nel suo debutto cinematografico. E se il regista aveva già lavorato proficuamente con la Tomlin in Nashville, come poteva Shelley Duval non essere stata scelta per il ruolo di Olive Oyl / Olivia? L’attrice dalla fisionomia snella ed eterea sarebbe stata l’incarnazione vivente dell’interesse amoroso di Braccio di Ferro (lei stessa ammise di essere stata chiamata Olive Oyl durante il periodo delle scuole elementari). All’inizio delle riprese a Malta, Shelley Duvall aveva appena completato Shining (1980).

Il trauma patito su quel set per mano di Stanley Kubrick venne così stato incanalato nella sua fragile, sublime interpretazione della frenetica, pungente, ma adorabile spasimante. Robert Altman lanciò persino il proprio nipotino nei panni del figlio adottivo di Braccio di Ferro, Swee’Pea / Pisellino. Con il cast completato dal corpulento Paul L. Smith nel ruolo di Bluto / Bruto – la nemesi di Popeye e il manigoldo che fa il filo a Olivia – il regista creò il suo universo da cartone animato, completo di stuntman professionisti direttamente dal Pickle Family Circus di San Francisco (precursore del Cirque du Soleil) per interpretare i cittadini della cittadina di Sweethaven.

popeye - braccio di ferro film 1980Girato nell’allora remoto arcipelago di Malta, e con Giuseppe Rotunno, fedelissimo direttore della fotografia di Federico Fellini, dietro la macchina da presa, la produzione di Popeye – Braccio di Ferro fu comunque una sorta di incubo. Robin Williams arrivò addirittura a definire il set come uno “stalag” (un campo tedesco per i prigionieri di guerra).

Per costruire Sweethaven, un gruppo di costruzione di 165 persone lavorò instancabilmente per sette mesi, costruendo diciannove strutture lungo la costa del Mar Mediterraneo su banchine e appollaiati sulle scogliere (oggi è ancora possibile visitare quei set, poiché sono stati conservati e hanno goduto di una seconda vita come Popeye’s Village, un parco divertimenti a conduzione familiare situato nella zona di Anchor Bay).

Gli studi importarono legname dai Paesi Bassi e tegole dal Canada. Vennero utilizzati 2.000 galloni di vernice e 7.000 chilogrammi di chiodi. Fu uno sforzo costruttivo immane, che avrebbe dovuto far intuire il pericolo ai produttori. Robert Altman voleva allontanarsi il più possibile da Hollywood per realizzare questo film, intento a conservare le proprie condizioni creative e al riparo da qualsiasi ingerenza dall’alto o visita di colletti bianchi.

La location di Malta aggiunge un aspetto bizzarro e grintoso al film. Incolore tranne che per gli schizzi delle tonalità verde-blu dell’oceano, sembra un incubo di schegge e tetano. Il set è simile a quello costruito da Robert Altman nella British Columbia per I compari (1971) – un western di inizio secolo con un bordello al centro del suo dramma, forse il suo capolavoro indiscusso. C’è un cenno del genio in Popeye – Braccio di Ferro, col regista che spinge il marinaio e la famiglia Oyl in un bordello di Sweethaven in cerca del fratello di Olivia, Castor: una prostituta sdraiata mentre fuma oppio e guarda nello specchio è un chiaro richiamo a Julie Christie nella scena finale di I compari.

Per molti versi, Popeye – Braccio di Ferro e la versione ‘per famiglie’ di I compari (nonostante le prostitute di Sweethaven e le frequenti imprecazioni del protagonista). Un film classificato PG su un gruppo di personaggi sgradevoli e derelitti, con un eroe solitario che trova la sua meta in una donna capace e ribelle. Laddove l’opera del 1971 aveva potuto contare su una colonna sonora iconica di Leonard Cohen, questa del 1977 si affidò invece a Harry Nilsson (famoso per Without You) – il quale, prendendosi una pausa dal suo album in studio, pare che scrisse la colonna sonora di Popeye – Braccio di Ferro in preda ai fumi delle droghe. Di conseguenza, le canzoni, per la maggior parte, sono sconcertanti e confuse. Tuttavia, Robert Altman non stava dirigendo davvero un tipico musical, quanto utilizzando la musica per arricchire l’universo di Popeye. Le canzoni non sono pensate per essere accattivanti, come ben attesta la intro del film, “Sweethaven: An Anthem“.

popeye - braccio di ferro film 1980 Paul L. SmithLe canzoni sono meno pop e più ‘di circostanza’. Costruiscono Sweethaven perché sia più di quanto sembri all’occhio. Oscura, rimuginante e grintosa: questa non è una striscia colorata che prende vita, quanto piuttosto una serie di personaggi da fumetto lasciati cadere nella deprimente realtà della vita vera. E se per lo più le canzoni mancano l’obiettivo, c’è un’eccezione importante: la fantastica e dolorosa fantasticheria di Olivia “He Needs Me”.

Cantata da Shelley Duvall, rappresenta il momento clou di Popeye – Braccio di Ferro e uno dei picchi più sinceri dell’attrice. È una sequenza che ha avuto una grande influenza su una generazione successiva di registi americani, come Paul Thomas Anderson, che ha reso omaggio a questo amorevole inno senza tempo in Ubriaco d’amore (2002).

I fan del Braccio di Ferro disegnato rimasero evidentemente delusi dalla visione maniacale di Robert Altman per uno spettacolare musical revisionista destinato al grande schermo. Con una trama basata più che altro sull’originario Thimble Theater, sempre di E.G. Segar, degli anni ’20, e non sulle storie più universalmente conosciute create dai fratelli Fleischer per i loro cartoni animati degli anni ’30 e oltre, lo sbigottimento generale era preventivabile. Tra l’altro, al Braccio di Ferro del grande schermo non piacciono nemmeno gli spinaci (vero e proprio segno distintivo del personaggio). A parte la rabbia degli spettatori, però, Popeye – Braccio di Ferro resta un’opera stranamente affascinante.

Di cinecomic ante litteram ne erano comunque usciti altri, come Barbarella e Diabolik nel 1968, o Flash Gordon (la recensione), arrivato sempre nel 1980 con modesto successo e basato su un’altra property dell’editore originario di Braccio di Ferro. Proprio come questi titoli, abbastanza criticati ai tempi e poi assurti allo stato di ‘cult’, anche Popeye – Braccio di Ferro potrebbe lentamente farcela. Come le navi affondate dalla squadra di artigiani a Malta, il film segnò profondamente la carriera di Robert Altman, che non si sarebbe ripreso fino a I protagonisti del 1992. Popeye – Braccio di Ferro è, in qualche modo ironicamente, una delle sue opere più ricordate (magari non Italia, dove il DVD è ormai fuori catalogo), anche se per le ragioni sbagliate. E vista il florilegio di adattamenti di fumetti in live action, perché non rivisitare una delle trasposizioni più inconsuete nella storia del cinema? Probabilmente vi sorprenderà.

Di seguito la scena originale di Popeye – Braccio di Ferro in cui Robin William intona il celebre motivo del personaggio: