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Voto: 6.5/10 Titolo originale: The Relic , uscita: 10-01-1997. Budget: $60,000,000. Regista: Peter Hyams.

Dossier: Relic – L’Evoluzione del Terrore, quando Tom Sizemore sfidò il Kothoga

06/03/2023 recensione film di Francesco Chello

Ricordiamo l’attore recentemente scomparso attraverso il suo primo ruolo da protagonista principale. Peter Hyams dirige un piacevolissimo monster movie, rifacendosi a una formula tanto classica quanto semplice portata in scena con adeguata costruzione narrativa. E una creatura mostruosa realizzata da Stan Winston

relic film 1997 mostro

Il 3 marzo è venuto a mancare Tom Sizemore. Una notizia che purtroppo era nell’aria, considerando che dal 18 febbraio l’attore era ricoverato in gravissime condizioni in seguito ad un aneurisma e che il 27 dello stesso mese i medici avevano escluso qualsiasi speranza di ripresa lasciando alla famiglia l’eventuale decisione relativa ad un fine vita ormai inevitabile, arrivato puntuale qualche giorno dopo.

Una incredibile faccia da cinema. Parlantina veloce, personalità, quell’aria insofferente che gli permetteva di dare intensità ai propri ruoli. Non so se usare una definizione come quella di caratterista che potrebbe stargli stretta, Tom Sizemore era uno di quegli attori capaci di farsi notare nei cosiddetti supporting roles, che se ci pensate non è una cosa da tutti. E non è un caso che negli anni migliori della sua carriera sia stato scelto da fior di registi ed abbia lavorato con colleghi di un certo peso.

Nato a Detroit nel 1961, da padre avvocato e professore di filosofia e madre membro dello staff della difesa civica della città. Il giovane Tom si diploma in recitazione presso la Wayne State University per poi laurearsi nella disciplina teatrale alla Temple University di Philadelphia. Ultimati gli studi arriva il momento di traferirsi a New York dove prende parte a molti spettacoli off-Broadway, sbarcando il lunario come cameriere.

Relic-Levoluzionedelterrore.jpgI primi ingaggi arrivano nel 1989, tra cui Sorvegliato Speciale (con protagonista Sylvester Stallone) ed una particina in Nato il Quattro Luglio, scelto da Oliver Stone che si ricorderà di lui nel 1994 per affidargli il ruolo del Detective Scagnetti in Natural Born Killers (il nostro approfondimento), film che nasceva da un soggetto di Quentin Tarantino così come Una Vita al Massimo dell’anno prima diretto da quel Tony Scott con cui lavorerà di nuovo nel 1998 in occasione di Nemico Pubblico.

Tony non sarà l’unico Scott a dirigerlo, nel 2001 Ridley lo scrittura per il suo Black Hawk Dawn. E ancora, John Milius per L’Ultimo Attacco del 1991, Kathryn Bigelow per Strange Days del 1995 (ed un cameo in Point Break del 1991), Steven Spielberg per Salvate il Soldato Ryan del 1998, Martin Scorsese per Al di là della Vita del 1999, Michael Bay per Pearl Harbour del 2001.

E no, non ho certo dimenticato il 1995, anno di quella bomba di Heat – La sfida di Michael Mann, in cui lavora con due mostri sacri come Robert De Niro (con cui aveva già condiviso il set di Indiziato di Reato del 1991) ed Al Pacino.

Giusto per fare un po’ di esempi celebri in un curriculum abbastanza ricco. Una vita di luci e ombre quella di Tom Sizemore, che fin dall’adolescenza è stato un uomo afflitto da demoni personali e dipendenze, problemi con cui combatte negli anni provando più volte a ripulirsi ma che alla lunga mineranno il suo stato di salute psicofisico, la sua vita privata e, di riflesso, la seconda parte di carriera. Certe difficoltà (e problemi legali) lo portano inevitabilmente ad uscire dal giro che conta, ma non a smettere di lavorare, seppur in piccole produzioni e titoli di fascia inferiore.

Negli ultimi anni, ad esempio, aveva lavorato spesso con quella Asylum di cui sono fiero simpatizzante, facendo da nome di richiamo in mockbuster come Nazi Overlord, Alien Conquest, Megalodon Rising, Battle for Pandora o Bullet Train Down.

Come altre volte in questi casi, l’intenzione è quella di celebrare la memoria di Tom Sizemore attraverso uno dei suoi film. La mia scelta è caduta su The Relic, del 1997, che da noi perde l’articolo determinativo per trovare il consueto sottotitolo ad effetto come può essere L’Evoluzione del Terrore.

Un piacevole monster movie appartenente quindi a quel cinema di genere sempre gradito da queste parti. Titolo magari meno menzionato tra quelli presenti nel suo curriculum, forse anche giustamente se si tiene conto del peso specifico di molti dei film che ho citato in precedenza. Un curriculum in cui Relic ricopre una sua importanza statistica, visto che si tratta del suo primo ruolo da protagonista, lui che era un asso in quelli di supporto.

L’idea di Relic – L’Evoluzione del Terrore nasce dall’omonimo romanzo del 1995 di Lincoln Child e Douglas Preston (che proprio nel 1997 scrivono il sequel, Reliquary), su cui ci si mettono addirittura in quattro (Amy Holden Jones, John Raffo, Rick Jaffa e Amanda Silver) per ricavarne una sceneggiatura da mettere nelle mani di Peter Hyams.

Regista di mestiere che realizza un efficacissimo creature feature, affidandosi alla più classica (e semplice) delle formule rispettandone le regole con precisione e concretezza. Si parte dal Brasile e dalle suggestioni di luoghi esotici e da pittoreschi rituali tribali – ispirati al consumo di ayahuasca, un tè psicoattivo utilizzato religiosamente da molte tribù amazzoniche – una combo che nel suo folklore non promette niente di buono. Ci si sposta a Chicago, dove le credenze prendono corpo fondendosi alla scienza, all’evoluzione genetica.

Penelope Ann Miller e Tom Sizemore in Relic - L'evoluzione del terrore (1997)La bravura di Peter Hyams sta nella costruzione narrativa e nella gestione dei tempi. A conti i fatti il mostruoso Kothoga entra realmente in scena dopo oltre un’ora, eppure quel tempo non sembra sprecato, la sua presenza è percepibile così come il senso di minaccia incombente. Una struttura che sembra guardare all’indagine e alla ricostruzione nonostante lo spettatore abbia un punto di vista privilegiato rispetto ai personaggi.

In una gradevole confezione (musiche incluse) tipica dell’american thriller anni 90. Le prime vittime, i corpi martorizzati, le decapitazioni. Un sapiente gioco di vedo/non vedo.

Il tipico crescendo che poi trova il suo sfogo naturale nell’ultima mezzora che a quel punto ripaga l’attesa di un pubblico solleticato a dovere. Senza fare paragoni scomodi e inopportuni, Relic – L’Evoluzione del Terrore sembra fare tesoro degli insegnamenti di un capolavoro del genere come può essere Lo Squalo, da cui manco a dirlo mutua anche l’espediente dell’evento sociale che non viene rimandato in nome di una comunità che ne pagherà le sanguinose conseguenze.

Nella fattispecie, il galà si svolge nel museo di storia naturale di Chicago nel corso di un evento chiamato Superstition che presenta un enorme entrata a forma di mostro che replica a grandezza naturale il cancello Orcus dell’italianissimo Parco dei Mostri di Bomarzo (con tanto di incisione dantesca ‘lasciate ogni speranza o voi ch’entrate’); location museale sfruttata con intelligenza da Peter Hyams, in cui a festeggiare (nel sangue) sarà soltanto la creatura, in un atto finale in cui a suon di uccisioni avrà modo di recuperare lo screentime perduto.

Il concept artist principale del Kothoga è Mark ‘Crash’ McCreery, che realizza una serie di progetti tra i quali Peter Hyams sceglie il suo preferito chiedendo di renderlo maggiormente spaventoso, un essere di 15 piedi che amalgama elementi di ragno, leone, alligatore e cavallo con un corpo ricoperto da scaglie da rettile e peli di yak sulla spina dorsale, sulla testa e sulla mandibola, per poi essere portato in scena in un misto tra ottimi effetti tradizionali e CGI.

I primi sono opera di un mago del settore come Stan Winston (ed il suo team), che aveva già lavorato con la produttrice Gale Anne Hurd, e che (anche su consiglio dello stesso Peter Hyams) concepisce un contorno aracnoide per il volto della creatura, realizza tre esemplari di tuta in schiuma di lattice da utilizzare nel corso delle riprese, con tre puppeteers addetti al movimento della testa radiocomandata controllata da sistemi animatronici ideati dai progettisti meccanici Rick Haugen ed Al Sousa, ed altri che lavorano sull’elettronica dei movimenti di braccia, artigli, bocca e quant’altro, mentre la coda viene azionata manualmente attraverso l’utilizzo di cavi; la struttura del collo è in alluminio (più leggero per chi deve indossarla) e include meccanismi servo-alimentati, zanne e mandibole vengono invece realizzate in schiuma rigida e resina poliuretanica, mentre arti anteriori e posteriori presentano estensioni meccaniche opera del progettista Kirk Skodis.

La fisionomia quadrupede richiede due persone per il movimento di braccia e gambe, compito che viene assegnato ai due stunt Vincent Hammond e Brian Steele che lavorano in posizioni scomodissime, dopo essersi allenati per tre mesi col comportamentista animale John Alexander. La grafica computerizzata viene utilizzata in Relic – L’Evoluzione del Terrore per le scene in cui il mostro corre o salta a figura intera, la resa visiva rispecchia un po’ il livello medio (e i limiti) dei suoi tempi ma viene camuffata con furbizia da illuminazione e fotografia tendenti ad una penombra che favorisce il mistero che ruota attorno alla sua presenza.

bomarzo Relic - L'evoluzione del terrore (1997)Per rendere merito alla struttura imbandita dal regista, basterebbe pensare che il Kothoga compare in tutto circa quattro minuti, un’inezia rispetto ai centocinque di durata complessivi in cui comunque non si avverte la sensazione di un’esposizione così centellinata. Con un segreto che diventa il credo di una campagna promozionale in cui la Paramount tiene nascosto il suo essere rettiloide allo stesso modo in cui la Universal aveva fatto con alcuni dinosauri di Jurassic Park nel 1993, impedendo persino a cast e crew di parlarne pubblicamente.

Inizialmente, per il ruolo da protagonista di Relic – L’Evoluzione del Terrore, Peter Hyams voleva Harrison Ford. A spuntarla è il nostro Tom Sizemore, attratto dalla possibilità di interpretare finalmente un personaggio principale che ha la responsabilità di portare avanti la narrazione.

Tom si cala agevolmente nei panni eleganti (giacca e cravatta per tutto il film) di Vincent D’Agosta, sbirro incredibilmente superstizioso (rispetta regole scaramantiche che impone anche ai colleghi, porta sempre con sé una pallottola portafortuna), reduce da un divorzio che gli ha portato via l’affidamento dell’amato cane ma non l’intuito per andare oltre le apparenze di un caso che nasconde più di ciò che sembra, arrivando ad affrontare a muso duro l’autorità di un sindaco imbecille.

Ha i giusti cambi di tono, quell’aria vissuta di chi a 35 anni dimostra sette o otto anni in più, gira spesso in set umidi e fradici, beccandosi l’influenza un paio di volte. Quello di D’Agosta è in realtà la fusione di due personaggi presenti nel libro, ovvero il poliziotto omonimo e l’agente dell’FBI Pendergast, vero protagonista del romanzo e dei sequel successivi.

Dopo qualche resistenza iniziale, Penelope Ann Miller decide di partecipare al suo primo horror, convinta da Peter Hyams che le aveva detto di volere una donna forte e intelligente, ripagandola con un infuocato showdown finale in cui Margo realizza l’esplosivo un po’ come faceva Jean-Claude Van Damme in A Rischio della Vita, diretto sempre da Peter Hyams nel 1995.

A Linda Hunt il ruolo della Dott.ssa Cuthbert curatrice del museo, James Whitmore è il Dott. Albert Frock, per il quale erano stati sondati Alec Baldwin, Christopher Lloyd e Robert De Niro; nel cast anche l’ex moglie Audra Lidley, al suo ultimo film uscito in sala prima della scomparsa avvenuta nel 1997.

La prima vittima di Relic – L’Evoluzione del Terrore è interpretata da Jophery C. Brown, stuntman e attore che era andato incontro allo stesso destino in Jurassic Park, in cui era l’addestratore ucciso all’inizio da velociraptor realizzati anche in quel caso da Stan Winston. Don Harvey interpreta Spota, una sorta di trademark di Peter Hyams, che solitamente inserisce un personaggio con questo nome nei suoi film.

stan winston Relic - L'evoluzione del terrore (1997)Costato circa 40 milioni di dollari (qualcuno dice addirittura 60), Relic – L’Evoluzione del Terrore ne racimola quasi 50 in tutto il mondo. Un po’ un peccato che sia andata così, ma fa comunque piacere vedere una major come la Paramount investire in questo modo in un film di genere.

Tra l’altro, si credeva che il film potesse floppare fin da subito, sia per l’assenza di nomi ritenuti di grido che per la concorrenza di un titolo come Scream che stava sbaragliando i botteghini, anche se nel weekend di apertura i risultati furono cinque volte superiori alle aspettative.

L’uscita in patria era inizialmente prevista per la fine del 1996, ma la post-produzione degli special effects ne ha ritardato la tempistica spostandola a gennaio del 1997, in Italia ci arriva a maggio dello stesso anno. In home video digitale nostrano esce in dvd per Cecchi Gori, edizione al momento fuori catalogo e non semplicissima da reperire.

In definitiva, Relic – L’Evoluzione del Terrore si conferma un piacevolissimo monster movie, che si rifà ad una formula tanto classica quanto semplice portata in scena con adeguata costruzione narrativa. Merito di Peter Hyams che costruisce una struttura capace di capitalizzare la creatura realizzata da Stan Winston. Oltre a poter contare sulla presenza di pregio di Tom Sizemore, affidabilissimo protagonista.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Relic – L’Evoluzione del Terrore: