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Dossier: Storia di fantasmi cinesi, una saga folk che mescola magia, comicità e horror

26/10/2020 recensione film di Marco Tedesco

Ripercorriamo la serie iniziata nel 1987 dal regista Ching Siu-tung, esponente di spicco del genere FantAsia

storia di fantasmi cinesi film 1987

Quando Storia di fantasmi cinesi (A Chinese Ghost Story) venne presentato al mondo per la prima volta nel 1987, faceva già parte di una categoria cinematografica unica, quella che fondeva horror, commedia e Kung Fu. Un’intera categoria del terrore (film e letteratura) deriva infatti dal folklore cinese, mutuando il nome dal jiangshi, con cui in diverse regioni dell’Asia viene descritto un peculiare ‘vampiro – o zombi – saltellante’ che prolifera generalmente in queste opere.

In parte morti vienti, in parte vampiri, i jiangshi sono cadaveri che di solito vengono rianimati da demoni o da stregoni taoisti. Zompettano qua e là noncuranti con le braccia tese come sonnambuli e si nutrono dell’essenza vitale – o qi – dei viventi. Spesso uno jiangshi è cieco, ma può sentire l’odore del fiato di una persona. Questa dote garantisce grandi momenti di ilarità mentre qualche sfortunato personaggio lotta per trattenere il respiro mentre i raccapriccianti esseri spingono i loro nasi marci vicino alle loro bocche cercando di captarne un afflato.

storia di fantasmi cinesi film 1987 posterLa comicità è un comune dispositivo cinematografico nei film dell’orrore. Allenta la tensione e fa abbassare la guardia al pubblico prima dello spavento successivo. L’aggiunta del Kung Fu è invece una scelta puramente di Hong Kong e può essere fatta risalire al rivoluzionario Encounters of the Spooky Kind di Sammo Hung del 1980. Aggiungere l’azione delle arti marziali è stata in effetti una mossa piuttosto naturale, perché nella cultura cinese gli stregoni e gli esorcisti sono maestri di Kung Fu taoisti o buddisti. Sulla scia di quel film, le commedie horror di Kung Fu sono diventate presto così un sottogenere a sé stante, originando molte saghe, su tutte Mr. Vampire.

E se il menage a trois tra horror, commedia e Kung Fu non fosse già abbastanza, Storia di fantasmi cinesi è stato uno dei primi film di un genere in forte espansione denominato FantAsia, la risposta cinese ai titoli dello sword and sorcery americano. Gli ingredienti sono Kung Fu sovrumano (che si traduce in un sacco di cavi e di ‘voli’ degli attori), incantesimi e bestie soprannaturali. Alla base di tutto c’è il prolifico filone dei Wuxia (vi rimandiamo al nostro approfondimento).

Storia di fantasmi cinesi è stato prodotto da Tsui Hark, che ha aperto il FantAsia con il suo Zu: Warriors From The Magic Mountain del 1983, cui han fatto seguito altri classici del calibro di The Swordsman, Once Upon a Time in China e Green Snake. Il regista Ching Siu-tung ha diretto tutti e tre i capitoli di Storia di fantasmi cinesi, contribuendo anche in anni recenti al FantAsia con The Sorcerer and the White Snake (2011), ma Tsui Hark rimane il padre indiscusso del genere.

Il Twilight Zone cinese dell’800

Storia di fantasmi cinesi (ri)racconta una popolarissima saga letteraria di una sfortunata storia d’amore. Il titolo originale è infatti Qian Nu You Hun, traducibile con “Bella donna, spirito oscuro”. Si tratta della vicenda di Nie Xiaoqian, tratta da una raccolta di racconti del 1740 intitolata Strange Stories from a Chinese Studio di Pu Songling. Erano storie del mondo soprannaturale con critica sociale nascosta, un po’ simili agli episodi della serie Ai Confini della Realtà.

Storie basate sul volume Strange Stories from a Chinese Studio sono state rappresentate in innumerevoli film e programmi televisivi cinesi, addirittura in The Knight of Shadows: Between Yin and Yang del 2019, in cui Jackie Chan ha interpretato Pu Songling. La storia di Nie Xiaoqian è una delle più amate, essendo stata raccontata in più di una dozzina di programmi TV e nei film qui menzionati.

Nella storia originale, Nie è un bellissimo fantasma, condannata a infestare un tempio abbandonato e cacciare anime per conto di un demone che l’ha ridotta in schiavitù. Cerca di catturare un mite studioso di viaggi, Ning Caichen, che riesce a liberarla dalla sua maledizione e la porta a casa per aiutare la moglie malata. Dopo la morte della moglie di Ning, lui sposa Nie e la redime. Nei racconti popolari cinesi, gli esseri soprannaturali spesso si sforzano di diventare umani. È un dispositivo per analizzare cosa significhi essere umani, simile ai viaggi di Data, Sette di Nove e T’Pol in Star Trek.

storie di fantasmi cinesi II filmC’è stato un notevole adattamento del racconto di Nie nel 1960. Per quel film, ‘Qian Nu You Hun’ venne tradotto come The Enchanting Shadow e fu la proposta di Hong Kong per il Festival di Cannes e gli Academy Awards. Nei ruoli principali c’erano due degli attori più popolari della loro generazione.

Nie era Betty Loh Ti, poi morta tragicamente per overdose a soli 31 anni. Betty era una bellezza classica, perfetta per Nie, e questo divenne il suo ruolo più celebrato. Ning era invece interpretato da Zhao Lei, che ha goduto di una lunga carriera con oltre cento titoli all’attivo dai primi anni ’50 alla fine degli anni ’80.

The Enchanting Shadow è un film meraviglioso, con scenografie e costumi sontuosi, che è ciò che gli ha conferito un tale fascino. Appare quasi come un horror gotico europeo nel suo ritmo graduale e nella sua inquietante colonna sonora fatta di Theremin. Con il suo successo internazionale, The Enchanting Shadow ha posto le basi per Storia di fantasmi cinesi 27 anni dopo.

La trilogia di Storia di fantasmi cinesi

Nel 1987, Storia di fantasmi cinesi sceglie l’affascinante Joey Wang per il ruolo di Nie e il rubacuori Leslie Cheung come Ning. Nel cast ci sono anche Wu Ma, a impersonare l’esorcista taoista Yin e Lau Siu-ming come l’androgina Demonessa dell’Albero (Lau è un maschio). Quest’ultima creatura soprannaturale ruba agilmente la scena come se stesse strappando il cuore della sua preda. Spostandosi tra la voce maschile e quella femminile, attacca con un intrico di radici che ricordano quelle de La Casa (sebbene penetri le sue vittime attraverso la bocca, non altri orifizi …). La sua arma principale è la sua lingua, che cresce così tanto da arrivare ad avvolgere la sua preda, abbattere gli alberi e mutare in zanne e tentacoli di proporzioni lovecraftiane.

Joey Wang è incantevole , seducente nelle sue lunghe ciocche fluenti avvolta in abiti di seta diafani. Tutto è sempre al vento, come i capelli di Beyoncé, conferendole una grazia misteriosa in ogni scena.

E Leslie Cheung è adorabilmente ingenuo. Non si può che simpatizzare per il fatto che sia rimasto colpito dalla mistica apparizione e dalle sue sopracciglia lussureggianti, anche se stava cercando di mangiarlo … Una storia di fantasmi cinese è uscito in tempi pre-CGI, quindi gli effetti speciali appaiono un po’ datati: zombi in stop motion, pupazzi, effetti luminescenti da post-produzione e molto lavoro coi cavi. Ma c’è un certo fascino per l’intelligenza con cui sono stati relaizzati. È un film old school e anche se ora sembra vecchiotto, funziona ancora.

Tre anni dopo, il cast viene riunito per Storia di fantasmi cinesi II. Riprende da dove si era interrotto il primo capitolo. Leslie Cheung è ancora l’innocente Ning, proiettato in un mondo orribile. Per mostrare la brutalità di quell’ambiente, c’è un primo omaggio a La sfida del samurai di Akira Kurosawa, con un cane randagio che va a raccogliere una mano umana mozzata.

Ning è nei guai dall’inizio. Si siede accidentalmente in un ristorante per cannibali e poi viene sbattuto in prigione. Dopo che l’anziano Chu (Ku Feng) lo ha aiutato a fuggire, Ning viene scambiato per Chu dalla sua banda di ribelli. Uno dei membri della banda è Windy, che ha una strana somiglianza con Nie, perché è interpretata da Joey Wang. Ning ne è di nuovo colpito.

storie di fantasmi cinesi III filmUna novità nel cast è un altro mago taoista di nome Autumn (Jacky Cheung) e la sua frenetica energia aiuta ad incrementare le dosi comiche e di azione.

Questo sequel giunge allora rapidamente a diverse scene divertenti e con coreografie di combattimento assurde, momenti di magia taoista e buddista, scherzi con nudità amorose assortiti, lame volanti e un gigantesco burattino demone viscoso e isterico che è tenuamente tenuto prigioniero da un incantesimo di congelamento taoista. E la rivelazione del demone principale è esageratamente stramba ed esilarante.

Storia di fantasmi cinesi III arriva nei cinema l’anno successivo, ma rompe la narrazione. Nel primo film, la Demonessa dell’Albero è stata bandita per un secolo, quindi il film salta avanti nel tempo di 100 anni, accantonando Ning e gli altri buoni personaggi. Lau Siu-Ming riprende il ruolo della Demonessa dell’Albero e Joey Wang torna nei panni di un’altra bellissima fantasma di nome Lotus. È raggiunta dalla sorella fantasma Butterfly (Nina Li, la moglie di Jet Li). Anche Jacky Cheung ritorna, ma come un personaggio diverso, l’esorcista taoista Yin. È lo stesso nome del personaggio di Wu Ma nel primo capitolo, perché Jacky interpreta lo studente rifiutato da Yin.

Al posto del disperato Ning c’è così un maldestro discepolo buddista, Shifang (Tony Leung Chiu-Wai), al cui fianco c’è il suo maestro Bai Yun (Lau Shun). Il loro rapporto serve ad aggiungere sollievo comico alla storia. All’inizio, Shifang viene schizzato di sangue mentre assiste a uno scontro con la spada casuale lungo la strada, proprio come quello che era successo a Ning, mentre Bai Yun medita asceticamente.

Sebbene siano i più deboli della trilogia, gli effetti speciali sono migliorati nel corso del tempo. Le ‘leccate’ della lingua della Demonessa dell’Albero sono più brutali, inclusa una visuale in POV mentre entra nella gola della sua preda e serpeggia verso il basso per strapparne il cuore. Lotus fa invece ricordo alle sue ciocche intrecciate, mentre Butterfly usa unghie telescopiche.

Invece della stregoneria taoista, c’è più magia buddista: pagine di sutra imprigionanti, tonache volanti, mala magici e sangue così puro da essere d’oro. E chi può dimenticare i lobi incantati di Bai Yun? La rivelazione finale è invece il bizzarro figlio bastardo di un Transformer e di un Kaiju che non funziona del tutto, ma a quel punto le cose sono già diventate così assurde che non ha davvero importanza.

A Chinese Ghost Story The Tsui Hark Animation film posterAltre storie di fantasmi cinesi inquietanti

Tsui Hark è tornato alla storia d’amore di Nie e Ning nel 1997 per A Chinese Ghost Story: The Tsui Hark Animation. Il film uscì durante un anno cruciale per Hong Kong, quello dell’handover, quando cessò di essere una colonia britannica e fu ‘restituita’ alla Cina. Di conseguenza, il cinema del protettorato era in fiamme.

I cineasti non avevano idea di cosa sarebbe successo alla loro industria sotto la guida della Cina comunista, quindi si erano dati da fare per produrre i loro lavori più politicamente spigolosi, mentre molti cercavano di trasferirsi in altri paesi per paura che la loro visione artistica sarebbe stata oppressa.

Tsui Hark lavorò al progetto per anni e il formato animato gli permise di dare sfogo alla sua visione come mai prima di allora. Questa storia è indipendente dalle altre, ma rivisita i personaggi sviluppati per il trequel.

Ning e Nie sono la stessa cosa, anche se Nie venne tradotto per il mercato internazionale come ‘Shine’. Nie Xiaoqian si traduce in “sussurro piccolo e adorabile”, quindi non è chiaro il motivo per cui Shine (‘splendente’) ebbe la meglio. I nomi di altri personaggi sono invece stati tradotti letteralmente, come White Cloud e Ten Miles (per Baiyun e Shifang). Appaiono anche Butterfly e la Demonessa dell’Albero, ribattezzata Madame Trunk, insieme al suo inquietante entourage demoniaco.

Il sostituto del Maestro Yin è un nuovo esorcista taoista di nome Red Beard, che viaggia in un curioso Transformer gigante magico con delle campane del tempio per braccia, un tamburo come busto e barili come gambe. C’è anche Mountain Evil, un gigantesco demone dall’aspetto di una rock star che fa concerti ed è ossessionata dai suoi capelli. C’è molta musica in questa versione della leggenda.

E Ning ha una spalla stavolta, Solid Gold, che funge da simpatica coscienza canina. Per le versioni cinesi, Tsui Hark stesso ha doppiato personalmente Solid Gold, il che è divertente visto che emette solo latrati e altri versi da cane.

Come nei tre film di Ching Siu-tung, Ning si ritrova in un ristorante a tema cannibale, ma questa volta non è nel mondo ‘normale’. Questo è pieno zeppo di demoni. A Chinese Ghost Story: The Tsui Hark Animation è un’immersione nelle profondità dell’universo yaoguai.

Nel folklore cinese, il termine Yaoguai indica qualcosa di “mostruoso o demoniaco”. Gli appassionati di cinema giapponese possono immaginare qualcosa di simile agli Yokai del paese del Sol Levante. È, in sostanza, il mondo delle creature magiche – fate, demoni, fantasmi, esseri immortali, serpenti incantati e volpi – diverso da quello con elfi, goblin e gnomi che si trovano nella tradizione occidentale.

Il film d’animazione di Tsui Hark è stato addirittura omaggiato nel lungometraggio vincitore dell’Oscar del 2001 La città incantata. A Chinese Ghost Story: The Tsui Hark Animation passa dall’animazione convenzionale a quella in CGI, rivoluzionaria all’epoca ma che oggi risulta abbastanza imbarazzante. Ha i suoi momenti visionari, certo, ma impallidisce in confronto all’abilità artistica dietro al capolavoro di Hayao Miyazaki.

A Chinese Ghost Story 2011Nel 2011 ne è anche uscito un remake, appropriatamente intitolato A Chinese Ghost Story 2011, che ha risposto alla domanda “Come sarebbe Storia di fantasmi cinesi con gli strabilianti effetti speciali in CGI di oggi?”. Purtroppo, il risultato complessivo è stato deludente, nonostante un cast stellare.

Nie è infatti interpretata da Liu Yifei, vista proprio quest’anno nel live-action di Mulan, ma non è all’altezza della situazione. L’attrice è la classica ‘bambolina’, ma le manca la carica di mistero necessaria a creare un fantasma inquietante. Ning è Yu Shaoqun. Proprio come Leslie Cheung, è un cantante di bell’aspetto, ma non aggiunge molto al ruolo oltre al piacere per gli occhi del pubblico femminile.

La Demonessa dell’Albero è l’attrice veterana Kara Hui (Happiness), capace di interpretazioni avvincenti, ma che qui riduce il suo personaggio a una semplice strega malvagia e sopra le righe che non spicca per memorabilità.

A risollevare un po’ il voto complessivo ci pensano gli esorcisti taoisti, che hanno un arco narrativo completamente diverso dal solito e più complesso. Ce ne sono due, Yan Chixia, interpretato da un minaccioso Louis Koo, e Xia Xuefenglei, con un braccio solo, interpretato da Louis Fan. Come detto, questo remake non cattura il fascino degli originali e persino gli effetti speciali  sono privi di fantasia.

Questo non vuol dire che questa versione di Storia di fantasmi cinesi sia totalmente trascurabile però. Ci sono alcuni momenti interessanti in cui gli abitanti del villaggio vengono infettati dopo aver deviato l’acqua dalla pozza della Demonessa dell’Albero e su di loro crescono delle foglie. Questi stessi personaggi offrono poi un certo divertimento. Anche i combattimenti con le spade sono divertenti. In particolare, il duello tra le due Louise sarà apprezzato da chi ama i film di Kung Fu. Il film è dedicato alla memoria di Leslie Cheung, tragicamente suicidatasi nel 2003 gettandosi da un edificio.

Nonostante il titolo, la saga di Storia di fantasmi cinesi non fa paura. Non c’è niente in nessuno dei film arrivati nel corso degli anni che potrebbe tenerci svegli la notte in preda agli incubi. Sono soltanto un’inquietante storia di eterno romanticismo, raccontata attraverso scene d’azione spesso visionarie e momenti esilaranti di slapstick comedy che, a parte qualche demone particolarmente splatteroso, è adatta alle famiglie, con circa lo stesso livello di terrore contenuto nel franchise di Ghostbusters. Ma siete avvertiti.

Storia di fantasmi cinesi può spalancare il portale del genere psicotropo delle commedie horror FantAsia Kung Fu. Una volta risucchiati, ci sono centinaia di titoli di questo genere che potrebbero soggiogarvi e portarvi a mesi di abbuffate.

Di seguito il trailer internazionale di Storia di fantasmi cinesi del 1987:

Fonte: DofG