Titolo originale: Superman , uscita: 14-12-1978. Budget: $55,000,000. Regista: Richard Donner.
Dossier: Superman e le reazioni del pubblico italiano alla prima del 1979: aspre critiche, tra Jannacci e politica
02/12/2020 news di Redazione Il Cineocchio
Andiamo a spulciare i quotidiani dell'epoca, per vedere l'impatto del film con Christopher Reeve sugli spettatori di Milano e Roma
Uscito nei cinema americani nel dicembre del 1978, Superman (o Superman: Il Film) è considerato un po’ da tutti – visti i mezzi impiegati e il il clamoroso successo di pubblico (oltre 300 milioni di dollari incassati globalmente a fronte di un budget di circa 55) – il ‘primo film di supereroi’ di Hollywood.
Diretto da Richard Donner (reduce dall’horror Omen – Il presagio) e con protagonisti Marlon Brando, Christopher Reeve e Gene Hackman, Superman porta sul grande schermo la prima di quattro avventure (prima del reboot del 2006) dell’omonimo personaggio dei fumetti della DC Comics ideato da Jerry Siegel e Joe Shuster.
Arrivato in Italia il 9 febbraio 1979, siamo andati a spulciare le colonne del Corriere della Sera di quel periodo, come già fatto qualche tempo fa per L’Esorcista di William Friedkin, per capire le primissime reazioni del pubblico a Superman.
Come ricordava il cronista, la prima milanese del ‘supercolossale’ Superman non creò code o particolari trambusti, né al cinema Odeon né al Dal Verme. All’Odeon, per la prima proiezione della giornata, erano infatti affluite non più di quattro-cinquecento persone, “una media normale — come rilevava la cassiera — niente di straordinario”. Si registrava invece maggiore ressa invece in serata. All’ingresso si incontravano soprattutto genitori riottosi e imbarazzati che accompagnavano i loro bambini, o adulti soli spinti da una certa curiosità. Soltanto tre giovanotti sui vent’anni, dichiaratisi accaniti lettori del fumetto, dimostravano una notevole impazienza: “Erano tre anni che lo aspettavamo“.
Anche in sala, durante la proiezione, le mirabolanti imprese di questo Superman che, quando indossa i panni di Clark Kent, assomigliava vagamente a una “macchietta di Enzo Jannacci”, non sembravano suscitare straordinarie emozioni. Qualche risata, qualche commento da parte dei bambini, qualche gridolino di fronte alla minacciosa kryptonite, ma nessun applauso a scena aperta, nessun segno di particolare partecipazione. La scena più apprezzata, secondo un giudizio praticamente unanime, è risultata quella finale, col terremoto e il crollo della diga.
Le dichiarazioni all’uscita confermavano poi questo atteggiamento, improntate a un certo distacco. “In fondo mi sono divertito, è un film che fa tornare bambini”, diceva un signore di mezza età. “Terribilmente americano, di più non si può dire”, dichiarava un giovanotto con ragazza. “Piuttosto infantile — rilevava una signora — dalla pubblicità sembrava chissà cosa, ma non é poi gran che”. Decisamente soddisfatti, invece, i bambini più piccoli, incantati da quello strano signore che volava e spostava le montagne.
Alla domanda su cosa avessero apprezzato di più, il coro di vocine era unanime: “I superpoteri”. “A me é piaciuto quando ha girato intorno al mondo e ha fatto tornare indietro il tempo — precisava una bambina sui dieci anni – so che è una cosa impossibile, ma vorrei che si avverasse”. Decisamente più severa una giovane coppia con bambino: “Lui si è divertito da morire, noi lo abbiamo trovato orrendo, allucinante.
Fra l’altro è anche un film pericoloso dal punto di vista educativo, svincolato com’è dalla realtà. Ma glielo devi far vedere, ti viene imposto, sennò il giorno dopo come fai a mandarlo all’asilo?”. Fra gli spettatori che uscivano c’era anche tale Dante Corrioni, sindacalista dei lavoratori dello spettacolo: “Malgrado tutto ti incuriosisce, stai lì fino alla fine — diceva —. Il personaggio è nato negli anni ’30, ma rapportato ai nostri giorni, col clima di sfiducia che c’è, potrebbe diventare un po’ un invito al qualunquismo, alla speranza che tutto venga aggiustato da un demiurgo buono“.
Piuttosto diverse le reazioni degli spettatori nella Capitale.
“Vorrei tanto che esistesse, che Superman fosse vero. Solo lui potrebbe salvare gli uomini dal male“. Così parlava Bruno Lentini, 13 anni, studente di scuola media, dopo aver visto il film. “Da piccolo — spiegava invece Gianni Orsi, 28 anni, impiegato, fermo davanti ad uno del cinema dove si proietta Superman, impegnato in una discussione con alcuni amici — mi identificavo sempre con Nembo Kid. Ancora non conoscevo bene la realtà e potevo sognare ad occhi aperti. Però, anche adesso che sono cresciuto, rimane un’personaggio che mi piace e sono venuto volentieri a vedere il film.
Mi sono accorto che la vita non è bella come credevo da piccolo. Ad un certo momento non sei più sicuro di nulla, esci di casa e non sai se tomi. Basta guardare là — continuava indicando una vicina sede politica presidiata da un mezzo blindato della polizia —. Certo che ci vorrebbe davvero un personaggio come Superman. Ma credo che verrebbe utilizzato male, che sarebbe asservito dal potere“.
Come avrete notato, non soltanto non mancavano i riferimenti al pesante clima politico italiano degli anni ’70, che inevitabilmente si ripercuoteva nelle risposte dei meno giovani e più disillusi, ma risultava piuttosto marcata la differenza di vedute tra i bambini, maggiormente propensi a lasciarsi affascinare dalle mirabolanti avventure dell’Uomo d’Acciaio, e gli adulti, incapaci di intuire la nascita di un nuovo e redditizio filone hollywoodiano.
Di seguito una scena da Superman:
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Fonte: CdS