Home » Cinema » Sci-Fi & Fantasy » Dossier: riscopriamo la saga di Nemesis (Cyborg Terminator), il fanta-action povero e sincero di Albert Pyun

Voto: 5/10 Titolo originale: Nemesis , uscita: 26-12-1992. Regista: Albert Pyun.

Dossier: riscopriamo la saga di Nemesis (Cyborg Terminator), il fanta-action povero e sincero di Albert Pyun

28/11/2022 recensione film di Francesco Chello

Ricordiamo il regista recentemente scomparso attraverso i quattro film realizzati tra il 1992 ed il 1996. Cibernetica, azione, kung fu-ture, sono alcuni degli ingredienti di un franchise che cercava spunti altrove per trovare vita propria, figurando tra i suoi prodotti più riconoscibili

Cyborg - La vendetta (1992) film Brion James

Di recente abbiamo appreso della scomparsa del regista Albert Pyun, avvenuta lo scorso 26 novembre. Malato da tempo, nel 2013 aveva annunciato di soffrire di sclerosi multipla. Mi rendo conto che magari nei salottini chic frequentati da cinefili gne gne gne, il suo nome potrebbe dire poco, magari nulla.

Ma per quelli con i miei gusti evoca ricordi piacevoli ed uno modo di fare cinema a cui siamo inevitabilmente legati. Nato alle Hawaii nel 1953, figlio di un militare costretto a spostarsi tra varie basi nel corso della sua infanzia, da ragazzo inizia a girare piccoli film in 8 e 16 mm. La svolta arriva quando incredibilmente riesce ad ottenere l’invito in Giappone per uno stage con Toshiro Mifune.

Lo stage avrebbe dovuto avvenire sul set di un film di Akira Kurosawa (Dersu Uzala – Il Piccolo Uomo delle Grandi Pianure) per il quale era stata ingaggiato Mifune che però decise di non prendere parte al film; Albert Pyun venne dirottato su una serie tv del celebre attore giapponese, dove avrebbe poi lavorato sotto l’ala protettrice di Takao Saito, che di Kurosawa era il direttore della fotografia.

Tornato alle Hawaii inizia a lavorare nel settore degli spot pubblicitari, per poi trasferirsi a Los Angeles in cerca della grande occasione. Che arriva puntuale nel 1982, col fantasy indipendente The Sword and the Sorcerer (La Spada a Tre Lame), maggior successo indie di quell’anno con i suoi quasi 40 milioni di dollari in patria, stesso incasso domestico di un cult come Conan il Barbaro (costato svariate volte di più), che riuscirà a prevalere soltanto grazie al boxoffice internazionale.

cyborg la vendetta film posterAmabile artigiano del cinema di genere, meglio se a basso costo. Con un occhio di riguardo per azione, arti marziali, sci-fi. Albert Pyun era animato puntualmente da entusiasmo, passione, inventiva. L’arte dell’arrangiarsi attraverso qualche soluzione mezza matta. Come quando venne ingaggiato dalla Cannon per realizzare sia il live action di Spider-Man che il sequel di I Dominatori dell’Universo, entrambi progetti naufragati a causa delle difficoltà finanziarie dello studio, con Pyun abile a sfruttare gli oltre due milioni già spesi per set, props e costumi e riciclarli per Cyborg, girato con 500 mila dollari in appena 23 giorni, che vedeva un Jean-Claude Van Damme in ascesa nello showbusiness.

Non mi metto a snocciolare una filmografia in cui si potrebbero citare un paio di seguiti di Kickboxer (il secondo ed il quarto), uno spassosa capatina presso la Full Moon di Charles Band (Dollman), titoli con Rutger Hauer (Omega Doom), Christopher Lambert (Adrenaline e Mean Guns) o Steven Seagal (Ticker).

E persino un Marvel ante litteram, quel Captain America realizzato (in economia) nel 1990 per Menahem Golam che non aveva fatto in tempo a realizzarlo con la Cannon ormai fallita, salvo rimediare con la nuova 21st Century Film.

Albert Pyun era uno che sapeva adattarsi, mutando a seconda di quello che aveva tra le mani, con uno stile identificabile ma non ripetitivo, che per sua stessa ammissione risentiva (positivamente) delle sue molteplici esperienze all’estero. Un curriculum che vanta quindi titoli divertenti, genuini, sfiziosi, certo anche film sgangherati se non proprio brutti che per qualche motivo gli sono valsi l’appellativo di ‘Ed Wood moderno’.

A parte che si potrebbe ragionare sullo stesso Ed Wood (quello originale intendo), ma ovviamente no, non è un’affermazione che mi trova d’accordo e che tuttora (anche dopo la sua scomparsa) trovo venga utilizzata a sproposito. Ad avercene di altri Albert Pyun nel filone delle produzioni di genere indipendenti e/o a basso costo.

Per quanto mi riguarda l’omaggio era doveroso, meglio se attraverso qualcuno dei suoi lavori. Ricalcando quel suo spirito dell’ingegnarsi a fare tanto in breve tempo, la mia scelta è caduta su Nemesis, uno dei prodotti più famosi di Albert Pyun. Ma non un solo film, l’intera quadrilogia. Perché qui ci armiamo di passione e generosità, lui avrebbe apprezzato, ci auguriamo anche voi.

Il primo Nemesis esce nel 1992 e viene considerato (giustamente) tra i titoli di punta del CV di Albert Pyun che non a caso, appunto, ne crea una saga, girandone poi altri tre. Concepito negli anni della Cannon che però intanto fallisce con la Imperial Entertainment che subentra in produzione – e viene omaggiata dal nome dell’Hotel presente nella director’s cut – in un periodo in cui lo studio si stava ritagliando il suo posticino nel settore degli action marziali, distribuendo titoli di Hong Kong alternati a piccole produzioni in proprio (con nomi come Don ‘The Dragon Wilson’, Cynthia Rothrock, Jalal Mehri).

nemesis 2 film posterIl regista hawaiano gira alcune scene prima di ottenere i finanziamenti, arrivando ai fratelli Shah della Imperial che chiedono di utilizzare Olivier Gruner (una loro ‘scoperta’) nel ruolo del protagonista, che nello script iniziale avrebbe dovuto essere una donna – idea che verrà riutilizzata nei sequel.

Ambientato nel 2027, il primo Nemesis è chiaramente derivativo, da John Woo all’endoskeleton in stop motion di terminatoriana memoria, passando per RoboCop e L’Uomo da Sei Milioni di Dollari, o ancora alla bomba impiantata come assicurazione che ricorda Fuga da New York.

Albert Pyun, su richiesta della produzione, firma la sceneggiatura sotto lo pseudonimo di Rebecca Charles, si scontra più volte col co-producer Eric Karson, propone un ruolo a Toshiro Mifune (che cordialmente rifiuta, scottato da precedenti esperienze americane), ma soprattutto ci crede forte e ci mette tanta buona volontà utile a compensare qualche imprecisione; mescola cibernetica, kung fu-ture e sprazzi di noir, tra location azzeccate che spaziano da luoghi polverosi e fatiscenti a paesaggi naturali mozzafiato – inclusa una vecchia fabbrica già utilizzata per Dollman e Terminator 2.

La questione concettuale è pure apprezzabile, ma mette un po’ troppa carne a cuocere per una durata di 90 minuti, finendo per rendere alcuni momenti di Nemesis meno fluidi. Va meglio sul piano dell’azione, che conta una generosa serie di sparatorie, colluttazioni, esplosioni e stunt assortiti tra cui il crollo di una torre nel corso di un inseguimento, con la prima volta da stunt coordinator di Bob Brown che durante le riprese si slogherà una spalla, al pari dell’assistente cameraman infortunatosi durante la scena del pavimento.

Un contesto in cui Olivier Gruner non delude, un interprete con un vero background sia militare che sportivo (che tuttora alimenta) e che già per questo merita rispetto, il francese si presenta in perfetta forma (e un grasso corporeo ridotto al 4%) e fa il suo dovere nei panni del ‘cyber hero’, mentre intorno gli girano facce d’esperienza come Tim Thomerson o Brion James (che per qualche motivo fa l’accento tedesco), oltre a Thom Mathews, Cary-Hiroyuki Tagawa, Jackie Earle Haley, Sven-Ole Thorsen (non accreditato) e un giovane Thomas Jane – che viene ferito accidentalmente da una Deborah Shelton che si allena tre ore al giorno per risultare all’altezza della situazione e rifiuta la controfigura per le scene di nudo.

Effetti speciali/robotici dignitosi nonostante il poco budget, merito anche del direttore dei visual effects Gene Warren Jr., che aveva lavorato nella crew di Terminator 2.

Il primo passaggio televisivo italiano di Nemesis lo vede distribuito come ‘Cyborg Terminator’, successivamente diventa Cyborg – Vendetta dal Futuro, con cui esce anche in un vecchio dvd della Cecchi Gori. Titoli furbetti che tentano di spacciare un qualche collegamento al sopracitato film con JCVD.

Che poi non sarebbe nemmeno un’idea così assurda, considerando che alcune correnti di pensiero vedono la saga di Nemesis, quella di Cyborg, I Cavalieri del Futuro (Knights) e Omega Doom svolgersi nello stesso universo narrativo creato da Albert Pyun. Io l’ho recuperato in edizione tedesca (audio originale) all’interno di un cofanetto che include i quattro capitoli della saga e una serie di extra girati per l’occasione, roba che da noi sarebbe fantascienza più di una guerra tra umani e cyborg; una conferma (visto che lo ripeto ciclicamente) di quanto il mercato tedesco si dimostri sempre attento a certi generi/filoni/attori che qui non vengono nemmeno presi in considerazione.

Nemesis III Prey Harder poster filmDa tipico film di cassetta, Nemesis incassa quel minimo da incoraggiare un sequel, che arriva nel 1995. Nemesis 2: Nebula si svolge 73 anni dopo il primo capitolo. Perde molto rispetto al predecessore, un seguito all’insegna del ridimensionamento.

I fondi sono quel che sono, non permettono nemmeno l’utilizzo di carrelli o camera a mano, Albert Pyun si deve ingegnare e opta per la soluzione (sempre derivativa, ovviamente) dei viaggi nel tempo, col Cyborg a caccia dell’eroina prescelta, espediente che gli permette di girare in Africa, usufruire delle agevolazioni fiscali, girare buona parte del film nel mezzo del nulla e trovarsi nel pacchetto una serie di edifici abbandonati da poter far esplodere fragorosamente.

Il film perde anche dal punto di vista del lead role, non più affidato a Olivier Gruner, che rifiuta l’offerta al ribasso della Imperial (con la quale si erano incrinati i rapporti), e lo stesso anno interpreta ancora un cyborg in Automatic.

Dopo aver valutato Kristie Phillips e Kathy Long, Albert Pyun (di nuovo nel doppio ruolo di sceneggiatore e regista) decide di lanciare la culturista Sue Price al suo debutto da attrice, con tutta una serie di inquadrature che sottolineano il suo fisico scultoreo, che però non compensa una prevedibile inespressività e persino un approccio legnoso nei momenti d’azione.

La muscolosa protagonista interpreta un personaggio di nome Alex, che evidentemente non è lo stesso (Alex Rain) di Gruner, che si racconterà essere morto dopo aver aiutato gli umani nella guerra persa contri i cyborg. Il Nebula del titolo è un bounty hunter cibernetico, una specie di via di mezzo tra un Terminator ed un Predator in armatura che avrebbe il pregio di essere interpretato da Chad Stahelski, se non fosse che Chad se ne va a metà riprese dopo una lite, motivo per cui non sappiamo se quando alla fine finalmente spegne lo stealth sia effettivamente ancora lui – nello showdown conclusivo probabilmente no, visto il modo rapidamente fiacco in cui si risolve.

Di positivo c’è che si sentono più botti e spari che dialoghi, con armi futuristiche incluso un mirabolante mega coltello laser. In Italia arriva sul circuito televisivo come Cyborg Terminator 2, salvo poi sparire dai radar, mai uscito in home video.

Nel 1996 esce Nemesis III: Prey Harder – conosciuto anche come Time Lapse – che in realtà è una costola del secondo, con cui era stato girato back to back. L’impasto è chiaramente lo stesso così come i limiti. Con l’aggravante che Albert Pyun sembra essersi giocato le idee migliori nel predecessore e abbia tentato di allungare il brodo con l’inserimento di novità a caso (su tutte, la sorella di Alex che prima non esisteva) evidenziando una programmazione non propriamente impeccabile.

Non a caso, vengono riutilizzate immagini di repertorio per almeno 10/12 minuti di prologo (e, sporadicamente, anche in seguito). Torna Thomerson nella versione 2.0 (ma meno efficace) del suo personaggio del primo Nemesis, con lui altre donne prese dal mondo del fitness che assumono atteggiamenti demenzialmente sopra le righe, non è che sappiano recitare ma lo fanno comunque meglio di una Sue Price sempre particolarmente rigida e ingolfata. La stessa dose d’azione è inferiore e meno frizzante, a discapito del ritmo. Anche questo episodio gode di una fugace distribuzione televisiva col titolo di Cyborg Terminator 3, ovviamente irreperibile in dvd nostrano.

Nemesis 4 Dark Angel film posterSempre nel 1996, Albert Pyun decide di concludere la saga realizzando Nemesis 4: Dark Angel – noto anche come Cry of Angels, a sua detta (forse provocatoriamente) il suo preferito del quartetto quando in realtà è decisamente il peggiore del lotto.

Il regista lascia l’Africa per Bratislava, sostiene di averlo girato in 4 o 5 giorni – durante alcuni re-shots di Adrenaline, non so se il numero di giorni sia plausibile (o preciso, più che altro) ma rende l’idea dell’approssimazione di un progetto che non solo non c’entra nulla coi precedenti ma propone una delirante svolta erotica.

Nelle scorse due occasioni, Sue Price recitava in abiti succinti ma, a parte le chiappe in una scena (una volta per film), non veniva mai mostrata nuda, coperta da un look da guerriera in linea col personaggio. Stavolta è l’opposto, la bodybuilder passa quasi tutto il tempo completamente nuda piuttosto che vestita – tra altro, in un nuovo look elegante che poco le si addice.

La vediamo in tre o quattro rapporti sessuali (alcuni nemici li elimina nel mentre, manco fosse una mantide religiosa) col regista che insiste su corpi, seni, muscoli in tensione, sudore e momenti di passione.

Per non parlare di alcune stramberie come l’aggeggio che fuoriesce dal capezzolo o l’amplesso con penetrazione cibernetica. In pratica, sembra più la realizzazione di una fantasia erotica di Albert Pyun (Sue Price che allena i bicipiti in un nudo integrale credo sia abbastanza eloquente in questo senso), che decide inspiegabilmente di chiudere la sua quadrilogia muovendosi sul filo del softcore.

Andrew Divoff sembra infilato per caso, completa le sue scene in due giorni (così come Nicholas Guest, che interpreta un personaggio diverso da quello che aveva interpretato nel primo Nemesis), lavoro facile visto che sono solo lunghi momenti di noiosissimi dialoghi che fanno da riempitivo di un film che arriva a malapena a 78 minuti di durata di cui 7 di titoli di coda. Il film risulta totalmente inedito in Italia.

Nel 2017 arriverà anche un quinto capitolo, Nemesis 5: The New Model, ben 21 anni dopo il quarto. Albert Pyun non dirige ma si limita a comparire tra i produttori, nel cast anche Sue Price. Al momento pare non sia disponibile in versione Regione 2, motivo per cui non l’ho ancora recuperato. Ma dalle immagini che ho avuto modo di visionare si respira forte l’aria di triste e indegna poverata, peccato anche solo aver messo il nome del buon Albert sui credits.

Nei suoi alti e bassi, la saga di Nemesis racchiude quindi lo spirito che ha rappresentato la carriera di Albert Pyun. Prendere spunti altrove per sviluppare una propria visione. Una passione sincera e viscerale per la fantascienza, le botte, l’azione. Per il cinema di genere. Intuizioni, sana follia e tanta buona volontà nel tentativo di colmare imperfezioni realizzative e/o carenze produttive. Ad avercene di personaggi così.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Nemesis: