Horror & Thriller

Fear Street: Prom Queen, la recensione del film horror di Matt Palmer (su Nettlix)

Il nuovo capitolo della saga abbandona l’ambizione della trilogia originale per offrire uno slasher anni ’80 senz’anima e senza idee

Netflix aveva sorpreso il pubblico dell’horror con la trilogia di Fear Street, ambientata nel 1666, 1978 e 1994, diretta da Leigh Janiak, capace di unire con coraggio slasher, sovrannaturale e critica sociale. Fear Street: Prom Queen abbandona però ora tutto questo, scegliendo la strada della replica priva di una visione.

Ambientato nel 1988, il film di Matt Palmer prende spunto da un romanzo specifico di R.L. Stine, ma si limita a evocare in superficie gli anni Ottanta, affidandosi a una sequenza compulsiva di brani pop di – tra gli altri – Tiffany, Bananarama e Roxette per evocare una nostalgia puramente estetica.

La protagonista Lori Granger, interpretata da India Fowler, è un’outsider silenziosa e priva di spessore, tormentata da un passato familiare tragico e ridotta a funzione narrativa nel classico gioco del ballo scolastico dove qualcuno inizia a uccidere le candidate alla corona di reginetta.

Il film rinuncia a qualsiasi legame reale con l’universo costruito nella trilogia precedente: le tensioni tra Shadyside e Sunnyvale, il mistero delle maledizioni, le dinamiche storiche e sociali, tutto è ridotto a comparse verbali o flashback usa-e-getta.

L’unico personaggio che lascia il segno è Tiffany, interpretata da Fina Strazza, una sorta di Regina George con punte da villain del cinema slasher, perfetta incarnazione della “mean girl” da manuale. Ma anche lei viene affondata da uno script che copia scene da Mean Girls senza remore, tra cui la coreografia con “The Look” che riecheggia “Jingle Bell Rock”.

Il killer, mascherato e vestito con impermeabile nero, elimina le concorrenti una a una: i delitti sono effettivamente sanguinosi, ma l’uso eccessivo del digitale toglie peso visivo e tensione reale, rendendo il tutto quasi comico. L’unico momento che spicca è quello in cui un ragazzo, con le mani mozzate da un tagliacarte, cerca di aprire una porta.

È una comicità involontaria che conferma l’impostazione superficiale del film, indeciso tra camp e parodia. Dove Janiak offriva una riflessione politica e culturale sull’orrore, Fear Street: Prom Queen si accontenta di imitare cliché già visti senza nemmeno la forza di crederci.

Lo stile visivo è quello di un prodotto low budget da televisione generalista, ben distante dalla cura per la fotografia e la scenografia che facevano della trilogia originale un esperimento visivamente credibile. Il confronto tra i cast è impietoso: mentre Kiana Madeira, Olivia Scott Welch e Ashley Zukerman portavano sullo schermo personaggi memorabili, qui nomi come Suzanna Son, Ella Rubin, Ariana Greenblatt e David Iacono vengono sprecati in ruoli privi di sviluppo, con dialoghi piatti e dinamiche drammatiche che non costruiscono mai reale empatia.

Ancora più grave è l’occasione mancata di offrire una narrazione femminile dalla prospettiva di una regista donna, come già accaduto a Jennifer Kent, Michelle Garza Cervera o Prano Bailey-Bond, tutte ferme al palo dopo opere più o meno acclamate.

La sostituzione di Janiak con Matt Palmer, che dirige senza passione, è l’emblema di un sistema produttivo che preferisce l’algoritmo all’autorialità. La scelta di ambientare il film nel 1988, già coperta dalla cronologia della trilogia, appare casuale, un pretesto per sfoggiare hit musicali più che per arricchire la mitologia di Shadyside.

Il tentativo di riportare in vita il franchise con un’operazione tanto sterile quanto disinteressata è il vero colpo di grazia. Inomma, Fear Street: Prom Queen si presenta come un horror scolastico anni ’80, ma è solo una maschera vuota: non fa paura, non sorprende, non commuove. “La reginetta è nuda”: sotto l’abito, non c’è più nulla.

Di seguito – sulle note di Heaven Is a Place on Earth di Belinda Carlile – trovate il full trailer doppiato in italiano di Fear Street: Prom Queen, disponibile dal 23 maggio:

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Published by
Marco Tedesco