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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Trauma , uscita: 12-03-1993. Regista: Dario Argento.

Dossier | Trauma di Dario Argento (1993): prove di cambiamento, tra futuro e passato

06/11/2020 recensione film di Edoardo Saldarini

A tre anni da Due Occhi Diabolici il regista tornava nei cinema con il secondo film del suo primo “periodo americano”, tra tentativi di rinnovamento e richiami ai suoi precedenti lavori

trauma asia argento film

Restare a passo coi tempi, si sa, non è un’impresa facile. Gli anni scorrono inesorabili ed ecco che tra l’essere considerato un maestro del genere horror e thriller all’essere “uno dei tanti” del panorama cinematografico internazionale il passo è veloce. È il caso del nostro Dario Argento, che se fino ad “Opera” (1987) era ancora visto come l’indiscusso maestro e rappresentante del terrore all’italiana nel mondo, all’inizio degli anni ’90 si trova a fare i conti con diverse produzioni americane dirette da nuovi promettenti registi e dai budget elevati (da lì a poco sarebbero arrivati film come “Le iene” (1992), “Il silenzio degli innocenti” (1992) e “Seven” (1995), che avrebbero cambiato definitivamente le regole del genere).

Prima, però, ripercorriamo tutte le tappe fondamentali della lunga carriera del cineasta romano: inizia la sua avventura dietro la macchina da presa nel 1969 con il film “L’uccello dalle piume di cristallo”, uscito nelle sale l’anno seguente (e che farà da capofila ad una lunga serie di epigoni più o meno riusciti), capace di scuotere il Belpaese alle fondamenta facendogli scoprire una nuova dimensione di terrore, ben diverso da quello dai tipici gialli “alla Agatha Christie”, grazie a una perfetta combinazione di indagini estreme e vicende surreali e spesso tendenti alla dimensione orrorifica.

Cinque anni dopo, con “Profondo rosso”, il sabotaggio totale di ogni forma di logicità e coerenza narrativa nel corso del racconto/indagine; l’approdo all’horror più puro e sanguinario con “Suspiria” (1977) e la narrazione slegata e frammentaria con il suo seguito, “Inferno” (1980). Per i restanti tre film girati nel corso degli anni ’80 (“Tenebre” (1982), “Phenomena” (1985) e il sopracitato “Opera”, il cineasta rimescola sapientemente tutti gli elementi già presenti nei suoi film precedenti, creando delle formule vincenti che non tardano a stupire il pubblico e capaci di generare un cospicuo seguito di ammiratori in tutto il mondo.

trauma di dario argento film posterChiaro allora come, a oltre vent’anni dall’esordio, una sfrenata voglia di rinnovamento si faccia strada nella testa di Dario Argento, il quale, dopo le delusioni scaturite dalla travagliata lavorazione e dai problemi con la distribuzione internazionale di “Opera”, decide di trasferirsi negli Stati Uniti dove, dopo aver girato l’episodio “Il gatto nero” del film “Due occhi diabolici” realizzato con l’amico George A. Romero, si stabilisce per alcuni anni. Durante il “soggiorno americano”, in seguito ad un viaggio intrapreso con la figlia Fiore nella città di Salem, New England, per visitare la casa dello scrittore Nathaniel Hawthorne, inizia la stesura di un breve racconto intitolato “L’enigma di Aura”, che una volta tornato in Italia trasforma in un soggetto redatto assieme agli storici collaboratori Gianni Romoli e Franco Ferrini.

In seguito coinvolgerà per la stesura finale della sceneggiatura lo scrittore statunitense Theodore “Eibon” Donald Klein il quale, secondo quanto scritto dallo stesso Dario Argento nella sua autobiografia “Paura” (Einaudi, 2014) “[…] si rivelò fondamentale per rafforzare dal punto di vista della credibilità narrativa tutti gli aspetti della cultura americana presenti nella storia”.

Seguono SPOILER

PICCOLE DIFFERENZE

Le riprese di Trauma si svolgono tra agosto e settembre 1992 nella città di Minneapolis, negli Stati Uniti, con un budget di 7 milioni di dollari. Nonostante la trama del film sia quella di un classico giallo “all’italiana” (anche se, come di consueto, non mancano brevi momenti in cui la dimensione onirico – soprannaturale prende il sopravvento sulla realtà narrata) e contenga tutti gli stilemi tipici dei film del regista (soggettiva dell’assassino con impermeabile e guanti in pelle nera, una coppia di investigatori dilettanti, polizia posta in secondo piano, presenza del ricordo “rivelatore”), presenta diversi punti di distacco dalle precedenti opere.

Guardando Trauma si respira un’atmosfera diversa da quella dei precedenti film di Dario Argento (grazie anche al cast quasi interamente statunitense, così come il personale tecnico), attraverso la quale il regista ci dimostra che anche nella frenesia di una grande metropoli d’oltreoceano, dove regnano nel più totale (apparente) ordine grattacieli e grossi edifici, e ville antiche e palazzi austeri sono solo un ricordo del Vecchio Continente, il Male trova comunque il modo di penetrare per vie traverse.

Persino sangue e dettagli particolarmente cruenti (realizzati dall’effettista Tom Savini, fidato collaboratore di George A. Romero), fino ad allora marchio di fabbrica del nostro, vengono limitati a favore di una maggior attenzione ai dettagli nascosti e alla focalizzazione sul (perfetto) meccanismo per creare suspense, una turbina nel quale far vorticare lo spettatore per tutta la durata del film.

trauma film Cristopher Rydell 1993NOVITÀ HIGH-TECH 

Anche con Trauma Dario Argento dimostra di avere un occhio attento alle ultime novità in campo tecnologico: dopo le riprese, la pellicola è stata riversata su laserdisc registrabili, permettendo un’estrema precisione della sincronizzazione delle immagini in fase di montaggio. Tuttavia, il regista deciderà di non utilizzare più questo sistema in futuro, ritenendolo troppo macchinoso.
Inoltre, durante le riprese, veniva azionata una particolare macchina che generava del fumo che la telecamera, tramite opportuni filtri, non riusciva ad imprimere su pellicola, in modo tale da far risultare confusa anche la recitazione degli attori durante le scene e così garantire un’atmosfera ancora più straniante e claustrofobica. Questo metodo è stato usato in altri due film del regista, “Il gatto nero” e il successivo “Dracula 3D” (2013).

LE MUSICHE

Originariamente Dario Argento avrebbe voluto affidare la composizione della colonna sonora di Trauma al gruppo di rock progressivo Goblin, suoi storici collaboratori dai tempi di “Profondo Rosso”, ma la produzione americana impose la scelta di affidare nuovamente il compito al musicista italiano Pino Donaggio (già autore della colonna sonora di “Due occhi diabolici”), più ‘classicheggiante’ – quasi htichockiano – e maggiormente conosciuto dal pubblico statunitense per essere autore di svariate colonne sonore di film di genere americani ed europei, oltre che di molti film di Brian de Palma come “Carrie – Lo sguardo di Satana” (1976), “Vestito per uccidere” (1980) e il più recente “Domino” (2019).

I PROTAGONISTI

Un’altra piccola rivoluzione è rappresentata dall’estrema profondità con cui stavolta Dario Argento caratterizza i due personaggi principali, la coppia David Parsons (Cristopher Rydell) – Aura Petrescu (Asia Argento, diretta per la prima volta dal padre). Mai come in Trauma i protagonisti sono resi tali in tutti i sensi, e al loro rapporto viene data tanta importanza quanto alle gesta dell’assassino.

trauma di dario argento filmIl personaggio di Aura, sedicenne di origini rumene e con problemi di anoressia, fu costruito da Dario Argento sul modello della figliastra Anna Ceroli (protagonista di un breve ma significativo cameo nel finale, di cui parleremo più avanti), che all’epoca soffriva dello stesso disturbo. La turbata psiche della ragazza, che perde facilmente il controllo tra genitori poco presenti e discutibili cure somministratele dalla clinica a cui è stata affidata da diverso tempo per il suo problema fisico, gioca un fattore fondamentale che rimane al centro della storia.

Una volta appreso il reale problema della ragazza, David ‘apre gli occhi’ e comincia a notare che anche intorno a lui ci sono diverse donne con lo stesso problema e con alcuni evidenti disturbi di cui soffre anche la sua amata (frequenti stati confusionali, depressione, poca fiducia in chiunque e un attaccamento particolare alla figura materna).

Il personaggio di Christopher Rydell, tecnico televisivo, ha il ruolo di ristabilire il controllo sulla propria mente della povera Aura, in quanto rivede nella giovane gli stessi demoni che tempo prima tormentavano anche lui (la frase “Una volta li avevo anche io quei segni” pronunciata appena nota che le braccia della giovane sono coperte di buchi di siringa parla da sé). In ogni caso i due non si bastano da soli; una volta che il legame si è stabilito (nonostante David avesse già da tempo una difficile relazione con una collega …) per loro è difficile dividersi. Quando Aura sparisce, ha inizio il tracollo di David, che si riduce quasi ad un barbone, credendo la ragazza morta suicida, finché un particolare non lo ridesta …

Tra gli altri personaggi degni di nota ricordiamo poi Adriana Petrescu (una sempre brava Piper Laurie), madre di Aura che esercita un controllo particolare sulla volubile figlia, il Dott. Judd (Frederic Forrest), primario della clinica Faraday dove Aura è in cura e il Dott. Lloyd (Brad Dourif), ex-medico divenuto spacciatore in seguito ad un misterioso incidente avvenuto tempo prima.

L’ASSASSINO

Per quanto riguarda invece la classica figura dell’assassino, l’idea iniziale di Dario Argento per Trauma era quella di un maniaco che, oltre ad uccidere le vittime solo durante i giorni di pioggia (elemento mantenuto nel film), avesse anche un malsano interesse per le decapitazioni avvenute durante la Rivoluzione Francese, dove i nobili venivano giustiziati dai rivoltosi. Nonostante in seguito l’idea venne scartata, all’inizio del film è stata mantenuta una breve sequenza dove dei pupazzetti meccanici con vestiti d’epoca simulano una decapitazione con tanto di ghigliottina. La conseguenza è che stavolta l’assassino non si avvale più di armi “tradizionali” quali pugnali, forbici o mannaie ma, solitamente dopo averle stordite, ricorre a un singolare strumento per tranciar loro la testa: un macchinario simile ad un trapano elettrico a cui è collegato un sottile filo metallico “a cappio” che avvolge attorno al collo della vittima e che quando azionato si stringe sempre di più fino a reciderlo. Bisogna notare come il maniaco riservi il trattamento con questa inconsueta arma solo a determinate vittime, mentre quelle occasionali che cercano di ostacolarlo vengono semplicemente stordite, oppure uccise con sistemi meno ardimentosi.

trauma film argento geco 1993GLI ANIMALI

Gli animali, spesso presenti in molte pellicole della lunga filmografia del regista romano, rivelano anche stavolta informazioni importanti riguardo la posizione precisa in cui si trova l’assassino (basti pensare al pavone de “L’uccello dalle piume di cristallo”, o alla mosca di “Phenomena”, giusto per citarne alcuni). Stavolta gli animali in gioco sono una farfalla (protagonista di una soggettiva notevole) e un geco (rubato dall’omicida dallo studio della sua seconda vittima) che aspetta il momento giusto per mangiarsela. Il geco riesce nel suo intento, attirando l’attenzione di un bambino che li osservava e che poi, inseguendo il rettile, entra inconsapevolmente nella casa del killer.

TRAUMI

Nei film di Dario Argento è spesso un trauma la causa scatenante delle efferate gesta dell’ assassino. Ma in questo caso il concetto di “trauma” non interessa solamente la psiche del maniaco, ma anche quella dei personaggi più o meno importanti presenti nella storia: un esempio lampante è rappresentato dalla scena in cui Aura, prigioniera nella clinica, è costretta a mangiare una bacca psicotropa offertale dal Dott. Judd. La giovane comincia a ricordare con precisione alcuni dettagli dolorosi del suo passato che aveva cercato di rimuovere: rivede con precisione il Dott. Judd mentre ha un rapporto sessuale con sua madre, alla quale (a quanto viene detto dal collega di David nel film) un’anoressica è molto legata.

Sempre un trauma ha scatenato la pazzia della madre Adriana durante il parto del suo secondogenito, Nicholas: i medici, nel tentativo di praticare un cesareo, decapitano accidentalmente il neonato mentre all’esterno dell’ospedale infuria una tempesta che causa un blackout nella sala operatoria. Oltre al profondo turbamento dato dall’aver perso l’amato Nicholas, se ne aggiunge un altro causato nuovamente dagli incompetenti dottori, che la sottopongono ad una seduta con l’elettroshock nel tentativo di farle perdere la memoria per evitare denunce; tutto sotto gli occhi del marito che, scioccato, non reagisce minimamente alle violenze subite dalla moglie.

trauma di dario argento film 1993Persino nel finale Dario Argento lascia aperti degli interrogativi su altre possibili complicazioni psicologiche: è il caso del bambino che, con aria turbata e confusa, è indubbiamente rimasto traumatizzato per tutta la violenza a cui e andato incontro e che ha visto con i propri occhi in casa dell’assassino.

ATMOSFERE

Pur mantenendo la struttura di un classico thriller, anche Trauma, come da consuetudine per Dario Argento, contiene delle brevi sequenze in cui il soprannaturale ha la meglio sulla realtà: il primo contatto con una dimensione “altra” lo abbiamo durante la seduta spiritica presieduta da Adriana, dove lo spirito della dottoressa uccisa a inizio film riesce a interporsi tra il piccolo Nicholas e la madre e riesce quasi a farle confessare i suoi crimini. Anche la scena ambientata nella stanza del defunto Nicholas ci catapulta per qualche secondo in una dimensione quasi onirica, dove regna una luce bianca accecante e candide tende e lunghi veli sembrano non finire mai, come a indicare la purezza della breve vita del piccolo, stroncata proprio “sul nascere” – in tutti i sensi – dall’impurità dell’animo umano.

PUNTI DI CONTATTO

Spesso Trauma viene ricordato per avere diverse similitudini con “Profondo Rosso”. I più evidenti sono la seduta spiritica ad inizio film, che ricorda la scena ambientata nel teatro del film del 1975 con la veggente Helga Ullman (Macha Méril); la bambola “decapitata” che giace nello stabile abbandonato usata per distrarre il Dott. Lloyd prima di essere stordito e ucciso come il prof. Giordani (Glauco Mauri) e l’ascensore che lo decapita come succede a Marta (Clara Calamai); infine, anche in questo caso l’assassina è la madre, che muore decapitata.

trauma film piper 1993IL FINALE

Come accennato in precedenza, persino nel finale Dario Argento lascia aperti degli spiragli “[…]per nuove possibili storie da raccontare” (“Paura”, Dario Argento, Einaudi 2014). Nell’epilogo di Trauma, la telecamera si lascia alle spalle gli orrori che ci ha appena mostrato, regalandoci finalmente uno sguardo spensierato sul mondo circostante che, nonostante i fatti appena accaduti nelle vicinanze, va avanti ignaro di quanto sia successo. Emblematici gli ultimi minuti del film, in cui viene inquadrato un gruppo di musicisti reggae che suona una canzone e una ragazza che balla in primo piano (la sopracitata Anna Ceroli, figliastra del regista, deceduta in un incidente poco tempo dopo le riprese).

Dopo pochi secondi la canzone sfuma per lasciare spazio al tema principale del film e durante la transizione viene inquadrato in primo piano il volto di Anna mentre continua a danzare: l’anoressica finalmente trionfa, la sua immagine è ora opposta a quella triste e disperata di Aura e che abbiamo visto tale per tutta la durata di Trauma. Il volto viene quindi illuminato da una luce accecante fino alla fine dei titoli di coda, che con il suono di una brezza di vento ci lasciano nuovamente soli con noi stessi davanti allo schermo nero, ad immaginare mille altre possibili storie, che possono nascere e morire così come le abbiamo concepite, anche per un solo istante.

E a contemplare finalmente nel suo insieme quel piccolo gioiellino che è Trauma, troppo spesso sottovalutato e guardato come opera “minore” nella filmografia di  Dario Argento, ma che se esplorato a fondo si scoprirà essere una gemma di rara bellezza.

Di seguito il trailer internazionale di Trauma: